Come hanno visto il Coronavirus le grandi multinazionali? Dipende se ci troviamo nel quartier generale di Amazon a Seattle o a Chicago, nell'head office di Boeing. L'epidemia è stato uno straordinario volano del business per la reginetta delle websoft, il mega-supermercato virtuale fondato da Jeff Bezos che spazia dai libri al cibo fresco e ai farmaci e di cui l’e-commerce da lockdown ha gonfiato il fatturato (e le quotazioni a Wall Street) e, al contrario, un cigno nero azzera-ricavi per il produttore americano di aerei. Colosso che con le compagnie di tutto il mondo a terra ha visto crollare le proprie revenue del 26% nel primo trimestre del 2020, mentre i contagi hanno spinto gli Stati a chiudere tutte le frontiere, bloccando quindi il trasporto di passeggeri.
Fra le più grandi multinazionali del mondo, con fatturato superiore ai tre miliardi di dollari, c’è chi ha beneficiato dalla diffusione dell’epidemia di Covid-19 e chi invece ha visto i propri Ceo essere costretti in alcuni casi a bussare alle porte delle cancellerie nazionali per accedere agli aiuti statali o a bloccare le produzioni per non essere costretti a portare i libri in tribunale. O, ancora come nel caso delle compagnie petrolifere, a cancellare tutti gli investimenti programmati per riequilibrare i saldi finanziari.
Secondo il rapporto dell’Area studi Mediobanca sull’impatto del Covid-19 sul primo trimestre 2020 delle grandi corporation, i settori che sono stati immuni e che anzi, in alcuni casi eclatanti, grazie al Coronavirus hanno pure incrementato i propri ricavi sono stati l’hi-tech delle websoft e dell’elettronica (+17,4% e +4,5%), la grande distribuzione (+9,1%), il Big Pharma (+6,1%), i pagamenti elettronici (+4,7%) e il food, una commodity (+3,4%) anche per il mondo rinchiuso forzatamente nelle quattro mura di casa.
Quindi grazie ai servizi web e software offerti, in cima alla lista di chi si è rafforzato con il Coronavirus ci sono i campioni a stelle e strisce del Nasdaq Amazon, Alphabet (Google), Microsoft e Apple, i colossi della grande distribuzione organizzata come la francese Carrefour, l’olandese Ahold Delhaize e l’australiana Woolworths che hanno raccolto i frutti dell’effetto “stoccaggio” di beni di prima necessità da parte dei consumatori preoccupati dalla diffusione dell'epidemia. O, ancora, i gruppi farmaceutici Johnson&Johnson, Roche e Bayer che hanno registrato l’impennata della domanda di antivirali per trattare il Covid, le varie Visa, PayPal e MasterCard, i cui ricavi sono stati favoriti dalla “distanza” per mettere a segno le transazioni dal divano di casa, le asiatiche Samsung Electronics e Huawei sostenute dalla forte richiesta di semiconduttori e microprocessori e, infine, il colosso alimentare svizzero Nestlè.
Chi invece brinda ora alla graduale riapertura dei bar e dei ristoranti, allo sblocco generale della libera circolazione e, in generale, al progressivo scongelamento dell’economia nella fase chiamata “di convivenza con il virus” sono le grandi corporation che appartengono invece al settore dell’aeronautica, dell’energia, della moda, dell’automotive, delle telecomunicazioni, del comparto media&entertainment e del beverage. Colossi per cui la fotografia dei bilanci nella prima parte dell’anno ha visto cali dei fatturati anche a due cifre. E quindi, oltre ai giganti dei cieli Boeing e alla concorrente europea Airbus, in primis i grandi gruppi petroliferi PetroChina, Shell e British Petroleum, i big della moda Lvmh, Adidas ed EssilorLuxottica e i player delle quattroruote Volkswagen, Daimler-Mercedes e Ford.
La chiusura dei negozi ha poi pesato sulla vendita di telefonini, (fattore di cui hanno risentito le varie China Mobile, At&t e Verizon) e le serrande abbassate dei locali pubblici ha contratto i consumi di bevande fuori casa (effetti sui bilanci della statunitense Pepsi e del colosso belga della birra Anheuser-Busch InBev). Infine, nonostante l’aumento degli abbonamenti e dei consumi del “mondo a casa” che ha chiesto informazione e intrattenimento, il crollo dei ricavi pubblicitari (le spese per l’advertising sono le prime voci ad essere aggredite dale forbici delle aziende in periodi di contrazione dell’economia) ha pesato sui fatturati di ComCast, ViacomCBS e Discovery. Per questo secondo gruppo di multinazionali il Coronavirus sarà davvero un brutto ricordo.
@andreadeugeni
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