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Roma, 24 mag. (Adnkronos) - "Il quoziente familiare, a differenza di quanto avviene oggi in Italia, dove la tassazione ha una base individuale che, a parità di reddito, penalizza le famiglie monoreddito e quelle con figli a carico, favorirebbe una riduzione delle tasse". Ad affermarlo è l'Eurispes nel rapporto Italia 2024 ricordando che il quoziente familiare è un indicatore della situazione economica delle famiglie che, al momento, viene utilizzato in via di sperimentazione per l’agevolazione del Superbonus edilizio al 90% sugli edifici unifamiliari. L’intenzione del Governo è però quello di estendere la sua portata nel 2024, anche in termini di imposizione generale Irpef. Rispetto all’Isee, il quoziente familiare è un indicatore più semplice, perché si ottiene dividendo il reddito complessivo del nucleo familiare per il numero dei suoi componenti in base a dei coefficienti, senza tener conto della composizione del patrimonio.La tassazione familiare, da un punto di vista della teoria del diritto tributario, rileva Eurispes, "si può ottenere applicando due schemi differenti: il cumulo dei redditi e la tassazione per parti". Che cosa comporterebbe l’introduzione del quoziente familiare? "Il quoziente familiare, in sostanza, ribalterebbe il sistema attuale di tassazione, basato sui redditi individuali. Questo sistema avvantaggerebbe le famiglie con figli, diventando così, seppur indirettamente, un incentivo alla natalità. L’imposizione fiscale cadrebbe sul reddito medio pro capite, piuttosto che su quello familiare unitario. Anche oggi vi è in realtà, un sistema di detrazioni per le spese relative ai figli a carico, che va dunque considerato nel calcolo complessivo dei vantaggi che un tale nuovo sistema di tassazione porterebbe per le famiglie più numerose". La disciplina del suo attuale, limitato, utilizzo, sottolinea Eurispes, consente alle persone fisiche la possibilità di beneficiare della predetta detrazione nella misura del 90% delle spese sostenute nell’anno 2023, a condizione però che i lavori siano avviati dal 1° gennaio 2023 e che sussista un determinato requisito reddituale. Il reddito di riferimento per usufruire dell’agevolazione non deve superare l’importo di 15.000 euro; il reddito complessivo familiare è costituito dalla somma dei redditi complessivi posseduti, dal contribuente, dal coniuge del contribuente, o dal soggetto legato da unione civile, nell’anno precedente a quello di sostenimento della spesa. Vanno sommati, inoltre, i redditi posseduti: dal convivente del contribuente, presente nel nucleo familiare, nonché quelli dei familiari, diversi dal coniuge o dal soggetto legato al contribuente da unione civile, presenti nel nucleo familiare, se ricorrono i requisiti reddituali per essere considerati fiscalmente a carico. Introdurre anche in Italia il quoziente familiare secondo il modello francese, sottolinea Eurispes, "potrebbe senz’altro comportare per le famiglie un risparmio medio annuo di imposta, che andrebbe ad aumentare al crescere del reddito e del numero dei componenti delle famiglie. I vantaggi sono assicurati dal fatto che le aliquote progressive verrebbero applicate sul reddito medio pro capite (per definizione inferiore) e non sul reddito di ogni componente familiare".Utilizzando il sistema vigente in Francia, in caso di un cittadino single con un reddito imponibile di 30mila euro senza alcuna deduzione o detrazione, essendo il coefficiente pari a 1, rileva Eurispes, "il quoziente familiare risulterà di 30mila euro e il totale di imposta da pagare (con aliquota marginale del 30%) sarà pari a 2.921,95 euro. Nel caso di un genitore single con due figli e un reddito di 30mila euro, il quoziente familiare sarà di 12mila euro (ovvero 30mila diviso 2,5), per un’imposta di 195,25 euro che, moltiplicata per il coefficiente di 2,5, darà un totale di 488,12 euro. Rispetto al lavoratore single del primo esempio, a parità di reddito, il risparmio sarà di ben 2.433 euro".





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