La frase Killed The radio star non è mai stata vera. La radio non è mai morta. La radio non è mai stata uccisa. La radio è viva e vegeta. In questo periodo difficilissimo per l'Italia il mezzo radiofonico strizza l'occhio agli ascolti. Salendo sul podio.
Il Coronavirus, infatti, mette in ginocchio soprattutto la tv. Che si lecca le ferite con ascolti spesso in caduta libera. Ma per la radio è tutt'altra musica. Ancora una volta il derby lo vince lei. In FM, DAB o in sumulcast con la televisione, la radio sale sul podio.
Lo dicono i dati della ricerca curata dall’istituto GfK, “L’ascolto della Radio ai tempi del COVID – 19”, commissionata da TER (Tavolo Editori Radio) che racchiude la quasi totalità delle emittenti pubbliche e private, nazionali e locali della radiofonia italiana.
Andando nel dettaglio, in questi ultimi tempi sono cambiate le abitutdini di vita con un effetto evidente sulla mobilità in auto (il 67% della popolazione la utilizza meno a causa dello stop governativo) e sui percorsi verso il lavoro (il 30% della popolazione non si reca più al lavoro fuori casa). Gli italiani sono costretti a stare a casa e la radio diventa la compagna ideale per la quarantena.
L’impatto sugli ascolti delle radio è molto contenuto – si legge nella ricerca - con un calo del 17%, compensato dall’aumento del tempo medio di ascolto cresciuto dell’11% (sull’ascolto degli ultimi 7 giorni).
“Alla riduzione netta dell’ascolto tramite autoradio corrisponde un aumento dell’ascolto attraverso tutti gli altri device – dice Giorgio Licastro, Responsabile Area Media di GfK - non soltanto la classica radio FM, alla quale si stanno affiancando gli apparecchi DAB+, ma anche la TV, lo smartphone e il PC (con riscoperta da parte delle fasce giovanili). Crescono pure tablet e smart speaker, i quali, pur partendo da basi contenute nel periodo pre-crisi, vedono tassi di incremento analoghi a quelli degli altri device”.
Una vera apocalisse digitale che inonda la popolazione di ogni età. La Radio, anche in questo caso, è al passo coi tempi. E vince. Nella ricerca, poi, si legge che “l’accesso digitale con le nuove necessità di collegamento al mezzo radio vede un incremento importante: +24% di reach e + 61% di tempo speso.
In altre parole i nuovi stili di vita casalinga plasmano anche le modalità di ascolto della radio.“Rilevante in casa è l’inedita presenza maschile e delle donne lavoratrici – sottolinea Giorgio Licastro - che aumenta le occasioni di esposizione (da 1,1 a 1,5 al giorno) e spinge verso l’alto, nella lista delle attività, l’ascolto mentre si lavora, mentre si fa ginnastica, nei momenti di relax". Siete ancora convinti che la radio sia morta? Provate ad accenderla per rendervene conto.