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Culture
Il mito di Jan Fabre domina Firenze. La mostra

di Paola Serristori

La mitologia moderna di Jan Fabre, scultore-performer domina Firenze dall'alto di Forte Belvedere. L'artista di Anversa, che ha aperto la personale il 15 aprile con l'uomo che misura le nuvole, “The man who measures the clouds”, sull'Arengario, e l'enorme testuggine condotta dall'artista, “Searching For Utopia”, due sculture in bronzo in Piazza Signoria ed altre a Palazzo Vecchio, triplica lo spazio espositivo conquistando la galleria d'arte a cielo aperto che è diventato il Forte Belvedere, già suggestivo scenario delle opere di Giuseppe Penone e Antony Gormley.

Sono sessanta le sculture in bronzo e cera, che le curatrici Melania Rossi e Joanna De Vos, sotto la direzione artistica di Sergio Risaliti, hanno disposto all'interno dei bastioni e dentro la palazzina sul Belvedere. Sette scarabei bronzei posizionati nei punti di vedetta ed una serie di autoritratti dell’artista a figura intera, realizzati tra il 1978 ed il 2016 - una parte apposta per l'esposizione a Firenze – e tutti di un bagliore dorato che riflette il paesaggio circostante come un alone spirituale. Simboleggiano nuove “Spiritual Guards”, le sentinelle che proteggono la città nella fortificazione che difendeva Firenze dalle minacce esterne e, nel contempo, la famiglia dei Medici in tempi di rivolte cittadine.

Prima di lui Jeff Koons ha esposto un'opera contemporanea accanto ai capolavori della scultura classica di Donatello e Michelangelo in piazza della Signoria. Due protagonisti della scena artistica tra Secondo e Terzo Millennio. E due stili differenti a confronto coi grandi del passato. Koons ha ritirato la statua di “Pluto e Proserpina” proprio per lasciare spazio a “The man who measures the clouds”, secondo il progetto del Comune di Firenze di ospitare a turno sulla piazza artisti moderni.

Che effetto le fa la consacrazione nella città simbolo del Rinascimento?

“Sono onorato. Quando ero agli inizi della mia arte, ero stato a Bruges a vedere i pittori fiamminghi che incentravano il loro lavoro sul corpo. Ritengo che l'arte italiana sia la caposcuola della ricerca sull'espressività 'biologica', il modo di raccontare una storia attraverso la fisicità. I suo maestri hanno portato un'innovazione radicale per quel tempo”.

Tra i maestri del Cinquecento fiorentino, lei ha individuato un modello da cui trarre ispirazione?

“Tutta l'arte di Firenze è fantastica. Personalmente trovo che la Giuditta di Donatello sia un'opera straordinaria. Ne sono rimasto impressionato”.

“Gli scarabei sono angeli di metamorfosi, guardiani-custodi, simboleggiano nelle antiche religioni - si legge nella scheda della mostra - e nella tradizione pittorica italiana e fiamminga della vanitas, il passaggio tra la dimensione terrena e la vita eterna con il loro continuo movimento. Allo stesso tempo possiedono una bellissima corazza che mette in luce drammaticamente la vulnerabilità di quel corpo 'regale'. Jan Fabre, che si definisce, vive e si esprime come cavaliere della disperazione e guerriero della bellezza, si spoglia e si veste delle sue armi dispiegando nel luogo più alto di Firenze un esercito vestito di armature lucenti e cangianti”. I calchi delle figure umane hanno preso in prestito le fattezze di Jan Fabre o di un suo parente per rappresentare un'inquietudine ai limiti dello spettrale. Al primo piano della costruzione l'allestimento si completa con la proiezioni di film delle performance dello scultore nel corso di tutta la sua attività.

“Viva l'arte! Viva l'arte! Viva l'arte!”, grida Fabre alla cerimonia di inaugurazione, in cui il sindaco di Firenze, Dario Nardella, gli ha consegnato le chiavi della città. Non una parola in più al termine dei discorsi pubblici di encomio all'artista. “L'arte di Fabre è enigma - chiosa con Affari Sergio Risaliti, demiurgo del nuovo Rinascimento fiorentino - come tutte le grandi forme di espressione artistica. Ancor oggi, ad esempio, ci si interroga sul significato della Primavera del Botticelli. E così le opere di Fabre suscitano domande ed emozioni contrastanti”.

Il legame dello sculture fiammingo con Firenze si è via via consolidato dal 2012, anno in cui due busti della serie Chapters, in cui egli si auto-riproduce con corna ed orecchie d'asino, erano entrati nella collezione degli Uffizi. Nel 2015 Fabre ha ricevuto il Premio Michelangelo per la scultura in occasione della seconda edizione della Settimana Michelangiolesca, mentre la Galleria il Ponte gli ha dedicato la personale “Knight of the Night”. Oggi a Palazzo Vecchio, nelle sale del Quartiere di Eleonora, dell’Udienza, e dei Gigli, sono state collocate le opere decorate dal carapace cangiante dello scarabeo stercorario, come un mappamondo, che misura quasi tre metri di diametro, interamente rivestito, che “dialoga” col cinquecentesco celebre globo di Ignazio Danti, conservato nella Sala delle Mappe geografiche.

 

Jan Fabre - Spiritual Guards

Piazza della Signoria e Palazzo Vecchio, 15 aprile - 2 ottobre

Forte di Belvedere, 14 maggio - 2 ottobre

Direzione artistica Sergio Risaliti

Mostra a cura di Joanna De Vos e Melania Rossi

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jan fabre scultore intervistajan fabre scultore performer firenze





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