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Politica
Palamara: "Berlusconi assolto? Non per un cavillo. Processo politicizzato"

Ruby Ter, Palamara: "Una vicenda nata in un clima ostile a Berlusconi e al centrodestra"

L’assoluzione di Silvio Berlusconi e degli altri imputati nel processo Ruby Ter è il caso politico/giudiziario del momento. Affaritaliani.it ne approfondisce le varie sfaccettature con Luca Palamara, ex magistrato e oggi impegnato in politica, oltre che come scrittore.

Che cosa pensa del fatto che una vicenda così lunga si chiuda con un’assoluzione?

“Al di là di quanto è stato detto, bisogna attendere le motivazioni della sentenza. Il distinguo che qualcuno ha voluto fare su come si sia arrivati a questa pronuncia non dà conto del chiaro pronunciamento del tribunale sul punto. Le sentenze vanno rispettate e la motivazione darà conto della formula assolutoria”.

La pm Tiziana Siciliano invece ha commentato subito l’assoluzione e in maniera critica. Che cosa pensa delle sue parole?

“Nella dinamica processuale ci sta che la procura abbia sostenuto una tesi e il tribunale sia stato di diverso avviso. Peraltro i pm in udienza non erano gli stessi che hanno istruito l’inchiesta. Come ho raccontato ne ‘Il Sistema’, questa vicenda nacque in un contesto particolare. All’interno della magistratura associata, già all’epoca, c’era il timore che l’inchiesta potesse essere politicizzata e che, in qualche modo, si sapesse già come sarebbe andata a finire”.

Quindi questo esito rappresenta una sconfitta della procura?

“In un processo non ci sono né vincitori né vinti. Il tema è un altro, ovvero il rischio che il processo penale possa essere in qualche modo strumentalizzato ad altri fini. Intendo dire che non si punta tanto a ricostruire se un fatto sia o meno penalmente rilevante, ma a farne uno strumento che si ripercuote sulla conflittualità politica. Obiettivamente questa inchiesta, fin dalla sua nascita, si inseriva in un forte scontro tra politica e magistratura, andando a impattare su fatti e vicende che - più che avere rilevanza penale - riguardavano la storia morale dell’individuo”.

Si dice che Berlusconi sia stato assolto per un “cavillo”: questo significa che la procura ha commesso degli errori?

“Un ex magistrato in pensione, Giancarlo Caselli, ha parlato persino di ‘giudici non sereni’, offendendoli e dimostrando ancora una volta la faziosità esistente in una parte della magistratura. Bisogna avere rispetto per chi svolge il lavoro del magistrato. A me non piace il garantismo a corrente alternata. Le sentenze possono essere criticate, ma sollevando obiezioni adeguatamente motivate e corrette. Altrimenti si rischia solo di fuorviare il cittadino, rendendo l’idea che la magistratura sia autonoma e indipendente solo se condanna Berlusconi o il politico di turno”.

La pm Siciliano ha sottolineato anche come l’accusa fosse “in buona fede"

"Eh, ma la buona fede non basta! I cittadini in questo momento hanno bisogno di capire come realmente possano funzionare i meccanismi della magistratura. Non posso entrare nel merito della vicenda, perché lo può fare solo chi è stato parte del processo, ma posso dire di aver vissuto in qualità di presidente dell’Anm quel periodo storico e di aver percepito la necessità e l’esigenza che si facesse blocco attorno ai pubblici ministeri milanesi che in quel periodo svolgevano quell’indagine. Soprattutto se teniamo conto che in quella fase anche all’interno della magistratura associata c’era chi riteneva che Berlusconi e quella parte del centrodestra non fossero legittimati ad attuare una riforma politica. Questo non ha funzionato e ha finito per strumentalizzare un’inchiesta che in qualche modo ha voluto svolgere una funzione di supplenza politica: laddove non è arrivata l’opposizione politica doveva arrivare la magistratura. Un cortocircuito che ha alterato i normali rapporti tra politica e magistratura. Nel libro ‘Il Sistema’ parlo del clima di quegli anni, creare uno scudo attorno a coloro che svolgevano quell’inchiesta, nonostante anche all’interno della magistratura associata il dibattito fosse già presente. C’era già una parte della magistratura che non voleva essere portata sul terreno della contrapposizione politica, ma voleva svolgere il ruolo che la Costituzione le assegna, ossia essere autonoma e indipendente. Soglia che è stata superata con il rischio di strumentalizzazione”.

La strumentalizzazione riguarda anche il tema delle donne? A sostenere la pubblica accusa, prima di Tiziana Sicliano, c’era un’altra pm donna, ovvero Ilda Boccassini…

“Io credo che il tema sia un altro: bisogna separare la sfera morale dalla sfera penale. Altrimenti c’è il rischio che si voglia impattare su quella che è la volontà del popolo. Sono i cittadini, invece, che devono decidere da chi farsi governare e se determinati comportamenti siano più o meno accettabili. Il giudice penale invece deve entrare a valutare fatti e circostanze di rilievo penale. Il giudizio morale invece ha impattato su quest’inchiesta”.

In questo, quanto ha inciso la linea di chi ha condotto le indagini?

“Beh, quando parlo di un ‘fortino’ intorno ai pm e di un clima particolare intendo una cosa precisa: è indubbio che in quel periodo storico ci sia stata la tendenza di una parte della magistratura ad abbinarsi a quella che era la linea editoriale di Repubblica e delle famose ‘10 domande’ a Silvio Berlusconi. C’è stata una sovrapposizione tra le due situazioni… e questo vale più di ogni altra risposta”.

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