Schlein ostenta unità anti-Meloni e tiene dritta la barra a sinistra-sinistra, ma dentro il Pd cresce il malcontento - Affaritaliani.it

Politica

Ultimo aggiornamento: 18:04

Schlein ostenta unità anti-Meloni e tiene dritta la barra a sinistra-sinistra, ma dentro il Pd cresce il malcontento

La direzione nazionale a pochi giorni dal voto nelle Marche

Di Alberto Maggi

Resta l'appoggio di Dario Franceschini a Schlein, ma c'è chi scommette che il potente (legatissimo al Quirinale) ex ministro dei Beni Culturali sia pronto a virare su un altro candidato premier del Centrosinistra


"Abbiamo smentito chi guardava con scetticismo il nostro lavoro paziente di unità e dialogo. Molto c'è da fare, ma oggi vediamo che l'alternativa è già concreta e realtà, dove governiamo insieme, dove ci siamo presentati insieme. E il Pd è il perno di questa alternativa". Così la segretaria del Pd Elly Schlein aprendo la direzione nazionale dem. "Questa alternativa che abbiamo messo in campo alle elezioni Regionali sarà quella che vincerà alle Politiche", ha dichiarato annunciando poi che "stiamo preparando un grande appuntamento nazionale con i nostri amministratori e le nostre amministratrici: il 14 e 15 novembre al Dumbo li riuniremo per fare emergere il buongoverno e le nostre proposte".

La segreteria del Pd, nella blindatissima direzione nazionale senza dibattito convocata (guarda caso) prima del possibile - stando al sentiment sia nel Centrodestra sia nel Centrosinistra - insuccesso, o meglio flop, alle elezioni regionali di domenica e lunedì nella Marche con Matteo Ricci che insegue il Governatore uscente meloniano Francesco Acquaroli, non cambia di un millimetro la sua linea politica.

La barra resta a sinistra. Anzi, sinistra-sinistra. L'obiettivo è fare il pieno di voti sottraendoli al Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte e ad Alleanza Verdi Sinistra di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli. Il problema è che il Pd, stando ai sondaggi nazionali, non si sposta dal 20 massimo 21% anche perché più ci si focalizza verso sinistra e più si perdono consensi al centro. Un'ovvietà, quasi, ma che si sta concretizzando, anche se le sorprese nelle urne possono sempre esserci. Ma la politicizzazione fortissima della questione di Gaza e del riconoscimento dello Stato della Palestina, al quale si oppone il governo, è il tratto distintivo principale della direzione (in tutti i sensi) di Schlein.

 Una direzione/posizione che però non piace affatto alle varie minoranze interne. Al momento restano zitte, sottotraccia, ma aspettano le Marche e poi la Calabria per uscire allo scoperto. Non è un mistero che Matteo Renzi abbia un patto stretto forte con Conte e che consideri 'Giuseppi' migliore di Schlein come candidato premier. Poi c'è sempre la carta Silvia Salis, sindaca di Genova, sostenuta con forza da moltissimi esponenti Dem di primissimo piano: dagli ex premier Romano Prodi e Paolo Gentiloni fino a Lorenzo Guerini, Piero Fassino e Pina Picierno.

Resta l'appoggio, al momento, di Dario Franceschini a Schlein, ma c'è chi scommette che il potente e silente (legatissimo al Quirinale) ex ministro dei Beni Culturali sia pronto a virare rapidamente su un altro candidato premier del Centrosinistra, come la stessa Salis o, perché no, Antonio Decaro se dovesse stravincere le elezioni regionali in Puglia. Schlein oggi in direzione nazionale è apparsa e forte, unitaria e decisa, ma dietro le quinte il malcontento cresce. Aspettando lo spoglio delle schede di lunedì 29 settembre nelle Marche.

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