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Esteri
Cina, l'economia spaventa Xi (e mondo): disoccupazione record, consumi a picco

Disoccupazione record e crollo dei consumi: l'economia cinese inquieta il mondo

Disoccupazione da record, vendite al dettaglio e consumi al minimo, investimenti a picco. I nuovi dati economici preoccupano la Cina. E, di riflesso, tutto il mondo Italia compresa viste le già numerose difficoltà economiche collegate alla coda della pandemia da Covid-19, nonché alla guerra in Ucraina e alla fortissima inflazione su materie prime ed energia. Ora, da Pechino, rischia di arrivare il colpo letale. Doppio, peraltro, sia nei confronti del presidente Xi Jinping sia nei confronti dell'economia globale. 

Iniziamo dai numeri. Intanto da quelli legati alla disoccupazione, che ad aprile è stato pari al 6,1% un dato vicinissimo a quello storico che si registrò nel febbraio 2020 (6,2%), quando scoppiò la pandemia. Con tutti gli annessi rischi sociali legati a questo dato, che potrebbe essere al ribasso visto come tradizionalmente i lavoratori migranti sfuggano ai rilevamenti ufficiali. Particolarmente allarmante il dato riguardante i giovani tra i 16 e i 24 anni, dove il tasso di disoccupazione raggiunge il 18,2%.

Ma gli analisti cinesi sono particolarmente preoccupati dalle vendite al dettaglio, che ad aprile hanno registrato un tonfo dell'11,1% su base annuale. E' il secondo mese di seguito che si rileva un dato negativo di questo indice (a marzo vi era stato un -3,5%). Giù anche la produzione industriale (-2,9%), soprattutto nelle aree del delta del fiume Yangtze e nel nord est della Cina. Entrambe le aree sono state soggette a drastiche misure anti-Covid dopo il rilevamento dei focolai di Jilin e Shanghai. Ma il calo è generalizzato, con le vendite dell’immobiliare a sprofondare del 46,6%.

La strategia Zero Covid di Xi affossa l'economia cinese

Il segnale in arrivo dai dati è chiaro, oltre che sfaccettato. Intanto, sempre partendo dai numeri, pare evidente come raggiungere l'obiettivo di una crescita del 5,5% nel 2022 come stabilito dalle recenti "due sessioni" (l'evento più importante a livello legislativo dell'anno politico cinese) sia difficile se non impossibile da raggiungere. A livello macro, appare altrettanto evidente come sia ancora lontano lo storico obiettivo di completare la transizione del sistema economico cinese da "fabbrica del mondo" a società di consumi.

Il mercato interno, in enorme crescita negli ultimi decenni, non basta a ora a sorreggere l'economia ancora basata sulle esportazioni e sugli investimenti infrastrutturali a debito. Il leggero aumento degli investimenti infrastrutturali aumento degli investimenti infrastrutturali rivela inoltre la reticenza delle autorità a puntare ancora una volta sulla vecchia strategia dei finanziamenti negli asset fiossi che, se da una parte ha permesso al paese di superare varie fasi di crisi, dall’altra ha fatto schizzare il debito dei governi locali.

Ma c'è anche un enorme dato politico. La causa principale dei preoccupanti numeri sull'economia cinese sembra essere, oltre agli effetti della guerra in Ucraina, soprattutto la strategia zero Covid di Xi Jinping. Sono infatti proprio i lockdown imposti per contenere la diffusione della variante Omicron ad affondare l'economia cinese. Tanto che l'establishment del Partito comunista cinese ha espresso serie preoccupazioni, a partire dal premier Li Keqiang. E nonostante le direttive di Xi Jinping, che ha deciso di proseguire fino alla fine con la sua strategia anche a fronte delle conseguenze economiche.

Tra voci di movimenti anti Xi in Cina e impatto globale del rallentamento di Pechino

Sin dall'inizio Xi ha presentato quella contro il coronavirus come una guerra da vincere contro il "demone" Covid. Una guerra da vincere a tutti i costi non solo e non tanto per aspetti economici, ma anche e (forse, iniziano a temere in molti) soprattutto per avere una importante medaglia da presentare sul campo in vista del XX Congresso del Partito in programma il prossimo autunno. Ma per appuntarsi quella medaglia sta rischiando di pregiudicare la crescita economica.

Per questo, secondo diverse voci, frammenti del Partito stanno cercando di allentare le politiche di Xi e rivedere quantomeno dei pezzi della sua campagna di rettificazione, lasciando una briglia meno stretta ai colossi immobiliari o a quelli digitali. Anche perché è proprio sulla tenuta economica che si fonda il patto sociale tra Partito e popolazione cinese. E c'è anche chi parla di trame più o meno reali che potrebbero a mettere a rischio il terzo mandato del "nuovo timoniere". In mezzo, di certo lo spauracchio di un altro capitolo di crisi con riflessi a livello globale.

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