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Esteri
Putin censura anche "l'italiano" Urgant: teme di perdere la guerra mediatica

Il bavaglio del Cremlino e la guerra della comunicazione

Nel dramma dell'Ucraina, si acuisce il problema della libertà di stampa in Russia. L'ultimo episodio riguarda il conduttore della tv di Stato Ivan Urgant, la cui trasmissione sulla televisione di Stato Pervyj kanal è stata sospesa dopo le sue critiche all'invasione dell'Ucraina da parte dell'esercito di Putin. Tuttavia, prendersela con i giornalisti è il chiaro sintomo della debolezza del regime di Vladimir Putin, militarmente coriaceo, ma in grande difficoltà nella sfida comunicativa contro Volodymyr Zelensky, ex attore che conosce bene certi meccanismi.

Chi è Ivan Urgant, russo ma Cavaliere della stella d'Italia!

Giornalista, attore e musicista 43enne, nel nostro Paese Ivan Urgant è noto soprattutto per le sue parodie dell'Italia anni '80 e del Festival di Sanremo. Le abbiame scoperte nell'esilarante programma di San Silvestro “Ciao 2020”, tutto in italiano maccheronico con sottotitoli russi. Un trionfo di trash andato in onda alla fine del primo anno di pandemia e capace di strappare molte risate anche in una situazione molto difficile, da tutti i punti di vista. Il successo del programma è stato tale che lo scorso settembre l'ambasciatore italiano a Mosca Pasquale Terracciano ha conferito a Urgant l’onorificenza di Cavaliere della stella d'Italia! A fine anno, c'è stato il bis con “Ciao 2021”, che ha ottenuto analoghi consensi  l'Italia, la nostra musica e i nostri cantanti sono molto amati dai russi e la divertente parodia di Urgant, che quando recita la parte dell'italiano si fa chiamare Giovanni Urganti, ha davvero colto nel segno.

Ciao 2021: Giovanni Urganti canta “Musica, ritmo e stile”
 

 

Lo sberleffo (in italiano) alle ambizioni di Putin

Urgant conduce sulla tv pubblica il programma “Evening Urgant”, la cui sospensione (temporanea?) ha fatto accendere un forte allarme. Essendo nota l'idiosincrasia di Putin nei confronti della stampa libera e delle critiche politiche, molti hanno messo in relazione l'improvviso stop della trasmissione con la presa di posizione del conduttore, che ha pubblicamente dichiarato la propria contrarietà all'invasione dell'Ucraina attraverso i suoi canali social. C'è anche chi ricorda che, proprio nel corso di “Ciao”, c'era stato uno strano sketch con un cantante che affermava di esibirsi “per la gloria del Grande Impero Romano”: un riferimento nemmeno troppo velato al sogno della “Grande Russia” che animerebbe le azioni di Putin.

 

I Maneskin ospiti di "Evening Urgant"
 

 

A Mosca c'è già una lista dei giornalisti nemici

Dai vertici della televisione russa si spiega che “per il momento Urgant non è stato licenziato”, con quello che è tutt'altro che un messaggio chiarificatore. Non contento del suo rigido controllo sull'informazione, il regime di Putin ha deciso un ulteriore giro di vite, intimando a Roskomnadzor (l'authority delle telecomunicazioni), di eliminare le “fake news” sull'invasione ucraina e di presentare l'intervento militare con una “campagna di liberazione”. Un diktat che si applicherebbe anche attraverso multe salatissime, oltre i 50.000 euro, a chi oserà agire diversamente. C'è già una vera e propria lista di proscrizione. L'accesso alle testate Ekho Moskvy, InoSMI, Mediazona, New Times, TV Rain, Svobodnaya Pressa, Crimea Realties, Novaya Gazeta, e Leninizdat sarà “limitato” proprio in ragione di quanto hanno pubblicato sul conflitto in Ucraina.

