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Esteri
Guerra in Ucraina, ora trema la Moldavia. Le mani di Putin sulla Transnistria

Guerra in Ucraina, si apre un nuovo fronte in Transnistria mentre Putin arruola anche Lukashenko

La guerra si allarga. E Vladimir Putin "arruola" qualche alleato. Suo malgrado. A partire dalla Bielorussia, con il presidente Aleksandr Lukashenko che al termine del colloquio con il presidente russo ha dichiarato che l'Ucraina aveva intenzione di attaccare Minsk "se non fosse intervenuta la Russia". Ricostruzione che appare quantomeno fantasiosa, ma che serve da giustificazione per l'entrata in guerra che il partner, o meglio vassallo, di Putin voleva evitare perché ha paura che a casa riprendano le proteste che lo avevano quasi disarcionato un anno e mezzo fa.

E poi c'è la Transnistria, nome che a molti dice finora poco ma che in breve tempo potrebbe dire moltissimo. Sì, perché la piccola repubblica filorussa, indipendente de facto ma per le Nazioni Unite e un po' tutto il mondo parte della Moldavia, rischia di diventare il cavallo di troia di un'ipotetica estensione dell'azione di Mosca oltre l'Ucraina e verso il cuore dell'Europa. Nell'ambito della guerra in Ucraina, la Transnistria potrebbe diventare un fronte supplementare per la conquista dello strategico porto di Odessa, distante appena 104 chilometri da Tiraspol, capitale dell'autoproclamata repubblica filorussa. E a Chisinau, capitale moldava, ora nessuno è tranquillo.

Dopo l'Ucraina tocca alla Moldavia? Esercitazioni militari russe nella repubblica separatista della Transnistria

I movimenti sono già più che concreti. Nelle scorse ore i militari del gruppo operativo delle forze armate russe già presenti nella regione separatista moldava della Transnistria per svolgere delle esercitazioni volte a simulare il contrasto di attacchi aerei. Le missioni di addestramento al combattimento sono state elaborate nell'ambito della competizione "attacco di Suvorov". Da ricordare che con la scusa di esercitazioni congiunte con la Bielorussia partì un contingente dell'attacco di Mosca diretto verso il Donbass prima e il resto dell'Ucraina poi. Secondo lo stato maggiore ucraino, la Russia potrebbe persino impiegare nel conflitto con Kiev fino a 800 truppe delle circa 1.500 stanziate in Transnistria. E dire che la sua indipendenza non è riconosciuta neppure da Mosca.

Dov'è e che cos'è la Transnistria

Fino a pochi giorni fa la Transnistria era conosciuta soprattutto come meta turistica sui generis, una sorta di macchina del tempo in grado di riportare i più avventurosi ai tempi dell'Unione Sovietica. Abitata da poco più di mezzo milione di persone, questa piccola lingua di terra tra la Moldova, di cui fa formalmente parte, e l'Ucraina, è l'ultimo Paese al mondo ad avere la falce e martello nella bandiera. E sono centinaia i viaggiatori che vi si recano ogni anno per ammirare le imponenti architetture sovietiche e i busti di Lenin disseminati per il suo piccolo territorio.

Il governo moldavo, nel timore di essere la prossima preda nel mirino del Cremlino, si è affrettato a chiedere l'adesione dell'Unione Europea. E a Chisinau si sono visti nei giorni scorsi l'Alto Rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell, e il capo della diplomazia Usa, Antony Blinken. Eppure quando, dopo l'annessione della Crimea, le autorità di Tiraspol chiesero di essere a loro volta inglobate dalla Russia, Mosca rispose che non era nell'interesse della Federazione.  Mosca aveva mandato i suoi uomini come forza di pace dopo il conflitto del 1992, durato alcuni mesi e costato oltre 4.000 morti, che segnò la separazione dalla Moldova, diventata indipendente e non intenzionata a restare intrappolata nel socialismo reale. Da allora i soldati sono rimasti lì, per controbilanciare la Romania, Paese Nato con una forte influenza sulla Moldova che, come Mosca, aveva addestrato e armato una delle due fazioni in lotta.

Tra le esercitazioni svolte nelle settimane scorse dalla Russia in vista dell'invasione, una, conclusa il 2 febbraio, ha avuto come teatro proprio la Transnistria. Mosca ha affermato che scopo delle manovre era proteggere i loro cittadini nella repubblica separatista. Dal 2002 il Cremlino ha infatti cominciato a rilasciare passaporti ai residenti della Transnistria, in maggioranza russofoni, mossa che suscitò le ire di Kiev e Chisinau. Sembra insomma pronta la stessa retorica utilizzata per giustificare l'invasione in Ucraina. Col rischio che la guerra si sposti ancora di più vicina ai confini dell'Unione Europea e della Nato.

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