BYD in Europa: costi, energia pulita e incentivi spingono la Spagna - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 18:22

BYD in Europa: costi, energia pulita e incentivi spingono la Spagna

Fonti industriali indicano la Spagna come favorita per la terza fabbrica europea di BYD: contano costi competitivi, energia pulita e politiche pro-EV. La decisione finale è attesa entro fine anno.

di Giovanni Alessi

Nel risiko delle nuove capacità produttive, BYD ha messo una bandierina sulla Spagna.

Dopo l’impianto in costruzione in Ungheria e quello previsto in Turchia, il gruppo cinese considera Madrid il candidato più forte per il suo terzo sito d’assemblaggio nel continente. Il fascino del Paese iberico non nasce dal nulla: pesa una combinazione rara di costi di produzione più bassi, accesso a elettricità rinnovabile e un’agenda pubblica orientata all’elettrificazione. Per BYD, che ha registrato un’accelerazione delle vendite europee e un profilo in rapida espansione, localizzare significa ridurre attriti, tempi e rischi lungo la catena del valore. La scelta definitiva, subordinata anche ad autorizzazioni in Cina, è attesa entro la fine dell’anno.

Il vantaggio spagnolo è innanzitutto strutturale. Negli ultimi anni Madrid ha rafforzato il perimetro di incentivi all’industria EV, semplificato i bandi e favorito investimenti esteri in piattaforme e supply chain. La presenza di grandi player della batteria e joint venture sul territorio, unita a una rete elettrica alimentata da solare ed eolico, crea un contesto propizio per produrre auto a emissioni zero con un’impronta energetica più “verde” e costi prevedibili. Non è un caso se altri gruppi asiatici hanno già scelto la Spagna per insediare gigafactory e progetti con ambizioni di neutralità carbonica entro il 2026, agganciando incentivi e abbondanza di rinnovabili.

C’è poi un tema di logistica e mercato. La posizione della Spagna, con i porti di Valencia e Barcellona come snodi naturali verso Europa e Mediterraneo, accorcia le distanze nella distribuzione, mentre il tessuto di fornitori automotivegià radicati consente a BYD di innestarsi su un ecosistema maturo. In parallelo, l’azienda ha avviato una ristrutturazione europea per sostenere la crescita e ha dichiarato l’ambizione di produrre localmente tutte le vetture destinate al Vecchio Continente entro tre anni, un obiettivo che renderebbe più efficiente il business e migliorerebbe la percezione del marchio presso clienti e istituzioni.

La scommessa sul suolo europeo è anche una risposta al contesto regolatorio. Con l’inasprimento dei dazi UE sulle auto elettriche importate dalla Cina, costruire in Europa diventa un moltiplicatore competitivo: difende i margini, stabilizza i listini e attenua l’incertezza politica. Da qui l’idea di un “corridor” produttivo che colleghi l’Est all’Ovest Ungheria, Turchia, Spagna per presidiare mercati diversi con una base industriale integrata e scalabile.

Anche la domanda locale aiuta. In Spagna BYD ha accelerato nell’ultimo anno con una strategia di prezzi aggressiva e una rete in espansione: un test di penetrazione commerciale che ha fatto da apripista alla possibile manifattura. Gli analisti ricordano un altro punto a favore: l’assenza di un singolo “campione nazionale” rende il mercato più aperto all’ingresso di nuovi costruttori, purché portino investimenti e occupazione. In questa chiave, un impianto BYD avrebbe tutte le carte per trasformarsi in volano di competenze e forniture sul territorio.

Resta da capire dove e quando. Le ipotesi sul tavolo includono aree con tradizione automotive, accesso a manodopera qualificata e forte integrazione logistica. BYD, secondo fonti di settore, si è data finestre temporali precise per “chiudere” la selezione e comunicare il via libera; mesi fa l’azienda aveva stimato un orizzonte di 7-8 mesi per finalizzare la localizzazione della terza fabbrica europea, tempistica coerente con gli aggiornamenti odierni che vedono la Spagna al primo posto.

Per l’industria iberica il potenziale è evidente: nuova occupazione, stimolo alla filiera EV e un posizionamento ancora più netto come hub europeo della transizione. Per BYD sarebbe il tassello decisivo di una strategia di nearshoring che, un anno dopo l’annuncio ungherese e quello turco, definisce un perimetro continentale credibile, dalla ricerca al montaggio. Se la decisione confermerà le attese, sarà anche un messaggio al mercato: l’epoca dell’EV “importato” è finita, quella dell’EV “europeo” a marchio globale è cominciata.