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Esteri
Dopo Fidel, Mario Baccini: "Cuba non diventerà un parco giochi"


La morte di Fidel Castro è un evento di portata mondiale che fa i conti con la storia. Luci e ombre della vita e delle scelte politiche di un leader dal carisma imponente faranno da sfondo ad una cerimonia mediatica che si consumerà al tempo dei social media come un rito di purificazione nel passaggio da un’epoca ad un’altra, ma che in realtà influisce ben poco sulla contingenza della realtà economica.

Infatti per l’economia cubana e per l’Isla sullo scacchiere geopolitico il cambiamento è un processo che ha avuto il suo inizio con la visita di Giovanni Paolo II alla fine degli anni novanta e che tra frenate e slanci continua in una prospettiva determinata da una diplomazia costante ed operosa tesa ad espandere le relazioni commerciali e a superare quell’embargo che la costringe in un assetto ormai antistorico. Molti hanno confuso il valore della rivoluzione con il comunismo: la ricerca della indipendenza del popolo cubano per necessità si è tradotta in un quadro geopolitico rigido che ha compreso Cuba all’interno di un’alleanza strategica per la sopravvivenza.

Il carisma di Fidel ha traghettato in questi anni Cuba in un lungo processo di indipendenza verso il libero mercato senza svendite. I presidenti di molte nazioni come Lula e Chavez lo hanno ascoltato e con lui hanno fatto fronte comune proprio grazie alla forte personalità, come ho potuto constatare personalmente durante l’insediamento del presidente brasiliano. Le ragioni del passaggio di poteri da Fidel a Raul Castro hanno segnato una continuità in questo processo in cui con sacrificio, soprattutto della popolazione, ha impedito che Cuba venisse depredata da potenze e mercati stranieri portando avanti allo stesso tempo programmi di crescita e sviluppo e aree di libero scambio come il Porto di Mariel, con la prospettiva di ampliamento che presuppone la fine dell’embargo,  per gestire lo sviluppo e la voglia di imporsi come nazione.

Sbaglia chi pensa che cuba dopo Castro sarà preda di un liberismo rapace, sbaglia chi crede che da domani l’Avana diventerà il parco giochi in franchising di un tycoon straniero, il governo in questi anni ha praticato una attenta selezione di investitori e progetti per tutelare il proprio patrimonio economico e sociale. Sicuramente il processo di sviluppo a favore della popolazione migliorerà come sono migliorati i rapporti con gli Stati Uniti e in virtù delle attività diplomatiche anche i progetti di autoimpresa così come l’abolizione dell’embargo potranno migliorare le condizioni di vita ma sbaglia ancora chi pensa di trovare approdo facile per depredare.

La rivoluzione di Fidel Castro ed  Ernesto ‘Che’ Guevara  ha segnato un’epoca che non tramonta con la scomparsa di un uomo perché proprio quella fierezza e quell’orgoglio di riposto nella cultura e nella identità che hanno segnato il 1959 possono portare Cuba a diventare la guida di  tutto il Centro e il Sud America così come Castro era ascoltato e seguito dai presidenti di quelle nazioni.

Nel maggio 2003 dicevo di essere convinto che la soluzione politica dei problemi dell’Argentina passasse attraverso Cuba, oggi dopo il crack e i problemi del debito azionario, le estradizioni negate, e la riapertura dei negoziati grazie al recupero dei legami culturali con l’elezione di Mauricio Macri, lo ribadisco. L’eredità lasciata da Castro è nel processo di indipendenza e conservazione della unicità di Cuba, sempre più difficile e complesso, ma necessario alla sopravvivenza della stessa Isola. Il ruolo dell’Italia in questo processo potrebbe diventare determinante in ragione dei legami che grazie alla ‘doppia diplomazia’ vaticana e italiana non hanno mai smesso di tessere buone relazioni tra i due Paesi. In queste dinamiche ho avuto una parte privilegiata, prima, in virtù dell’incarico istituzionale che nel 2003 ricoprivo come sottosegretario agli esteri con delega per le Americhe e gli istituti di cultura nel mondo allorquando riaprimmo i negoziati con il governo cubano e Fidel Castro con la prospettiva di aprire una sede dell’istituto di cultura italiana a l’Avana in occasione della inaugurazione di un orfanotrofio delle suore Brigidine e grazie alla mediazione di Eusebio Leal Spengler, historiador de l’Avana. Il secondo qualche anno fa con la firma dell’accordo con il Banco de Comercio di Cuba e l’Ente Nazionale per il microcredito per sviluppare programmi di sostegno all’autoimpresa con società miste pubblico private seguendo le linee della cooperazione allo sviluppo del Ministero degli affari esteri e del Governo.

La mia personale passione per i sigari cubani mi ha portato a voler approfondire la conoscenza di un popolo e di una nazione che mirano alla indipendenza quotidiana in una lotta continua contro le regole di un mercato liberista troppo rapace anche per gli Stati europei  che fino a ieri rischiavano di dover sottostare passivamente agli accordi del TTIP, figurarsi per un’economia fragile e giovane come quella cubana . Quello che nella mia esperienza ho potuto intuire è la naturale fatica di un popolo che ha voglia di progresso e tecnologia, che è ricco di cultura e di orgoglio e che avrebbe una naturale evoluzione in una economia sociale e di mercato controllata.

L’Italia per sua vocazione sostiene  questa trasformazione e negli ultimi anni non ha sicuramente fatto mancare il suo supporto anche con la presenza di imprenditori e politici, recentemente anche il presidente del Consiglio dei ministri ha visitato l’Avana. Inoltre da qualche anno si consolidano i rapporti economici e le partnership tra imprese, da qualche giorno anche la nostra compagnia di bandiera  ha riaperto voli diretti per effetto della riapertura delle frontiere e dell’ambasciata americana sull’Isola. Un processo dunque in evoluzione che avrà sicuramente un’accelerazione con il definitivo decadimento dell’embargo, che con una punta di piacere ricordo fu annunciato il 14 dicembre di due anni fa da Obama e che forse per caso o forse per fortuna ho avuto modo di ascoltare insieme ad Aleida Guevara March che commentò al telefono con Castro questa prima apertura naturalmente con Hasta la victoria siempre!

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cuba dopo fidel castro





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