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Politica
Sansonetti avvocato delle cause perse: attacca il 41 bis ed ergastolo ostativo

Sansonetti, il “professionista dell’opposizionismo” torna all'attacco 

Per motivi imperscrutabili sta scritto che gli italiani debbano sorbirsi da tempi che datano il pleistocene superiore un gruppetto fisso e immutabile di una decina di opinionisti - giornalisti che spesso sgangherano gli attributi dei telespettatori. Uno di questi è Piero Sansonetti che non se ne perde una che è una e ricorda tanto quel personaggio di Un Sacco Bello di Verdone che era un hippy e si faceva tutti i semafori di Roma invitando gli automobilisti a fare una offerta per una fantomatica comunità di “città della Pieve”, finché non fu malamente redarguito da un automobilista fuori dalla grazia di Dio.

Non c’è un talk – show che Sansonetti non impallini. Non c’è schermi che non penetri. Non c’è famiglia italiana che non visiti. È sempre lì, con la sua barba sessantottina che recita stancamente il suo ruolo di bastian contrario in perenne preda dello spleen esistenziale. Sembra uno di quei giapponesi che restano a combattere anche se la guerra è finita: qualcuno salvi il soldato Piero. Non c’è causa persa su cui non si fiondi. L’importante è che sia il contrario esatto di quello che pensa la maggioranza. Un “professionista dell’opposizionismo”, lo definirebbe Leonardo Sciascia.

Sansonetti aveva trovato la sua manna in Soumahoro che ha cercato (e cerca ancora) di difendere con argomenti non degni della sua intelligenza: l’opinione pubblica, i suoi colleghi giornalisti e il mondo universo intero ce l’avrebbero con il deputato stivalato perché è “nero”. Proprio così.

Mentre il razzismo non c’entra ovviamente nulla nell’interesse mediatico suscitato solo perché quello che accade nella sua famiglia con la gestione delle cooperative è l’esatto opposto di quello che predica. Ma per Sansonetti Soumahoro è ragione di vita, se glielo togliessero poi niente più talk show.

Tuttavia Sansonetti è uomo di mondo, furbo e previdente, di vecchia scuola sovietica, e ieri non ha resistito e da Nicola Porro si è gettato in una intemerata a favore dell’abolizione dell’ergastolo ostativo ed oggi il Riformista, di cui è direttore, titola “Cosa Nostra addio. Preso il Capo. L’emergenza è finita. Adesso basta 41 bis e leggi speciali”.

Insomma viene catturato il Capo della Mafia e Sansonetti sfrutta subito la cosa a suo favore attaccando il 41 bis e le “leggi speciali”, denominazione dietro la quale si nasconde ovviamente l’abolizione dell’ergastolo ostativo che si chiama così perché –giustamente- non finisce mai.

Ovviamente in qualsiasi Paese del mondo non ci sarebbe bisogno dell’aggettivo “ostativo” e basterebbe solo “ergastolo” ma in Italia occorre sempre precisare bene perché se no poi -dopo qualche anno- ci troviamo i delinquenti a zonzo, come in effetti avviene.

Solo in Italia infatti ci sono cartelli pubblici con scritto su “È severamente vietato” perché –appunto- da noi non basta il semplice vietare ma bisogna vietare “severamente” e questo la dice lunga. Sansonetti è un libertario di sinistra che nella sua peregrinazione ideologica poi si trova bizzarramente a volte vicino al suo opposto, per la nota eterogenesi dei fini.

Dimentica il direttore del Riformista- in procinto di tornare con L’Unità- che a furia di riformare non gli rimane più niente in mano. Se si togliesse il 41 bis e l’ergastolo ostativo ci sarebbe un via libera a delinquere. E bene ha fatto Giorgia Meloni a difendere a spada tratta queste due misure che sono le sole che spaventano i delinquenti.

Ora chissà quanto ce lo dovremo sorbire su questi temi sessantottini. Questa volta tifiamo per Soumahoro: aiutaci tu con qualche altro video in cui ti paragoni, che so, non più a Martin Luther King o a Nelson Mandela, ma punta il bersaglio grosso, tipo Fabio Fazio così Sansonetti torna all’ “usato sicuro”.

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