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MediaTech
Fake news, Martella pettina le bambole: la commissione fa discutere
Andrea Martella sottosegretario con delega editoria

Da Martella una martellata a vuoto, inutile


Andrea Martella, sottosegretario con delega alll'Editoria, ha istituito una task force contro le fake news, in particolare sul Covid 19. In questo ennesimo inutile organismo statale, il solerte Martella ha inserito testate giornalistiche, oltre a Repubblica e Corriere della Sera, anche Huffington Post e Linkiesta.it. Esattamente gli stessi siti di informazione che in questi anni sono stati spesso (a dir poco) latitanti sul tema delle fake news.

Ad esempio, secondo alcuni critici, hanno voltato lo sguardo altrove in questi anni di persecuzione nei confronti di Julian Assange. Altri invece rimproverano la diffusione di notizie che hanno finito col legittimare guerre in tutto il mondo, come i presunti attacchi con armi chimiche da parte di Assad, smentiti dalla stessa Wikileaks di Assange.

Tuttavia, non è compito nostro giudicare la qualità del lavoro di altri giornali e non è la nostra stima nei confronti dei colleghi ad essere in discussione. Il punto è un altro: come è possibile che un governo scelga arbitrariamente alcune delle tante testate presenti sul mercato per un compito istituzionale? Con quali criteri? Non ci si rende conto che così si rischia di alimentare la cultura del sospetto, danneggiando persino le testate in questione? E perché fare figli e figliastri, quando esiste un Ordine dei Giornalisti che rappresenta tutta la categoria professionale, avendo il mandato per farlo? Sarebbe stato molto più facile e logico affidarsi proprio a questa rappresentanza per un proficuo dialogo tra decisori politici ed esperti del settore. Se è quello l'obiettivo da perseguire.

Insomma, da Martella una martellata a vuoto, inutile. Una commissione per gettare un po' di fumo negli occhi e per accontentare gli amici del mainstream. Una commissione destinata, probabilmente, a pettinare le bambole.

Non è nemmeno un caso isolato. Dallo scorso ottobre Facebook ha inserito un'altra testata italiana (Open, fondata da Enrico Mentana) nel suo network dedicato al fact-checking, operazione molto importante. Senza nulla togliere ne' alla capacità di debunking dei colleghi, ne' alla natura stessa del progetto (è un'impresa sociale, senza fini di lucro, che ha dato lavoro a diversi giovani giornalisti), non possiamo non rilevare che è quantomeno improprio indossare nella stessa partita i panni del giocatore e quello dell'arbitro.

Anche qui: ben vengano debunking e fact-checking, ma chi controlla i controllori? Meglio sarebbe affidarsi al già citato Ordine dei Giornalisti o comunque a un organismo che rappresenti tutti e non una parte in causa, per allontanare anche il minimo sospetto che alcuni interventi possano essere finalizzati a danneggiare un concorrente. Non siamo noi a pensarlo, ma è un dato di fatto che la credibilità della categoria giornalistica non stia passando il suo momento migliore: un po' di trasparenza farebbe davvero bene a tutti.

 

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