CNH riscrive l’agricoltura con l’IA, Protano: "Macchine pensanti per salvare il pianeta. Così creiamo i contadini del futuro" - Affaritaliani.it

Economia

CNH riscrive l’agricoltura con l’IA, Protano: "Macchine pensanti per salvare il pianeta. Così creiamo i contadini del futuro"

Il secondo produttore al mondo di macchinari globali scommette sull'alleanza tra uomo e macchina. L'intervista a Francesca Protano, CNH Head of technology strategy and product innovation

di Rosa Nasti

CNH, Protano: "Macchine che pensano, coltivazioni più sostenibili. Settore vecchio? Non per le nuove generazioni"

Macchinari intelligenti, agricoltura di precisione, carburanti alternativi e un’idea chiara: rendere il lavoro nei campi  sempre più efficiente, sostenibile e digitale. CNH, uno dei grandi protagonisti globali del settore, non si limita a fabbricare trattori e mietitrebbie: li ripensa, li innova, li trasforma in strumenti all’avanguardia.

Secondo produttore mondiale di macchinari agricoli, CNH rompe lo stereotipo che questo settore sia "vecchio" o solo per tradizionalisti. Oggi parla di tecnologia, di intelligenza artificiale, di futuro. E soprattutto, di giovani. Dal 2019 l’azienda ha quasi raddoppiato gli investimenti in ricerca e sviluppo, e per rendere questo cambiamento concreto e inclusivo ha scommesso sulla formazione e sulle collaborazioni con le università di tutto il mondo. Lo racconta ad Affaritaliani.it Francesca Protano, CNH Head of technology strategy and product innovation


In foto: Francesca Protano, CNH Head of technology strategy and product innovation

Oggi l’agricoltura deve rispondere a sfide come il cambiamento climatico e la crescita della popolazione. Qual è il contributo concreto di CNH per un’agricoltura più resiliente e sostenibile?

Sicuramente, come CNH, partiamo da un elemento distintivo: raggruppiamo più di 10 brand e siamo dei full liners. Questo significa che una delle peculiarità dell’azienda è offrire soluzioni complete, end to end, ai nostri clienti. Dal punto di vista manifatturiero, costruiamo macchine che progettiamo internamente: disegno, sviluppo, produzione. Questo ci consente di essere parte integrante del percorso evolutivo dell’agricoltore, che ogni giorno si trova ad affrontare difficoltà oggettive.

Pensiamo solo al fatto che siamo a maggio, e io indosso una giacca di pelle: è sintomatico di un clima anomalo, quasi estivo. Questo dovrebbe essere il periodo della trebbiatura, e già questo è un chiaro segnale di quanto il cambiamento climatico sia reale e presente quotidianamente. La forte variabilità climatica, anche su piccoli appezzamenti, costringe gli agricoltori a rivedere completamente le loro modalità operative. Non ci si può più fidare delle stagioni come facevano i nostri nonni. Oggi bisogna reinventarsi: capire dove ci si trova, cosa coltivare, quale sia la cultura più adatta. E questo processo si basa sì sull’esperienza, ma sempre più su ciò che ancora non sappiamo.

E noi come lo affrontiamo? Come supportiamo l’agricoltore? Con macchine intelligenti. Non produciamo solo mezzi fatti di metallo e cavalli motore, ma macchine "pensanti", a cui trasferiamo, per così dire, sensi umani: la vista, grazie ai sensori; il tatto, con sistemi di rilevamento sofisticati. In questo modo diamo all’agricoltore strumenti per migliorarsi e ottenere di più dalla stessa superficie coltivata.

L’agricoltura di precisione rappresenta oggi una parte significativa degli investimenti di CNH. Quali sono le tecnologie che faranno davvero la differenza per gli agricoltori?

L’agricoltura di precisione è la base di un’evoluzione che ci sta portando verso macchine sempre più intelligenti e automatizzate. Oggi non serve più lo stesso sforzo da parte dell’agricoltore: è la macchina, ad esempio, a rilevare il livello di umidità del grano e ad adattare di conseguenza la velocità e la modalità della trebbiatura.

Il cambiamento climatico ha un impatto diretto sull’attività agricola, ma oggi questo impatto può essere analizzato e gestito dalle macchine, in supporto all’agricoltore. A sua volta, l’agricoltore può contare su strumenti digitali che gli dicono se quella di oggi è la giornata giusta per andare a trebbiare oppure no. È una catena complessa, ampia, e CNH in questo sistema gioca un ruolo fondamentale. E siamo pienamente in campo.

Quindi c’è una cooperazione tra uomo e macchina? Potrebbe arrivare il momento in cui la macchina sostituirà l’uomo, oppure servirà sempre una collaborazione tra i due?

L’interazione tra uomo e macchina c’è già e continuerà ancora a lungo. Quello che facciamo è semplificare il lavoro dell’agricoltore. Se salgo su una mietitrebbia, non devo più dirle ogni singolo passaggio da fare. Basta che le dica: "oggi voglio trebbiare grano" oppure "mais", e lei parte da sola. Non serve darle una mappa o troppe istruzioni. Grazie all’intelligenza artificiale, al trasferimento di sensori e al machine learning, la macchina riesce ad autocalibrarsi. Noi lavoriamo su queste tecnologie da otto anni: siamo leader nelle combine (mietitrebbie, ndr) proprio perché abbiamo introdotto l’IA molto prima di altri. Non siamo gli ultimi arrivati: stiamo consolidando, crescendo e accelerando. L’autocalibrazione, in particolare, ha fatto una grande differenza.

