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Politica
Zelensky provoca Berlusconi e si mette contro mezzo Centrodestra

Ucraina, Zelensky ora prende in giro Berlusconi con la Vodka

Domani è il gran giorno. Il Primo Ministro italiano Giorgia Meloni volerà a Kiev per incontrare Zelensky e suggellare in qualche modo la sottomissione dell’Italia all’Ucraina. Viene portando doni la leader italiana, cinque aerei da combattimento Tornado e Amx. In cambio lo scaltro kieviano fa balenare tanti dindini per la ricostruzione che si papperebbero invece i soliti noti: Germania, Francia, Regno Unito e Usa che delle ricostruzioni post belliche hanno fatto un’arte (remunerativa).

Come noto, l’accelerazione è dovuta al fatto che Silvio Berlusconi, la scorsa settimana aveva attaccato il leader ucraino facendo intendere esplicitamente come sia un ostacolo al processo di pace. Da qualche giorno, del resto, Zelensky è eccitato come una salamandra del Mar Nero. La visita di Giorgia Meloni infatti è il suggello definitivo alla sua politica che non è esattamente pacifista. Ne abbiamo parlato diverse volte. E anche qui: insomma le cose sono molto più complesse di quelle che la narrazione di Kiev vuole rappresentare.

La questione ucraina infatti ha più gli stigmi di una guerra civile che quella di una “invasione” come la propaganda di Kiev vuole far credere. E, all’interno di questa guerra interna, le ragioni pendono dalla parte della Russia per due motivi essenziali: 1) La Crimea è un regalo di Krusciov all’Ucraina 2) In Ucraina c’è stato un colpo di Stato contro Viktor Yanukovych, presidente ucraino regolarmente eletto, che è dovuto fuggire.

Di queste cose è molto difficile parlare in Occidente senza cadere nella rete dell’ostracismo. Lo ha fatto all’ONU tempo fa il fondatore dei Pink Floyd Roger Waters, utilizzando lo scudo della sua grande popolarità. Lo ribadisce da tempo anche Alessandro Di Battista, ma il muro è quasi impenetrabile. I cittadini Ue cominciano ad essere stanchi di pagare i costi di una guerra che non è la loro. Inflazione stellare, caro bollette, caro mutui, disagi, instabilità, ansia da guerra nucleare. Gli effetti dei “professionisti del kievismo” ricadono su tutti, rendendo peggiore la vita del mondo. Ha fatto quindi bene Silvio Berlusconi finalmente a dire che il “re è nudo” e che il principale ostacolo alla pace è proprio Zelensky.

E ieri l’ucraino non ha perso l’occasione di fare il bulletto con il Cavaliere dicendogli: "Ho sentito le dichiarazioni di Berlusconi. Non lo conosco personalmente, forse dovrei mandargli qualcosa... Non so, che cosa gli posso regalare? Vodka? Ho una buona vodka. Se una cassa di vodka è abbastanza per portare Berlusconi dalla nostra parte, allora risolveremo finalmente questo problema".

Ha perso, come gli capita ogni giorno, una buona occasione di stare zitto alludendo anche a possibili e improbabili “doni” che sarebbero arrivati a Arcore da Mosca. Mossa incauta quello dell’uomo dalla maglietta verde perché Berlusconi e Forza Italia sono una componente determinante della maggioranza di centro – destra che sta sorreggendo Giorgia Meloni che sorregge a sua volta lui.

È vero che i numeri di Fratelli d'Italia sono solidi, ma se ci si mette anche Matteo Salvini, si cui Arcore dovrebbe lavorare un po’, la situazione diventa difficile da gestire. In tal senso la Meloni agita lo spauracchio Terzo Polo ma i risultati comici della formazione di Renzi e Calenda alle ultime regionali danno la cifra di cosa comporterebbe un cambio di questo genere. Giorgia Meloni, all’opposizione, è stata sempre filo russa, anche se furbamente non ha dato manifestazioni eclatanti ma le sue amicizie parlano chiaro come è riportato anche nella sua autobiografia “Io sono Giorgia” di qualche anno fa.

Viktor Orban – amico intimo di Putin- è anche un suo grandissimo amico e il fatto che ora lei lo ignori non vuol dire che il legame antico sia venuto meno. Il fatto è che se la Meloni seguisse il suo vero istinto filo – Mosca entrerebbe in crisi con la sua con conduzione del governo perché USA e Ue gliela farebbero pagare immediatamente con il suo passato “fascista”. E’ in Italia, come noto, non si governa senza il beneplacito di Washington e Bruxelles.

Ma alla luce di tutto questo il timido Salvini, che una volta girava con le magliette di Putin sulla Piazza Rossa, e Berlusconi possono fare sentire il loro “fiato” sulla leader romana, non solo per lucrare qualche vantaggio tattico ma anche per corrispondere finalmente al loro sentire filo russo che è poi quello di moltissimi elettori di centro –destra e di tanti italiani.

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