Visco: euroscetticismo crescente. Rischio paralisi politica mai così elevato - Affaritaliani.it

Economia

Visco: euroscetticismo crescente. Rischio paralisi politica mai così elevato

E in Italia? "Serve un aumento del potenziale di crescita dell'economia e della crescita effettiva per ridurre il debito pubblico"

"A 60 anni dalla firma dei trattati di Roma, il rischio di paralisi della politica in Europa non è mai stato così elevato prima d'ora". L'allarme arriva dal governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, alla decima conferenza Farnesina-Bankitalia con i delegati e gli addetti finanziari accreditati all'estero, aggiungendo che il rischio paralisi "richiede una risposta unitaria".

"Non si può ignorare come l'euroscetticismo, che è crescente anche se non maggioritario, rischia di condizionare la capacità delle istituzioni europee di procedere all'integrazione, assolutamente necessaria", ha proseguito Visco. Inoltre, ha aggiunto, "la manifesta incompletezza dell'Unione rischia di creare pericolose spinte centrifughe".

Basti pensare che "Brexit e politiche non definite degli Usa sono stati interpretati come potenti viatici per rinnovare istanze disgregatrici delle istituzioni europee. In una Unione ancora solo di fatto i problemi fanno presto a diventare comuni e, in quanto tali, richiedono una guida comune", ha concluso il governatore. "Rischi piu' elevati per le prospettive di medio termine dell'area dell'euro e dell'Italia", ha avvertito poi Visco, "potrebbero derivare dall'accentuarsi di un un clima di incertezza e di pessimismo, che puo' scoraggiare i piani di spesa di famiglie e imprese e ostacolare il ritorno a un sentiero di crescita economica continua, bilanciata e sostenuta".

Le politiche di Donald Trump negli Stati Uniti, ha spiegato ancora il governatore della Banca d'Italia, possono incidere negativamente sul commercio globale e rendere meno graduale l'innalzamento dei tassi da parte della Federal Reserve. "Nell'attuale situazione dell'economia statunitense, non lontana dalla piena occupazione, un'eventuale forte espansione fiscale rischierebbe di avere effetti pro-ciclici. In tal caso, il processo di normalizzazione delle condizioni monetarie da parte della Riserva federale potrebbe risultare meno graduale", ha aggiunto il governatore della Banca d'Italia.

"Il conseguente apprezzamento del dollaro e l'aumento dei tassi d'interesse a medio-lungo termine, che finora sono stati contenuti, potrebbero accentuarsi e riverberare i loro effetti sui mercati internazionali", ha affermato ancora. E uno scenario di questo genere produrrebbe effetti negativi sulle economie emergenti, in cui le imprese hanno accumulato, ancora negli ultimi anni, nuovi debiti denominati in valuta estera.

E l'Italia? Il sentiero di riduzione del nostro debito pubblico, assai elevato in assoluto e in rapporto al prodotto, "passa necessariamente attraverso un aumento del potenziale di crescita dell'economia e della crescita effettiva". "Solo percorrendo questa via - ha concluso Visco - sarà possibile mantenere la credibilità sui mercati finanziari ai quali dobbiamo ricorrere non solo per finanziare il disavanzo ma anche per il rinnovo del debito che ogni anno viene a scadenza". "È evidente che la demografia non ci aiuta, e non ci aiuta certo la lentezza con cui ci siamo adeguati e ancora ci adeguiamo - nelle imprese, nella società, nella politica - ai grandi cambiamenti degli ultimi 20-25 anni. Ma se si resta fermi, e se ci si ferma laddove qualcosa sembra essersi mosso, sul fronte dei cambiamenti, delle innovazioni nella struttura, nel funzionamento dell'economia, si rischia ancor più di non riuscire a conseguire l'obiettivo, che ritengo primario, di un deciso innalzamento del tasso di occupazione".