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Politica
Finanziaria di guerra, stato di emergenza e il possibile rinvio delle elezioni
Mario Draghi mette la propria scheda elettorale nell'urna

Guerra, la politica, dietro le quinte, lavora a tutti gli scenari. Anche al peggiore


Una Finanziaria di guerra. Con tanto di scostamento di bilancio da almeno 15, se non 20, miliardi di euro. E' l'ipotesi sul tavolo della politica e del governo e che viene discussa in modo sempre più dettagliato dietro le quinte in Parlamento e nei ministeri. Laddove la guerra tra Russia e Ucraina registrasse un'ulteriore escalation militare e soprattutto qualora ci fosse lo stop di Mosca all'invio di gas all'Italia, come è accaduto con Polonia e Bulgaria, il governo sarebbe pronto a intervenire immediatamente.

L'ipotesi prevalente è quella di anticipare la Legge di Bilancio per il 2023 a giugno/luglio, con tanto di consistente scostamento di bilancio (che il premier Mario Draghi non vuole fare, se non insieme alla manovra per il prossimo anno) per finanziare una serie di nuovi interventi di emergenza necessari a fronteggiare un quadro economico che rischia seriamente di essere ben peggiore di quello attuale. Le misure servirebbero soprattutto ad aiutare famiglie e imprese per il caro bollette e i costi energetici, senza dimenticare la proroga (fino al 31 dicembre) dello sconto sul prezzo dei carburanti.

Ma l'emergenza potrebbe non riguardare solo l'energia, bensì anche tutti i settori economici, compreso quelli dell'agricoltura, della pesca, del commercio, dei servizi in generale e del turismo. Uno scenario pesante che al momento nessuno può escludere.

Non solo. Come spiegano fonti politiche, Draghi potrebbe anche varare uno stato di emergenza strettamente legato alla guerra (diverso da quello per il Covid) che consentirebbe all'esecutivo di intervenire celermente e tempestivamente su diversi fronti, come ad esempio il risparmio energetico in estate (climatizzatori e illuminazione, ma non solo) e di gas in autunno e inverno (riscaldamento), tanto nel settore pubblico tanto in quello privato.

Una Finanziaria di guerra, quindi, che non affronterebbe il vero nodo politico che rischia di far implodere completamente la maggioranza, ovvero quello delle pensioni. Si andrebbe avanti con Quota 102, dimostrando così a Bruxelles di aver superato e smantellato la salviniana Quota 100, ma senza decidere. Un po' come sulla riforma del catasto che non entrerà in vigore prima del 2026. Infine c'è anche un'altra voce, davvero clamorosa. Nulla di confermato e la riportiamo come ipotesi, come tema di dibattito tra i politici nelle conservazioni private. Ed è quella, sempre considerando la guerra, l'eventuale ulteriore escalation militare e lo stato di emergenza ad hoc, di rinviare di qualche mese le elezioni politiche previste tra fine febbraio e inizio marzo 2023. Con il Covid più volte Amministrative e Regionali sono state posticipate, ora, vista la gravità della situazione, qualcuno ipotizza un rinvio a fine 2023 o a inizio 2024 delle Politiche con Draghi che resterebbe a Palazzo Chigi. D'altronde più volte gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno parlato di un conflitto che potrebbe durare ben 18 mesi. 

 

 

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