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“Trema la notte”, il ritorno di Nadia Terranova (edito da Einaudi)

È il 1908 e sta per avvenire il terremoto che spazzerà via le città di Messina e di Reggio Calabra. Una giovane siciliana coltiva grandi speranze per il proprio futuro, mentre un bambino all’apparenza felice non ha mai conosciuto il vero amore genitoriale. Due storie, due destini e un evento drammatico che sta per cambiare la vita di migliaia di persone.  

Inizia così Trema la notte, romanzo pubblicato da Einaudi a firma di Nadia Terranova, autrice molto apprezzata da pubblico e critica, finalista al Premio Strega 2019 con Addio fantasmi e vincitrice di altri premi importanti. Il suo ultimo lavoro è un’opera breve, come d’altronde anche le sue precedenti, ma nelle poche pagine che la compongono sono stipati così tanti sentimenti da lasciare sveglio il lettore quando la sera posa il volume sul comodino. Lo si potrebbe forse definire un romanzo storico, poiché è ambientato nel 1908 e racconta un fatto realmente accaduto che noi tutti conosciamo; tuttavia, non appartiene propriamente a questo genere, poiché di spazio per indagare il contesto storico, politico, culturale e sociale dell’epoca ce n’è molto poco. Non è infatti il racconto degli eventi che interessa la Terranova, ma quello di due persone assai diverse tra loro, legate da un filo invisibile che non si spezzerà mai.

Trema la notte
 

Barbara Ruello è una giovane come tante altre nella Sicilia di inizio Novecento: nonostante l’ottimo rapporto con la nonna e la propensione di quest’ultima a farla studiare, per lei è previsto un matrimonio combinato, la maternità, la sottomissione a ciò che il futuro marito deciderà per lei. Barbara però non ci sta, ha troppo a cuore la propria libertà per dimostrarsi una figlia modello e questo non è necessariamente un bene per quell’epoca e per quel luogo. Se prima del terremoto tutto sembra già scritto e immodificabile, con la scomparsa della nonna e del padre la ragazza non può che provare un senso di sollievo nascosto in fondo alle macerie del dramma appena accaduto. Tutto è distrutto, ma per lei da questa catastrofe si può aprire un nuovo inizio, senza più legami né obblighi. O almeno così crede, fino a quando si dovrà scontrare con la dura realtà della forza maschile, prevaricante e talvolta senza pietà.

Nicola Fera è il ricco rampollo di una nota famiglia di imprenditori. Tutti conoscono e rispettano i suoi genitori, ma nessuno sa quanto entrambi possano essere crudeli nei confronti del bambino. Non è mera cattiveria la loro, bensì un amore folle da parte materna e un’indifferenza calibrata dal lato del padre; così, ogni notte Nicola si ritrova a dover dormire in una squallida botola, legato con salde corde alla ringhiera del letto per evitare che qualcuno venga a portarlo via. Nicola intuisce che c’è qualcosa di insano in quel controllo smodato della madre, ma non ha mai conosciuto altra forma di amore e dunque asseconda i genitori in un misto di paura e desiderio di compiacere. Anche per lui il terremoto sarà una liberazione e la nuova famiglia che lo accoglierà a Biella rappresenterà una finestra aperta su un mondo inesplorato.

Le due storie che Nadia Terranova porta avanti in parallelo, partendo da pochi giorni prima del terremoto fino a una decina di anni dopo, trovano un punto di contatto nel momento in cui Nicola assiste impotente allo stupro di Barbara da parte di un marinaio. Per entrambi quella violenza sarà una ferita ben più grave del sisma, difficile da rimarginare e con conseguenze concrete: per il bambino vorrà dire perdere la capacità di parlare per molto tempo, per la donna un insulto ai propri sogni, alla propria dignità, al proprio onore. Seppur commovente, drammatico, pregno di scene forti che non lasciano indifferente il lettore dal punto di vista dell’impatto emotivo, questo è un romanzo che si porta dentro tanta speranza. Entrambi troveranno infatti un degno riscatto alle sofferenze subìte: l’amore di una nuova famiglia il primo, una figlia in arrivo la seconda. Così, dalle macerie a poco a poco risorgerà qualcosa di buono.

Alternando i capitoli dal punto di vista dell’uno e dell’altra, la Terranova si destreggia tra due storie di intensi e contradditori sentimenti, delineando attorno ai due protagonisti pochi ma fondamentali personaggi, ognuno con un ruolo ben preciso per lo sviluppo della trama. Non è un romanzo di buoni e cattivi, ma il bene e il male sono fortemente presenti in tutte le loro sfaccettature, ponendo più volte il lettore di fronte a due tipi di ingiustizia: quella umana e quella naturale. Ma forse, se si ragiona con il cuore e magari seguendo le regole non scritte dei tarocchi, il termine ingiustizia non vuol dire nulla; piuttosto, si tratta di accettare ciò che accade al di là del nostro controllo, concentrandoci sul come reagire, cosa fare e chi diventare quando il destino decide di stravolgere le carte in tavola

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