Affari Europei
Migranti, aperture sul voto a maggioranza. 'Conseguenze politiche enormi'

Di Tommaso Cinquemani
@Tommaso5mani
Dopo il rinvio del Consiglio Affari Interni del piano di ripartizione dei migranti (quello da 120 mila persone presentato da Juncker durante il discorso sullo Stato dell'Unione), da più parti in Europa viene chiesto che al prossimo appuntamento, quello del Consiglio Esteri dell'8 ottobre, si voti a maggioranza. C'è perfino chi, come Angela Merkel, chiede che Donald Tusk indica una seduta straordinaria del Consiglio europeo (quello con i capi di Stato e di governo) già la prossima settimana per discutere come affrontare la questione dei migranti.
Gli appelli perché gli irriducibili cedano alle quote vengono da più parti. Contro Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria e i Paesi baltici (la Polonia sembrerebbe aver fatto un passo indietro) hanno fatto dichiarazioni un po' tutti i governi europei, compreso il ministro degli Esteri Ue, Federica Mogherini. Ma fino ad oggi sembra che nessuno voglia smuoversi dalle proprie opinioni.
Il Consiglio Interni di lunedì si è chiuso senza neppure un documento unitario, il che significa che le posizioni sono inconciliabili. E storicamente il Consiglio ha sempre votato all'unanimità, anche quando alcuni Stati erano contrari. In Europa le decisioni venivano prese tutti insieme, cercando di nascondere le divisioni interne.
Oggi invece si profila un altro scenario, con il voto a maggioranza. Questo significa che Praga, Bratislava e Budapest verranno messe all'angolo e dovranno 'subire' il piano Juncker di redistribuzione votato dalla maggioranza degli Stati? A Bruxelles c'è confusione al riguardo e non è ancora chiaro se un voto a maggioranza del Consiglio possa avere tale portata. Certo è che una tale decisione avrebbe conseguenze pesantissime sotto il profilo politico e giuridico.
Innanzitutto questi Stati come prima cosa punterebbero il dito contro l'Europa che ha imposto le quote. L'opinione pubblica si sentirebbe oltraggiata e i partiti euroscettici avrebbero buon gioco a fomentare l'odio verso Bruxelles. Un duro colpo per una Unione che già non gode di ottima salute.
Inoltre si verrebbe a creare una situazione giuridica senza precedenti, per cui ad alcuni Stati verrebbe imposto di accogliere i migranti contro la propria volontà. Su questo punto le opinioni si dividono: c'è chi non lo ritiene possibile, mentre chi, Trattati alla mano, individua la possibilità per Bruxelles di adottare provvedimenti straordinari per quanto riguarda i richiedenti asilo.
Insomma, per la prima volta l'Unione europea, con un voto della maggioranza dei suoi membri, imporrebbe ad uno Stato sovrano un obbligo su una materia delicatissima. E infatti a Bruxelles c'è chi si chiede se non ci si stia spingendo troppo oltre.
E infatti dai palazzi europei fanno sapere che non si arriverà a questo punto. Prima di tutto perché i margini per un accordo all'unanimità ancora ci sono. E in secondo luogo perché la Commissione non manderebbe mai un migrante in un Paese non disposto ad accoglierlo. Insomma, la discussione sembra ancora in alto mare e c'è da giurarci che ad accogliere i migranti non saranno tutti i Ventotto.