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Economia
Riciclo degli inerti, pubblicato il nuovo decreto End of Waste: è polemica
Operai cantiere

ANPAR, che fa parte di Assoambiente, condivide i timori degli addetti ai lavori sul nuovo Decreto End of Waste

L'End of waste, cioè la Cessazione della qualifica di rifiuto, si riferisce al procedimento per cui un rifiuto, sottoposto a un processo di recupero, perde la qualifica di rifiuto per acquisire quella di prodotto. Il nuovo Decreto del Ministero della Transizione Ecologica del 27/09/2022 n. 152  regolamenta, tra gli altri, gli scopi specifici di usabilità, la dichiarazione di conformità, la modalità di detenzione dei campioni e il sistema di gestione. 

Ma gli operatori del settore sono in allarme e dicono: “Per evitare il collasso del settore riciclo inerti è necessario avviare da subito un tavolo ministeriale per verificare i criteri di monitoraggio”. La nuova normativa, infatti, condanna circa 32 milioni di tonnellate di scarti a finire in discarica, bloccando di fatto la filiera del riciclo. L’errore di fondo segnalato dagli operatori è che il nuovo regolamento non opera alcuna distinzione in base agli usi a cui gli aggregati sono destinati, in contrasto con le norme di prodotto UNI che ne regolano gli impieghi.

Anche ANPAR, l'Associazione Nazionale Produttori di Aggregati Riciclati, che fa parte di Assoambiente, commenta: "Chiediamo al Ministero della Transizione Ecologica la convocazione immediata di un tavolo per concertare l'avvio e le modalità di verifica dei criteri di monitoraggio". 

Secondo i dati ISPRA, il settore del recupero inerti gestisce circa il 48% dei rifiuti speciali prodotti a livello nazionale e, ad oggi, aveva raggiunto e superato gli obiettivi di riciclo dettati dalla UE, attestandosi a quota 78% di recupero.

Questi risultati sono minacciati dal regolamento atteso a lungo da tutta la filiera, che di fatto introduce parametri, requisiti e controlli che si traducono in una restrizione nazionale, non effettivamente giustificata da motivi di interesse pubblico legati alla tutela dell’ambiente o della salute. 

Inoltre, l’apertura introdotta dal Ministero della Transizione Ecologica con una transizione di sei mesi per la verifica dei criteri End of Waste si sovrappone con il transitorio per il necessario adeguamento dei provvedimenti autorizzativi in essere, generando un intoppo normativo.

Se non si interviene con un rapido chiarimento in materia, si impedirà agli impianti di proseguire la propria attività e di proseguire non solo con il recupero di questi rifiuti, ma anche con l’attività di conferimento di rifiuti inerti, qualora non conformi ai nuovi disposti normativi.

ANPAR, che condivide l’attenzione per i parametri con potenziale incidenza sulla salute umana e sull’ambiente, ritiene necessaria una rapida valutazione degli effetti concreti di questi limiti prudenziali sull’efficacia del meccanismo di economia circolare attivato dalla regolamentazione, per scongiurare effetti di forte riduzione dei quantitativi di questi rifiuti effettivamente avviati al recupero.

Questo produrrebbe dirette ricadute sull’intero settore delle costruzioni, dal recupero inerti fino ai cantieri per la realizzazione del piano di opere strategiche previste nel PNRR.

Pesanti saranno le ricadute gestionali della norma: circa l'80% dei rifiuti inerti, oggi recuperati, finiranno in discarica (circa 32 milioni di tonnellate di rifiuti inerti non pericolosi), senza contare l’impatto occupazionale, con migliaia di addetti che perderanno il loro impiego, e quello economico, con centinaia di milioni di fatturato persi nella filiera del riciclo.

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