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Economia
Mediobanca, la Bce stoppa Del Vecchio: no alla scalata oltre la soglia del 20%
Leonardo Del Vecchio, patron di Luxottica

Mediobanca, la Bce stoppa Del Vecchio

La Bce avrebbe dato parere negativo alla Delfin di Leonardo Del Vecchio per aumentare la sua partecipazione in Mediobanca oltre l’attuale 19,4% e fino – si dice – al 25%. L’indiscrezione, raccolta da Mf, al momento non trova riscontri ufficiali, anche se la replica di Andrea Enria rappresenta un’indiretta conferma di quanto accaduto: "Non posso commentare e anche se lo sapessi non lo confermerei" ha detto. Per poi aggiungere il vero parere della commissione europea bancaria: "Non c'è una regola che si applica solo a Mediobanca – ha detto Enria - ma ci sono regole che si applicano a tutte le banche e non ci sono limiti che riguardano la natura degli investitori".

Che cosa significa l’altolà della Bce?

Quando Enria sostiene che ci sono “regole che si applicano a tutti” dice la verità: salire oltre il 20% del capitale di Mediobanca costringerebbe la Delfin di Del Vecchio, società con sede in Lussemburgo, a dotarsi di requisiti precisi di compliance. E il messaggio che passa da Francoforte, dunque, è che forse – almeno per ora – questi requisiti non sono minimamente rispettati.

Significa che Del Vecchio esce definitivamente sconfitto, dopo la débâcle in Generali? Forse è tutta la narrativa intorno alle partite finanziarie italiane a essere eccessivamente votate all’antagonismo a ogni costo. Piuttosto, quello che viene definitivamente messo in soffitta è la vocazione “salottiera” della nostra economia. Dunque, se per decenni Mediobanca ha rappresentato il salotto buono della finanza, con la presenza di Piazzetta Cuccia in quasi tutti i cda più rilevanti, progressivamente Alberto Nagel ha abbandonato i patti di sindacato e ha riposizionato il business

Mediobanca e Generali

Per una casualità che però fa sorridere, oggi tra l’altro scade anche il prestito-titoli che Piazzetta Cuccia aveva sottoscritto con Bnp per ricevere il 4,42% del capitale votante di Generali. Ebbene: Mediobanca poteva rinnovare questo prestito oppure far tornare le azioni dal proprietario. Optando per questa seconda strada ha di fatto reso chiaro quale sia l’intento per i prossimi mesi a venire. Non una gestione turbolenta, ma la necessità di trovare una pace duratura. La polemica sui comitati pare archiviata, ma è naturale pensare che serva ulteriore tempo per ricomporre una frattura che non conviene a nessuno. Intanto però Affaritaliani.it può ricostruire che non è in agenda la cessione della quota di Generali, come era circolato nei giorni scorsi, da parte di Mediobanca. 

La trimestrale di Generali

Domani 19 maggio il Leone comunicherà al mercato i risultati dei primi tre mesi del 2022. "Ci attendiamo un risultato operativo stabile", commentano gli analisti di Banca Akros che confermano la raccomandazione "accumulate" sul titolo del Leone di Trieste, con un target price di 21 euro. Nel dettaglio, l'utile operativo dovrebbe attestarsi a 1,59 miliardi di euro contro quota 1,61 miliardi dell'analogo periodo 2021 e gli 1,55 del consensus. Secondo le stime di Akros, l'utile netto trimestrale dovrebbe calare a 710 milioni rispetto ai 651 milioni attesi dal mercato. "L'utile dovrebbe scendere dell'11% in scia alle svalutazioni che abbiamo calcolato e che sono relative all'esposizione Russia e Ucraina", segnalano gli esperti.

 

 

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