Auto e Motori
Auto ibride, mercato in crescita ma regole confuse
In Italia le auto ibride dominano il mercato ma manca una classificazione chiara. L'Osservatorio LUISS propone nuove regole per orientare i consumatori.


L’Italia è tra i Paesi europei dove le auto ibride stanno crescendo più rapidamente, eppure, proprio nel momento in cui la scelta si fa strategica per milioni di automobilisti,
l’orientamento tra le diverse tecnologie risulta ancora un percorso tortuoso. È quanto mette in luce l’ultima indagine dell’Osservatorio Auto e Mobilità della Luiss Business School, che analizza con taglio scientifico ma approccio concreto la complessità del mercato ibrido nel nostro Paese. Ne emerge un quadro dinamico, innovativo, ma segnato da una preoccupante frammentazione nei criteri di classificazione.
Chi acquista oggi un’auto ibrida in Italia si muove in un labirinto tecnologico: Mild, Middle, Full, Plug-in, Range Extender. Ogni sigla promette risparmio e sostenibilità, ma senza un riferimento univoco il rischio è che la transizione ecologica si trasformi in una giungla di ambiguità. Un paradosso, se si pensa che proprio l’ibrido rappresenta la via più percorsa dagli italiani verso una mobilità più pulita: secondo i dati gennaio-aprile 2025, il 44,9% delle vetture immatricolate in Italia ha una motorizzazione ibrida non ricaricabile.
Tanti modelli, poca chiarezza: il punto dell’Osservatorio
Lo studio fotografa un mercato affollato: nei listini italiani sono presenti ben 762 versioni ibride, distribuite su 244 modelli proposti da 48 marchi diversi. La maggioranza assoluta è costituita dai Mild Hybrid (475 varianti, 62,3%), a cui si aggiungono 210 versioni Plug-in Hybrid, 75 Full Hybrid e due Range Extender. Un’ulteriore sottocategoria in rapida espansione è quella dei cosiddetti Middle Hybrid: tecnologie intermedie che permettono brevi tratti in elettrico, ma non sono né Plug-in né Full Hybrid, e che da sole rappresentano oggi il 14% dell’offerta Mild.
Questa varietà, frutto di un’evoluzione tecnologica vertiginosa, incontra però una classificazione normativa obsoleta: l’unico criterio attualmente valido nell’omologazione europea è la possibilità di ricaricare la batteria dall’esterno. Tutto il resto – cioè il cuore del comportamento su strada – resta fuori dai radar. Un corto circuito normativo che, secondo l’Osservatorio LUISS, alimenta confusione tra consumatori, operatori e anche tra gli stessi enti pubblici.
Verso una nuova definizione di ibrido
Per rimediare a questa situazione, l’Osservatorio propone due soluzioni operative. La prima, applicabile subito, consiste in un indice di elettrificazione basato su dati già disponibili nei documenti ufficiali: potenza del motore elettrico, potenza del motore termico e massa del veicolo. Una formula semplice ma efficace, capace di restituire un valore comparabile tra modelli.
La seconda proposta, da sviluppare nel medio periodo, è più ambiziosa e si basa sul comportamento reale dell’auto in ambiente urbano: si suggerisce di classificare le vetture ibride in base alla percentuale di percorrenza in modalità 100% elettrica. Così si potrebbero creare tre macro-famiglie – Full, Middle e Mild – misurando il tempo e la distanza percorsi a motore termico spento. Un criterio pratico, trasparente, immediatamente comprensibile da chi ogni giorno si muove in città.
Si tratterebbe di una piccola rivoluzione culturale: non più etichette astratte, ma informazioni tangibili, verificabili, basate sull’uso reale. Proprio ciò che chiede oggi un mercato maturo, fatto di automobilisti consapevoli e di aziende che vogliono essere credibili quando parlano di sostenibilità.
Una lunga strada cominciata più di vent’anni fa
La storia delle auto ibride non è recente. Già a metà degli anni '90 il Giappone inaugurava la prima produzione di serie, seguita dal boom in Nord America e poi in Europa. Oggi il mercato è ben più articolato: accanto alla benzina, fanno capolino diesel, GPL e soluzioni bifuel, mentre la capacità media delle batterie dei Plug-in Hybrid supera i 20 kWh, con autonomie in elettrico che si avvicinano agli 80 km. Ma nonostante questo balzo tecnologico, manca ancora una regola condivisa che aiuti a distinguere le vere potenzialità dei singoli modelli.
La ricerca dell’Osservatorio, realizzata con il supporto di UNRAE, sottolinea quanto sia urgente colmare questo vuoto normativo. “Il dinamismo dell’industria automobilistica è evidente – ha dichiarato Andrea Cardinali, Direttore Generale di UNRAE – ma oggi servono strumenti semplici, condivisi e trasparenti per parlare con chiarezza a chi guida”.
Auto ibride in Italia 2025
Modelli a listino: 244
Varianti ibride totali: 762
Marchi coinvolti: 48
Distribuzione tecnologia:
– Mild Hybrid: 475 varianti (62,3%)
– Plug-in Hybrid: 210 varianti (27,6%)
– Full Hybrid: 75 varianti (9,8%)
– Range Extender: 2 varianti (0,3%)
Nuova sottocategoria Middle Hybrid: 65 varianti (14% dei Mild)
Alimentazione prevalente:
– Benzina: 77%
– Diesel: 22%
– GPL/Benzina: 0,3%
Autonomia media in elettrico dei PHEV: 78,9 km
Capacità media batterie PHEV: 20,3 kWh
Quota di mercato ibride non ricaricabili (Italia): 44,9%