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Politica
Rimpasto, altolà di LeU: “Imprudente”. Niente alleanze? “Colpa anche del Pd”

Nella giornata in cui fioccano le smentite su rimpasti ed eventuali patti segreti tra il premier Giuseppe Conte e il segretario del Pd Nicola Zingaretti, quando mancano ormai poche ore all’apertura dei seggi – si vota domenica 20 e lunedì 21 settembre -, la senatrice di Leu e presidente del gruppo Misto Loredana De Petris esclude che dall’esito delle Regionali e del referendum sul taglio dei parlamentari possano derivare conseguenze per il governo:  “E’ davvero difficile che possa aprirsi una fase di rimpasto. Tra l’altro – spiega ad Affaritaliani.it -, sarebbe davvero imprudente, a maggior ragione in un momento delicato come quello che ci attende con i progetti del Recovery fund da portare avanti”.

Senatrice, lei dunque non appartiene alla scuola di pensiero secondo sui se il centrosinistra dovesse inanellare una serie di sconfitte alle Regionali, questo si ripercuoterebbe sull’esecutivo?
Io credo che le Regionali avranno dei riflessi sui singoli partiti. Questo sì. Ma non sul governo. D’altronde non può che essere così.

Si spieghi.
E’ semplice: anche noi come Sinistra italiana, per esempio in Toscana, non siamo in coalizione. Guardiamo ai Cinque stelle: il Movimento, fatta eccezione per la Liguria, corre da solo nelle altre Regioni al voto. Come si fa, quindi, a collegare il risultato di queste elezioni alla tenuta del governo?

Fa lo stesso ragionamento anche sul referendum?
A maggior ragione su questo referendum.

In che senso?
Perché, al contrario della consultazione sulla riforma Renzi-Boschi che l’allora premier aveva personalizzato, in quest’occasione il governo è rimasto abbastanza fuori da tali dinamiche.

Nel Pd, però, sono diversi i segnali di smottamento al punto da far prefigurare rischi per la stessa segreteria Zingaretti, qualora i risultati elettorali fossero negativi. A quel punto che accadrebbe nella compagine di governo?
Non so cosa potrebbe accadere all’interno del Pd e quali dinamiche potrebbero mettersi in moto. Certamente si aprirà un dibattito. Poi che qualche fibrillazione possa registrarsi anche sull’esecutivo è un fatto elementare.

E’ d’accordo con Goffredo Bettini secondo cui se si indebolisce il Pd e la leadership di Zingaretti si indebolisce anche Conte?
Bettini è un autorevole dirigente del Partito democratico. Io, però, non ho elementi per pronunciarmi su questo.

Può pronunciarsi, invece, in merito alle mancate intese sui candidati in corsa per le Regionali. Un centrosinistra più unito sarebbe stato più competitivo, non le pare?
Si poteva fare un ragionamento molto diverso, non c’è mai stata, purtroppo, una grande volontà di trovare candidature e progetti comuni. Ad eccezione della Liguria, ovviamente. Lì si è discusso, ognuno ha rinunciato a qualcosa e alla fine è stata trovata la quadra.

Getta la croce sul M5s?
No, il problema non è solo il M5s. Il problema è complessivo. Non c’è stata una volontà di sedersi intorno a un tavolo, di ragionare davvero fino in fondo. Il che significava anche mettere in discussione gli uscenti. Tra l’altro, in Regioni come Marche e Toscana non c’erano neppure candidati uscenti, ma ugualmente c’è stata una designazione unilaterale.

Si riferisce al Pd?
Sì, in molti casi sono state scelte unilaterali da parte del Partito democratico. 

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