Economia
Russia, il "made in Italy" resta da Putin. Metà dei grandi marchi non scappa



Le sanzioni non sembrano aver spaventato le aziende del nostro Paese. In molte sono rimaste attive nonostante tutto
Guerra Russia Ucraina, le aziende italiane a Mosca resistono
Le aziende italiane resistono a tutto e rimangono in Russia. Questo è quanto emerge da uno studio dell'Università di Yale che ha elaborato un database sulle strategie di permanenza nel Paese di un migliaio di multinazionali, distinte a seconda della decisione di restare o di andarsene dopo l’invasione dell'Ucraina del 24 febbraio. Emerge così - si legge sul Fatto Quotidiano - che la ritirata dalla Russia non sembra d’attualità per metà delle 35 maggiori aziende italiane attive nella Federazione guidata da Putin. L’università ha inserito tra le aziende che paiono fare orecchie da mercante alle sanzioni internazionali marchi come Calzedonia, De Cecco, Diadora e Giorgio Armani.
Contattate dal Fatto queste imprese non hanno risposto. Nello stesso elenco appaiono pure Benetton, Diesel, Menarini e Unicredit che però a vario titolo smentiscono l’elenco americano. Tra le multinazionali che secondo Yale invece “temporeggiano” ci sarebbero Barilla, Campari, Delonghi e Geox. Mentre Intesa Sanpaolo valuta le opzioni e Maire Tecnimont fermerà tutte le attività entro fine giugno. Alcune imprese non accettano però la classificazione di Yale. Tra queste Benetton: “Il gruppo ha sospeso tutti i programmi di sviluppo in Russia, destinando gli investimenti previsti in assistenza umanitaria al popolo ucraino, ha donato capi ai profughi e si è impegnato per fornire protezione e supporto ai rifugiati in Italia, ma ha deciso di proseguire le attività commerciali in Russia, dove i suoi negozi danno impiego a oltre 600 famiglie".