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Prato, operai in sciopero e agenti della Digos presi a botte dai cittadini cinesi. VIDEO
Scontri a Prato durante lo sciopero nei laboratori cinesi: aggressioni contro operai e Digos. Tensione altissima nel distretto tessile. Video e ricostruzione

Momenti di altissima tensione a Prato, nel cuore del distretto tessile, dove un sit-in pacifico dei sindacalisti del S.U. Cobas si è trasformato in pochi minuti in una scena di violenza improvvisa. Il presidio, organizzato per denunciare le condizioni di lavoro nelle fabbriche gestite da imprenditori cinesi della zona, è stato bruscamente interrotto quando un gruppo di cittadini cinesi è piombato sul luogo della protesta, aggredendo diversi lavoratori in sciopero.
Secondo le prime ricostruzioni, i manifestanti si erano radunati davanti a uno dei laboratori tessili noti per turni massacranti, salari bassi e controlli quasi inesistenti. Il clima era già teso da settimane: scioperi, denunce di irregolarità, segnalazioni di caporalato e orari di lavoro molto oltre i limiti consentiti. Ma nessuno si aspettava un’evoluzione simile.
Quando il gruppo di cittadini cinesi è intervenuto, la Digos – presente per garantire l’ordine pubblico – ha cercato di frapporsi tra i manifestanti e gli aggressori. La situazione è però precipitata in pochi secondi. Volano spintoni, calci, pugni. Alcuni agenti sono stati colpiti nel tentativo di difendere gli operai. Urla, confusione, e la necessità di richiedere rinforzi per evitare che la rissa degenerasse ulteriormente.
Gli operai parlano di “un clima insostenibile”, fatto di pressioni, intimidazioni e ritmi lavorativi “non compatibili con la vita umana”. I sindacalisti denunciano da anni un sistema che definiscono “schiavistico”, basato su manodopera sottopagata, sfruttamento e totale dipendenza economica dai datori di lavoro.
Il video dell’aggressione ha fatto rapidamente il giro dei social, suscitando reazioni indignate e richieste di un intervento immediato da parte del governo. Il caso riporta al centro dell’attenzione la questione delle filiere opache del fast fashion, delle condizioni dei lavoratori – italiani e stranieri – e della difficoltà di far rispettare le regole in un settore segnato da irregolarità diffuse.
La Questura ha aperto un’indagine per ricostruire dinamica e responsabilità dello scontro. Per gli operai, però, il messaggio è chiaro: “Non ci fermiamo. Quello che chiediamo è legalità, sicurezza e dignità”.