Quanto al fatto che le macchine possano sostituire del tutto l’uomo, siamo ancora in una fase di evoluzione. Io sono d’accordo con la teoria di Faggin: la coscienza umana non si può replicare, quindi l’uomo non può essere rimpiazzato. Possiamo automatizzare l’80-90% del lavoro, ma il valore aggiunto resterà sempre umano. La macchina prende in carico le attività ripetitive, che non portano valore. Così l’uomo può concentrarsi su quello che conta davvero.

In che modo queste tecnologie rendono l’agricoltura più produttiva ma anche sostenibile?

Per noi, produttività e sostenibilità vanno insieme. Tutto quello che facciamo è pensato per rispettare l’ambiente. È un’equazione semplice: se uso tecnologie di precisione, riesco ad aumentare la resa usando lo stesso terreno. Quindi sono più efficiente. Un esempio concreto è l’irrorazione green-on-brown (verde su marrone) e green-on-green (verde su verde). Spruzziamo solo dove ci sono le erbacce, non ovunque. Prima si trattava tutto, ora solo dove serve. Il vantaggio? Non solo ambientale. Anche economico. L’agricoltore risparmia prodotto, fa meno passaggi sul campo, consuma meno carburante. A fine stagione, si accorge che ha speso meno dell’anno prima. L’investimento in tecnologia si ripaga subito: i risparmi e il ritorno economico sono evidenti. E questo accelera l’adozione. Se la tecnologia è facile da usare e davvero produttiva, porta vantaggi immediati sia al lavoratore che alla terra.

Cosa significa fare R&D in una realtà come CNH?

Lavorare in un’azienda grande come CNH è un’enorme opportunità. All’inizio della mia carriera ero in un centro di ricerca pura, poi sono passata al settore industriale. Negli ultimi cinque anni, fino all’inizio del 2024, ho fatto parte del team M&A che ha guidato le acquisizioni più strategiche di CNH: Raven, Augmenta, Hemisphere. Raven, in particolare, è stata la più grande acquisizione della nostra storia. Ora sono tornata in R&D e mi trovo in un "playground" ricchissimo. Abbiamo in mano tecnologie straordinarie, e il nostro compito è incastrarle nel modo giusto per accelerare l’innovazione. Siamo nel 2025, e l’obiettivo è ambizioso: passare dall’automazione alla piena autonomia.

L’IA è il motore di questa trasformazione, e oggi abbiamo davvero tutto: fondi, hardware, software e una spinta che viene anche dai grandi player: NVIDIA ha appena annunciato Quantum, tanto per fare un esempio. Per CNH, è il momento perfetto e ci stiamo preparando a un grande lancio per Agritechnica 2025, il più importante evento del settore, dove presenteremo importanti innovazioni basate su IA e su nuovi concept di macchine.

Quali sono oggi i veri ostacoli alla trasformazione tecnologica in agricoltura?

Il primo ostacolo, interno, è sempre il cambiamento culturale. Ma devo dire che l’integrazione di aziende altamente tecnologiche ci ha aiutato moltissimo ad accelerare questo cambio di mindset. Sul fronte del mercato, la chiave è sempre il ritorno sull’investimento: l’agricoltore vuole sapere se una nuova tecnologia gli conviene. Un esempio? Se riesco a far lavorare un operatore inesperto su una macchina complessa, ho già un vantaggio. Posso superare la carenza di manodopera qualificata e aprire il settore a nuove generazioni. Rispetto al passato, c’è molto più entusiasmo. Nel 2025, anche un agricoltore tradizionale si aspetta che la macchina sia intelligente. Non deve essere perfetta come un device consumer, ma quando prende decisioni autonome, ormai non spaventa più: sorprende positivamente. Questo cambio di percezione è una grandissima opportunità per noi. L’apertura c’è, e oggi l’adozione di nuove tecnologie non è più frenata dalla paura, ma sostenuta dalla curiosità e dall’utilità.

Come si attirano i giovani in un settore che viene ancora visto come vecchio? Cosa fa CNH? 

La chiave è mescolare la nostra esperienza storica con le nuove leve. Lavoriamo a stretto contatto con le università. Dal 2021 siamo partner del MUNER (Motorvehicle University of Emilia-Romagna), con cui sviluppiamo corsi dedicati all’ingegneria dei macchinari agricoli, offrendo formazione anche sul campo. Proprio in questi giorni, ad esempio, abbiamo avviato un nuovo percorso estivo con studenti che lavoreranno sulle nostre macchine durante la stagione della trebbiatura. Le portiamo nei campi, con le macchine e la passione. Lo facciamo anche con le università di Napoli, Torino, e molte altre in Europa (come Leuven) e nel mondo (Stati Uniti, Brasile).

C’è ancora questa percezione sbagliata: che l’agricoltura sia fatta di macchine lente e vecchie. Poi spieghi che abbiamo il guidance prima del cruise control e che usiamo intelligenza artificiale avanzata e restano a bocca aperta. Da lì nasce l’interesse. Abbiamo anche tre hub in Brasile per collaborare con startup. La forza di CNH è la consapevolezza di non voler fare tutto da sola: questo ci rende aperti a collaborazioni, partnership, idee nuove. Investiamo tantissimo nei giovani. Perché è da lì che parte il cambiamento. E lo facciamo senza dimenticare il valore dell’esperienza, che ti evita tanti errori, ma ti insegna anche ad avere la mente aperta.