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Irène Némirovsky, ad agosto 2022 gli 80 anni dalla morte ad Auschwitz

Sono passati ottant’anni da quell’agosto del 1942, quando una delle più grandi scrittrici del Novecento si spense nel campo di concentramento di Auschwitz devastata dal tifo.

Vi era arrivata appena un mese prima, già debilitata e fragile, nonostante fino all’ultimo avesse affrontato le leggi razziali, le fughe e l’arresto con estremo coraggio. Nelle sue poche parole scritte alle figlie – fortunatamente entrambe messe in salvo – e all’amato marito, che purtroppo la seguì nello stesso tragico destino poco dopo, non v’è traccia di lamentele, di rabbia, di disperazione. Irène Némirovsky non si faceva illusioni: sapeva benissimo a cosa andava incontro, ma seppe accettarlo e sfruttò il tempo a sua disposizione per iniziare a comporre il suo grande capolavoro, oggi noto come Suite francese.

Nata a Kiev nel 1903, Irène aveva appena 39 anni quando fu vittima delle atrocità naziste, ma nonostante ciò era già riuscita a divenire famosa. La sua vita era stata un susseguirsi di fughe e necessità di ricominciare da capo in nuovi Paesi a causa delle origini ebraiche. Il padre, un ricco banchiere, finì nel mirino dei soviet nel 1918 e sulla sua testa venne apposta una taglia; fu quello il primo viaggio verso una terra straniera e fu solo l’inizio di un girovagare tra Russia, Finlandia, Svezia, fino a quando Irène raggiunse la città che considerò per sempre la sua casa: Parigi. Nella capitale francese, ritrovata una parvenza di normalità, ottenne la laurea alla Sorbona e pubblicò i suoi primi scritti, raggiungendo la notorietà con il romanzo David Golder.

Locandina film "Suite francese"Locandina originale del film "Suite francese"

Molto più complessa fu invece la storia di Suite francese, poiché il manoscritto fu riscoperto da sua figlia Denise anni dopo la scomparsa della madre e venne pubblicato in Francia nel 2004 dalle Edizioni Denoël, divenendo subito un successo internazionale, tradotto in una quarantina di lingue, vincitore di alcuni premi prestigiosi e soggetto da cui fu tratto l’omonimo film. Suite francese è in realtà soltanto una parte di un’opera che nella visione della Némirovsky doveva essere ben più ampia: si tratta infatti dei primi due tomi di un grande affresco contemporaneo pensato in cinque volumi, rimasto incompiuto a causa della morte prematura dell’autrice. È curioso e al contempo commovente immaginare con quale stato d’animo Irène stesse scrivendo della sua Francia dilaniata dalla guerra e dei bombardamenti su Parigi, consapevole che con tutta probabilità quelle sarebbero state le sue ultime parole e forse nessuno le avrebbe mai lette. Invece, la valigia che conteneva i suoi manoscritti fu aperta parecchio tempo dopo da Denise, la quale trovò la forza di affrontare il fantasma della madre e restituì così all’umanità un vero capolavoro letterario, seppur incompleto.

«Irène Némirovsky» ha scritto Pietro Citati «possedeva i doni del grande romanziere, come se Tolstoj, Dostoevskij, Balzac, Flaubert, Turgenev le fossero accanto e le guidassero la mano». Citati era stato tra i primi a leggere la traduzione italiana di Suite francese pubblicata nel 2005 da Adelphi e ne aveva amato le pagine colte, ricche di dettagli, così vere e palpitanti da darci l’impressione di trovarci proprio in quel giugno del 1940, quando la Seconda Guerra Mondiale sconvolse il mondo. Tuttavia, dei milioni di lettori che hanno apprezzato Suite francese, nessuno sapeva – almeno fino a poco tempo fa – che quella era in realtà la prima versione dell’opera, non soltanto incompiuta, ma anche “imperfetta”. Ne esisteva, nascosta tra le molte carte dell’autrice, una seconda corretta dalla stessa Némirovsky, dattiloscritta dal marito e pubblicata da Adelphi a maggio del 2022 con il nuovo titolo di Tempesta in giugno.

Tempesta in giugno"Tempesta in giugno" di Irène Némirovsky (Adelphi)

Nel libro troviamo innanzitutto una versione inedita, più matura e con uno stile asciugato, di Tempête en juin, l’incipit che avrebbe dovuto rappresentare la prima parte di un vasto affresco sulla disfatta militare subìta dalla Francia e sull’occupazione tedesca del Paese. Questo primo “atto”, il quale stranamente si apre e si conclude in un racconto che – non sapendone la collocazione – potrebbe sembrare finito e a sé stante, sviluppa nell’arco di 265 pagine trenta capitoli, che forse potremmo meglio definire scene, come in una sceneggiatura, più un prologo e un finale. È il momento in cui gli invasori irrompono in Francia e prende avvio l’esodo di un’intera nazione, costituita dalle classi sociali e dai personaggi più vari, accomunati dalla necessità di cercare una salvezza.

Oltre al corpo principale del testo, nella nuova edizione di Tempesta in giugno sono presenti anche gli appunti per il secondo libro, Dolce, e quelli per un terzo dal titolo Captivité, che l’autrice non ebbe mai il tempo di completare. Si aggiungono un’interessante introduzione a cura di Nicolas Dauplé, nipote di Irène Némirovsky, e due testi a firma dei curatori Olivier Philipponnat e Teresa Lussone (quest’ultima anche traduttrice insieme a Laura Frausin Guarino), i quali ci aiutano a inquadrare meglio non soltanto la figura della Némirovsky, ma anche la sua intera opera, a partire dal primo romanzo di successo per arrivare sino alla travagliata genesi di Suite francese, non dimenticando la prolifica produzione della scrittrice, in Italia sempre edita da Adelphi. Ecco allora che, presentato l’ultimo volume dato alle stampe, nelle pagine seguenti ci soffermeremo su altri celebri testi ormai tradotti in molte lingue e letti in tutto il mondo, scusandoci se per motivi di spazio non possiamo purtroppo illustrare l’intero corpo letterario di Irène Némirovsky.  

Foto di apertura speciale su Némirovsky
 

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