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Politica
Con la débâcle referendaria finisce la neonata “Terza Repubblica”
Luigi Di Maio e Matteo Salvini

Elezioni comunali 2022 e referendum sulla giustizia 

Potremmo dire che alla lunga il buon senso vince sempre. Questa è la migliore sintesi della tornata elettorale referendaria. Il buon senso è quello che sta volgendo le spalle al leader leghista Salvini che, dal Papete in poi, non ne ha azzeccata una sgretolando progressivamente il consenso della Lega. Di recente Salvini si è barcamenato nel tenero tentativo di promuovere una missione in Russia, come se Europa e Nato non esistessero.

Da istigatore anti immigrati e pro armi si è reinventato come pacifista da far invidia alla chiesa. Ha promosso referendum traducendone i contenuti in slogan populisti. Fa la voce grossa contro il governo per poi rientrare dalle sue velleità dopo le strigliate del capo famiglia (Mario Draghi) come si fa con i bambini capricciosi. Dopo quella dei Cinque Stelle anche la bolla leghista si sta sgonfiando.

La sacca del populismo ora sta gonfiando il partito della Meloni che, ne siamo certi, farà la stessa fine per mancanza di classe dirigente e di idee praticabili. Anche il fronte avverso non se la passa benissimo, il Pd infatti ha rinunciato a conquistare voti a suon di proposte serie (imbarcando ad esempio gli antipatici e spigolosi Renzi e Calenda) preferendo la scorciatoia dell’accordo con quel che resta dei Cinque Stelle.

La sbandata referendaria - solo uno sprovveduto poteva pensare che contenuti così tecnici e specifici potessero scatenare un’ondata partecipativa alle urne - rappresenta il totale fallimento di un’intera cassa politica tenuta insieme dalle emergenze e da un leader, Mario Draghi, che dovremmo congelare per i prossimi decenni. Non c’e da stare allegri, mi preoccuperei velocemente del combinato disposto fra inflazione, tassi in rialzo, stop all’acquisto della Bce dei titoli di debito nazionali (che agevolava soprattutto paesi ad alto debito come l’Italia) e, non ultimo, il riassestamento di nuovi equilibri geopolitici.

Invece vedo che ci si accapiglia e si perde tempo con referendum inutili (in gran parte superati da leggi già in discussione) o per tentare di salvare i concessionari balneari, si veda il caso francese e si provi un poi di vergogna. I nodi prima o poi vengono sempre al pettine e, dopo il grande anestetico (sacrosanto) messo in campo contro il covid e lo scombussolamento della guerra, i conti dovranno essere pagati.

Una classe politica seria partirebbe da qui, ovvero: riequilibrare le finanze pubbliche (meno debito), creare opportunità di investimento anziché redditi di cittadinanza (almeno nella versione italica), valorizzare il merito nella pubblica amministrazione contro l’appiattimento sindacale, guardare al futuro senza far gravare sui giovani i costi delle politiche pubbliche (si pensi al sistema pensionistico fra i più sperequativi esistenti).

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