Altavilla (BYD): “Il Green Deal ha frenato la transizione, serve un cambio di rotta per l’auto in Europa” - Affaritaliani.it

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Altavilla (BYD): “Il Green Deal ha frenato la transizione, serve un cambio di rotta per l’auto in Europa”

Al Senato il confronto tra politica, imprese e società civile sulle contraddizioni della transizione ecologica, a partire dal libro di Abravanel e D’Agnese

Nella cornice austera della Sala Isma del Senato della Repubblica, il 10 giugno si è tenuta la presentazione di un libro destinato a far discutere:

“Le grandi ipocrisie sul clima”, firmato da Roger Abravanel e Luca D’Agnese. L’opera non è soltanto una denuncia, ma una proposta articolata per affrontare la sfida climatica con lucidità, pragmatismo e senza paraocchi ideologici. Alla presenza di figure istituzionali e del mondo industriale, si è aperto un dibattito franco e necessario su ciò che, al di là degli slogan, ostacola davvero la transizione ecologica.

Abravanel ha aperto l’incontro con una dichiarazione forte: “La sostenibilità è diventata un mantra, ma resta spesso solo in superficie. Il vero problema non è il cambiamento climatico, è come lo stiamo affrontando”. Sotto accusa, il dilagante greenwashing e la mole di iniziative inefficaci, che anziché risolvere, complicano. L’autore ha citato il caso emblematico degli incentivi alle auto elettriche: un miliardo di euro volatilizzatosi in poche ore, con l’80% dei benefici andati all’estero, senza effetti strutturali sull’industria italiana.

Il co-autore D’Agnese ha rafforzato il quadro, sottolineando come la transizione verde sia a rischio se resta una questione di norme calate dall’alto. “Nel 2050 potremmo avere oltre 1,5 miliardi di migranti climatici. Intanto, l’Europa paga 60-80 euro per tonnellata di CO₂ evitata, contro i 13 euro della Cina. Questo non è sostenibile, né ambientalmente né economicamente.”

Il confronto si è arricchito con l’intervento di Alfredo Altavilla, oggi in BYD Europe, che ha denunciato una transizione a tre velocità: Cina che accelera, Stati Uniti che restano legati ai SUV, Europa che rischia l’impasse. “Il Green Deal europeo ha invecchiato il parco auto, non lo ha svecchiato”, ha sottolineato. Un paradosso che spiega perché il mercato dell’usato continui a crescere, mentre le emissioni non calano.

A offrire una prospettiva politica, il senatore Pier Ferdinando Casini ha richiamato alla necessità di collaborazione con la Cina e al rifiuto di dogmatismi: “L’innovazione non può essere ideologica. Servono dati, pragmatismo e cooperazione internazionale.” A fargli eco, Mariastella Gelmini ha ribadito l’urgenza di passare da un Green Deal a uno Smart Deal, capace di semplificare, tagliare la burocrazia e rendere la transizione accessibile anche alle piccole imprese.

Renato Mazzoncini, AD di A2A, ha infine illustrato il nodo energetico italiano: “Solo un sesto della nostra energia primaria è elettrica. E mentre il fotovoltaico potrebbe costare molto meno, in Italia le autorizzazioni e la burocrazia triplicano i costi. Così non si va lontano”.

Il dibattito, moderato dal direttore di Milano Finanza Roberto Sommella, ha dimostrato che il clima non è solo una questione di gradi Celsius o di emissioni, ma di metodo, di governance e di responsabilità condivisa. Il libro di Abravanel e D’Agnese punta proprio a questo: riportare la sostenibilità nel perimetro della realtà, delle competenze e delle scelte ragionate. Perché tra l’inerzia e l’utopia, esiste una terza via: quella dell’intelligenza collettiva.