Il Cremlino attacca anche Facebook, che si ribella

“In guerra, la prima vittima è la verità”. Lo diceva il drammaturgo greco Eschilo, vissuto dal 525 a.C. al 456 a.C., ed è ancora drammaticamente valido nell'era dell'infodemia e del (presunto) accesso illimitato a qualunque informazione. Infatti, nemmeno i social sfuggono alla censura del Cremlino, che ha ordinato a Facebook di fermare il suo fact-checking indipendente sui post di quattro profili gestiti dallo Stato. A fronte del "nyet" ricevuto, anche l'accesso a questa piattaforma è stato limitato. Dal quartier generale di Zuckerberg fanno sapere che “i cittadini russi comuni stanno usando le nostre app per esprimere se stessi e organizzarsi per agire, vogliamo continuare a far sentire le loro voci”. Ci riusciranno? La sensazione è che la Russia intenda davvero inasprire la pressione sull'informazione, per sostenere una posizione che per molti è decisamente insostenibile.

Sul piano mediatico, sta vincendo Zelensky

La rozza strategia comunicativa di Putin avrà successo? Se sul piano bellico la Russia gode di un vantaggio soverchiante, con un rapporto di 10 a 1 rispetto all'esercito ucraino, su quello comunicativo è opinione diffusa che sia Zelensky quello che sta inchiodando all'angolo il suo contendente, ne ha scritto anche Luca Poma su Affaritaliani.it (leggi qui il suo articolo). Benché da un minuto all'altro si rincorrano rumors sulla sua imminente caduta, il presidente ucraino sin qui è riuscito a smentirli tutti, comparendo davanti alle telecamere in tuta mimetica e decisamente determinato a non arrendersi. Ha respinto l'esplicita proposta di Putin di ritirarsi in cambio di un cessate il fuoco che gli avrebbe risparmiato la vita, ma sarebbe costato la libertà al suo popolo. Resiste, pur sapendo bene di essere un serio candidato a fare una bruttissima fine. Con tutte le critiche che prima di questa guerra si potevano muovere anche all'Ucraina, il coraggio e la dignità dimostrate nell'occasione non possono essere negate.

La questione dei “nazisti ucraini” e la reazione del presidente (ebreo)

Tra le critiche più frequentemente rivolte all'Ucraina c'è la presenza di nutriti gruppi neonazisti nei gangli della società e del potere. La connivenza dura fin dalla Seconda Guerra Mondiale, quando ben 1,6 milioni di ebrei furono massacrati nella sola Ucraina dalle milizie di Hitler, ma con il decisivo aiuto dei collaborazionisti locali. Il fatto che non vi siano stati processi ai colpevoli di tali crimini ha comprensibilmente alimentato le polemiche. Tuttavia, quando Putin ha parlato della necessità di invadere l'Ucraina per “denazificarla”, Zelensky gli ha efficacemente ricordato di essere ebreo, nonché nipote di un colonnello che ha combattuto i nazisti nelle fila dell'Armata Rossa. Non solo. All'inizio del suo mandato, il ruolo di primo ministro era sulle spalle di Volodymyr Groysman, anch'esso ebreo. Pertanto l'Ucraina era l'unico Paese (oltre a Israele) con due ebrei nelle prime due cariche dello Stato. Anche per questo, respingere le accuse al mittente è stato decisamente naturale. Sia Zelensky, che diversi osservatori neutrali sostengono invece che il più simile a Hitler sia proprio Putin, come esemplificato da una venelosa vignetta pubblicata dall'account ufficiale del governo ucraino. L'autocrate russo ribatte definendo "una banda di drogati e neonazisti” i suoi omologhi di oltreconfine, lasciando a bocca aperta persino i suoi sostenitori. Non è in discussione il fatto che alla fine sul piano militare sarà proprio Putin a vincere, pur dovendo faticare più del previsto, ma sul piano della comunicazione l'ex funzionario del Kgb la sta gestendo davvero male e questo spiega anche il suo giro di vite su una stampa già piuttosto appecoronata. 

 

 

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