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Morti sul lavoro, in aumento nel primo trimestre 2021
La Presse

Come sempre quando una lavoratrice o un lavoratore perde la vita sul posto di lavoro, si scatena la bagarre. Frasi fatte di politici e sindacalisti sono ripetute da anni come una preghiera recitata a memoria di cui, però, non si capisce il significato. L'ennesima vittima, la giovane 22enne Luana D'Orazio, è la prova provata che nel nostro Paese la via per la sicurezza nei luoghi di lavoro è ancora molto lunga da percorrere e molto tortuosa.

Nei primi tre mesi di quest'anno i dati già sono drammatici: le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale arrivate sui tavoli di Inail (Istituto nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro) sono state 185. Numero molto alto che racconta che sono già 19 in più rispetto al primo trimestre 2020. Quindi + 11.4%. Tradotto: tutti i giorni due lavoratori muoiono mentre svolgono il loro lavoro. E nella stragrande maggioranza dei casi passano sotto silenzio. Va detto che i dati contengono anche i lavoratori che hanno perso la vita mentre si recavano o tornavano dal lavoro e quelli deceduti a causa di una malattia professionale. In ogni caso i numeri sono tragici.

A livello nazionale i dati rilevati dall'Inail nei primi tre mesi mettono in luce una diminuzione solo dei casi di “viaggio”, mentre ci si reca sul posto di lavoro, passati da 52 a 31, mentre quelli avvenuti durante il turno sono stati 40 in più (da 114 a 154),

Nel nord-ovest le vittime salgono da 45 a 47, nel nord-est da 34 a 38. Undici casi in più sia al centro sia al sud. A livello regionale, però, è il Lazio che deve fare i conti con un aumento consistente di vittime, 12 casi in più. Seguono Abruzzo (+8), Lombardia (+6) e Campania (+5). Piemonte, Puglia e Sicilia, invece, hanno registrato un piccolo ma importante calo dei decessi. La crescita, dati alla mano, riguarda solo le denunce dei lavoratori italiani (da 137 a 158). In ribasso quelle dei lavoratori comunitari (da 10 a 9) ed extracomunitari (da 19 a 18).

Un altro dato significativo è l'età dei lavoratori che hanno perso la vita. Gli under 40 sono in calo mentre nella fascia fra i 50 e i 59 anni 0 sono in considerevole aumento: da 52 a 70. Come in salita sono le vittime fra i 60 e i 69 anni: +19.

Altro dato significativo: solo nei primi due mesi dell'anno, i morti sul lavoro sono stati 104. Questo significa più di 50 al mese.

Pierpaolo Bombardieri, leader della Uil, avverte: “Noi pretendiamo zero morti sul lavoro”. Un paio di giorni fa a Torino hanno protestato i lavoratori del settore edile, fra i settori più a rischio. “Basta morti sul lavoro”, hanno gridato. Il settore chiede più la sicurezza. “Purtroppo la causa delle morti è dovuta al fatto che spesso sono lavoratori precari che non fanno corsi di formazione, che non hanno contratto, lavorando in imprese che evadono il contratto nazionale” ha detto durante il presidi Claudio Papa, segretario generale della Feneal Uil Torino.

Ma in generale, come sempre, le belle parole e le lacrime post accadimenti servono a poco. L'obiettivo per l'Italia, uno dei paesi più industrializzati al mondo è arrivare davvero a zero vittime sul posto di lavoro ma per farlo serve una seria programmazione, servono strategie che vadano a contrastare la violazione delle norme che già esistono e ci si impegni senza sosta nel rinnovamento dei vari protocolli che riguardano salute e sicurezza.

 

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