D'Alema racconta la morte di Berlinguer. "Ero scosso da pianti e singhiozzi" - Affaritaliani.it

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D'Alema racconta la morte di Berlinguer. "Ero scosso da pianti e singhiozzi"

D'Alema: "Mi misi in macchina da Lecce..."

D'Alema: "Berlinguer previde la fine dell'Urss, Mosca lo considerava pericolosissimo"

"Ero in Puglia quando mi telefonarono per dirmi dell'ictus. Mi spiegarono: 'Non ci sono speranze'. Ero a Lecce, partii in macchina. Mentre guidavo ero scosso da pianti e singhiozzi. Mi dovetti fermare in una piazzola, non ero più in grado di guidare. Perdevo molto più che un leader". E' il ricordo drammatico di Massimo D'Alema, quando il 7 giugno dell''84 il segretario del Pci fu colpito da un malore, durante un comizio a Padova. "È morto come un eroe, in battaglia - dice D'Alema - . È caduto sul campo, mentre teneva un comizio, con la gente che gli gridava: ''Smetti! Smetti!''. C'è in quella fine, anche simbolicamente, il senso di una vita: volontà, dedizione totale, spirito di sacrificio".

BERLINGUER: D'ALEMA, 'PREVIDE FINE URSS, MOSCA LO LO CONSIDERAVA PERICOLOSISSIMO' - La figura di Enrico Berlinguer è ancora più attuale oggi, anche con riferimento allo scenario internazionale perché "previde la fine dell'Unione sovietica, era ostile a quel mondo e i sovietici lo consideravano pericolosissimo". Intervistato da Tpi, l'ex premier e leader del Pds, Massimo D'ALEMA, ricorda il rapporto del segretario del Pci con Mosca, a cento anni dalla nascita, avvenuta a Sassari, il 25 maggio del '22. "Berlinguer vide, anzi previde, la fine dell'Unione Sovietica. E si pose il problema di come salvare il nostro movimento e le nostre ragioni da questa crisi annunciata", ricorda l'ex segretario della Fgci degli anni '70, quando Berlinguer guidava proprio il Pci. "Berlinguer - sottolinea - voleva superare il capitalismo, costruire un comunismo nella democrazia, con un modello del tutto diverso rispetto a quello del totalitarismo sovietico, che detestava". "I sovietici consideravano Berlinguer un leader pericolosissimo: per il prestigio che aveva nel mondo e, soprattutto, proprio nei Paesi del socialismo reale. Era ostile al mondo sovietico, al comunismo dogmatico, loro temevano il contagio di queste idee. Credo che anche l'attentato che lui era certo di aver subito a Sofia getti un'ombra su questo rapporto", conclude.

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