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Cronache
Per un attacco al padre di Mattarella condannato lo scrittore Alfio Caruso

Su citazione di Sergio Mattarella, lo scrittore catanese, Alfio Caruso, è stato condannato a sborsare 10 mila da donna Maura Cannella, giudice del tribunale civile di Palermo,

quale autore di "Da Cosa nasce Cosa" : un libro, molto documentato, sulla mafia, pubblicato dalla Longanesi, nel 1980.
"La cronaca si è arresa alla Ragion di Stato", ha commentato Caruso.
La diffamazione, nei riguardi della memoria del defunto esponente democristiano, Bernardo Mattarella (1905-1971), ministro nei primi governi di Aldo Moro (1916-1978), è stata dichiarata in seguito all'azione legale, avviata dal figlio dello stesso Mattarella, l’attuale Presidente della Repubblica. E dai nipoti, figli di Piersanti- il Presidente della Regione Siciliana, assassinato dai boss mafiosi nel 1980- che hanno promosso, con lui, una lunga e tormentata causa, presso il tribunale civile di Palermo.

Nella primavera del 2016, il collaboratore di giustizia, don Francesco Di Carlo, dichiarò all’avvocato di Caruso, Fabio Repici : "Bernardo Mattarella era affiliato alla mafia", con dovizia di particolari.

L'avvocato di Mattarella, Coppola, annunciò immediate querele.

Senonchè, l’avvocato Repici trovò la sentenza, definitiva, sull’assassinio di Piersanti Mattarella, comprendente la testimonianza di Di Carlo, nel 1997, fresco collaboratore di giustizia.

Ebbene, in quell’aula di tribunale, il boss, poi "pentito", affermò, come risulta dagli atti : "Mattarella senior era affiliato alla mafia".

"Dobbiamo presumere-commentò Caruso- che, per 19 anni, la famiglia ha meditato sulla querela a Di Carlo...".

Nel novembre 2015, Caruso aveva accettato la conciliazione, proposta dal giudice di Palermo, dott.Catanzaro. E, per agevolarla, rinunciò anche al risarcimento delle spese legali.

Ma la famiglia Mattarella si oppose e proseguì nella causa, conclusa con la condanna dello scrittore siciliano, decisa dal giudice, Maura Cannella, che subentrò a Catanzaro : una sostituzione, che provocò non poche polemiche.
Proprio ieri il Capo dello Stato ha dichiarato : "il confronto e la diversità di posizione non è incompatibile con il rispetto reciproco, che appartiene, invece, a quel patrimonio comune di fondo, che bisognerebbe coltivare e preservare sempre".
Non dovrebbe essere riconosciuto anche ai giornalisti e ai saggisti il diritto di esprimere posizioni rispettose, ma diverse, documentate e critiche, nei confronti dei responsabili delle istituzioni e della politica ?

È sempre più difficile trovar dei giudici sereni e obiettivi non a Berlino, ma nel bel Paese, soprattutto quando i querelanti sono le toghe  o il Presidente CSM...E, last but not least, trovare dei giornali, che informino i lettori su tali, delicate vicende...

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mattarella
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