Negoziati a tutto campo e trattative serrate, ma l’esito del vertice dei capi di Stato e di governo della Ue sulla risposta europea alla più grossa crisi economica della storia dell’Unione è ancora incerto.
Su diversi punti le posizioni rimangono molto distanti e un accordo alla fine del week end non è scontato, tanto che una fonte europea coinvolta nella preparazione del vertice avverte che "l'accordo non è garantito, al contrario, ci sono ancora differenze importanti". A poche ore dall’inizio del Consiglio europeo, il primo post Covid dopo cinque mesi di incontri in video conferenza, la governance del Recovery Fund e le condizionalità legate al rispetto dello Stato di diritto per accedere ai finanziamenti sono i due dossier su cui le posizioni sono più lontane.
Sulla governance, l’Olanda continua a chiedere che i piani nazionali di ripresa e di resilienza che ciascun paese dovrà presentare per avere accesso ai fondi europei legati al Recovery Fund debbano essere approvati all’unanimità dagli Stati membri. Posizione questa che secondo quanto risulta vedrebbe l’Aia abbastanza isolata, anche rispetto agli stessi paesi del blocco dei frugali, tanto che alcune fonti diplomatiche parlano di “26 contro uno”.
Quanto al rispetto dello Stato di diritto sono soprattutto Ungheria e Polonia a fare muro, con Orban che, almeno al primo giro di trattativa, chiede che venga modificata la procedura ex articolo 7 del Trattato che prevede sanzioni per chi non rispetta i principi e i valori europei. Anche questa posizione è quasi unanimemente considerata inaccettabile ai fini di un’intesa.
L’Italia arriva al tavolo con l’appoggio dei ‘grandi e la volontà di chiudere entro il week end e scongiurare l’eventualità di un secondo summit, sapendo che qualsiasi rinvio, anche di pochi giorni, potrebbe solo ulteriormente complicare le cose. In serata Giuseppe Conte vedrà il presidente francese, Emmanuel Macron a Bruxelles e ci si aspetta che Roma e Parigi ribadiscano l’asse consolidato in questi mesi.
L’Italia difende il piano von der Leyen, limato dalla proposta negoziale di Charles Michel, sapendo che dovrà fare delle concessioni riguardo all’ammontare complessivo degli aiuti, ma ribadisce che il passo indietro su questo punto deve corrispondere a una retromarcia altrettanto netta da parte degli olandesi su tutta una serie di questioni.
Oltre al tema della governance, i Paesi Bassi non mollano sui ‘rebates’, né sulla composizione della risposta anticrisi tra sovvenzioni e prestiti. Anche le dimensioni del pacchetto e il volume del bilancio Ue 2021-2027 rimangono ancora aperti.
L’intesa dunque non sembra dietro l’angolo. Mentre la presidente della Bce, Christine Lagarde fa pressione sui governi. Il Recovery Fund "è importante per la ripresa" e dev'essere "veloce, flessibile e consistente", dice la numero uno di Francoforte, secondo cui “i leader europei sono ben coscienti dell'importanza di non perdere tempo e di dare un segnale che l'Unione può affrontare la ripresa insieme".
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