Politica
La Zes unica si estende a Marche e Umbria: le mosse del governo per il rilancio del centro Italia
Con l’estensione della Zes unica a Marche e Umbria e l’avvio di nuove opere infrastrutturali, la premier Meloni punta a rilanciare il centro Italia e consolidare il consenso in vista delle elezioni regionali

Giorgia Meloni
Meloni ad Ancona: nuovi investimenti e Zes unica anche per il centro Italia
Quando ieri Giorgia Meloni, in visita ad Ancona, per presentare gli investimenti del governo nelle Marche, ha annunciato, un po’ a sorpresa, l’allargamento a Marche ed Umbria della Zes unica, riservata al sud, in sala, gremita di amministratori locali ed imprenditori della zona, è partita una vera e propria ovazione.
Si tratta infatti di una misura fortemente voluta dall’ex ministro Raffaele Fitto, che avrebbe dovuto semplificare le procedure burocratiche per accedere alle agevolazioni per le regioni del sud Italia. Il successo, grazie anche alla direzione dell'avvocato Giosy Romano, messo a capo della struttura da Fitto, è stato travolgente, con richieste boom che hanno superato di gran lunga tutte le più rosee aspettative.
Secondo alcuni, buona parte del merito della crescita del sud di questi ultimi due anni, che è superiore a quella di altre zone del Paese, è in gran parte dovuta proprio a questa misura, oltre ovviamente agli investimenti del PNRR.
Le Zone Economiche Speciali (ZES) sono aree geograficamente delimitate all'interno del Paese in cui le imprese possono beneficiare di condizioni agevolate per gli investimenti e lo sviluppo. Queste zone mirano a stimolare la crescita economica e attrarre investimenti, offrendo incentivi come agevolazioni fiscali, sgravi contributivi e semplificazioni burocratiche.
Molto positiva è stata anche la reazione della Confindustria Marche a questa iniziativa del governo. «Il sistema confindustriale delle Marche ritiene particolarmente importante l’impegno odierno, annunciato dalla presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni, di allargare la Zes, Zona Economica Speciale, alle Marche. Come regione in transizione, questo provvedimento rappresenterà uno strumento in più per stimolare ed attrarre investimenti e per consentire quindi al sistema produttivo di essere più competitivo e di correre più velocemente per agganciare le regioni più virtuose”.
La misura, come detto, si estende anche all’Umbria, regione governata dal centrosinistra, e si inserisce in un progetto che mira ad incentivare gli investimenti nel Centro Italia, la cui economia ancora risente delle problematiche conseguenti agli eventi sismici del 2016, in termini sia turistici che di produzione, nonché di ricostruzione materiale delle zone colpite ma pure del loro tessuto sociale.
Un'iniziativa fortemente voluta dalla premier in persona, di concerto con il ministro per gli Affari europei, Tommaso Foti, che nelle intenzioni dovrebbe dare una spinta ulteriore al candidato del centrodestra Francesco Acquaroli, che alcuni sondaggi riservati darebbero in leggero vantaggio sull’avversario del centrosinistra, Matteo Ricci.
“Allargare la Zes rappresenta una svolta epocale per le Marche, sarà una spinta poderosa all’economia della regione. Le Marche nei prossimi anni cambieranno volto”, ha, infatti, subito commentato Italo Bocchino, inviato da Palazzo Chigi a fare da spin doctor al presidente Acquaroli.
Mentre Matteo Ricci, che ha inaugurato pochi giorni fa la campagna elettorale in gommone (forse in una sorta di emulazione del celebre pullman di prodiana memoria), non ha nascosto una certa malcelata delusione: “Abbiamo appena appreso che il Governo ha annunciato un disegno di legge per il rilancio delle Marche e dell'Umbria, speriamo non sia la solita finzione propagandistica. Noi mettiamo sempre l'interesse di comunità prima dell'interesse di partito a differenza loro, per cui se ci saranno risorse ben vengano".
Insomma, la Meloni, con la decisione sulla Zes unica, si sarebbe giocata un bel jolly a favore del suo candidato nelle Marche, ma inserendo nella misura anche l’Umbria di Donatella Tesei, presidente del centrosinistra, con un piccolo capolavoro comunicativo, lo avrebbe fatto senza farla apparire una misura strettamente elettorale.
Perché sul fatto che la Zes unica nelle Marche avrebbe un effetto volano per la crescita di una Regione, che rappresenta forse meglio di altre il Made in Italy, è cosa riconosciuta da tutti.
Il centrosinistra deve scontare il fatto che nel lungo periodo in cui ha governato la regione, non ha realizzato alcuna di quelle opere infrastrutturali, ritenute fondamentali per lo sviluppo economico della zona, come per esempio la Pedemontana sud, inaugurata proprio ieri dalla premier.
I lavori, iniziati nel comune di Cessapalombo, lungo un tratto di 1,7 chilometri delle statali 502 e 78, per un costo complessivo di oltre 21 milioni di euro, rappresentano il primo passo verso l’ammodernamento dell’itinerario Belforte del Chienti – Mozzano, destinato a collegare in maniera più rapida e sicura le province dell’entroterra con il sud della regione.
“La giornata di oggi cambierà il destino di questo territorio, la Pedemontana è fondamentale e tirerà fuori le Marche da un isolamento insensato considerata la sua posizione geografica” ha detto la premier, presenziando alla posa della prima pietra dell’opera.
La realizzazione della Pedemontana del sud delle Marche rientra nel programma Rigenerazione viaria dei territori appenninici (Rivita) nato dall'intesa tra il ministero dei Trasporti e le quattro regioni interessate dal sisma che ha colpito l’Italia centrale nel 2016. Il programma prevede l'ammodernamento di alcune infrastrutture stradali e l'intenzione è di realizzare 40 interventi per un investimento complessivo di 3,2 miliardi.
Nelle Marche – dove verranno investiti 1,15 miliardi dei 3,2 – oltre alla Pedemontana del sud è previsto l'ammodernamento del tracciato tra Amandola e Servigliano (Fermo), la costruzione del nuovo collegamento stradale tra il porto di Ancona e la SS16 “Adriatica” che ridurrà i tempi di percorrenza del tratto da 30 minuti a circa 3 minuti, la realizzazione dell'itinerario della Pedemontana Nord da Fabriano (Ancona) a Fossombrone (Pesaro Urbino).
Una serie di opere strategiche, attese dal settore produttivo e dalla cittadinanza locale, da decenni, e che solo ora sembrano riuscire a diventare cantierabili.
Giorgia Meloni e il centrodestra si sono convinti che la regione Marche, diventata strategica in vista delle prossime elezioni regionali, deve rimanere al centrodestra. Il suo impegno viene considerato, mai come ora, fondamentale, anche considerando come invece dall’altra parte della barricata, i leader del “campo largo”, fino ad ora siano piuttosto latitanti.
La mossa della premier potrebbe anche avere effetto di fare decidere Carlo Calenda, che si è sempre autodefinito un uomo del fare, ad appoggiare Acquaroli. Ed è per questo motivo che Giorgia Meloni ha già previsto almeno un'altra tappa nelle Marche da qui alle elezioni (e sarebbe per lei un record di presenzialismo da quando è premier).
Il chiaro obiettivo del centrodestra, come anche detto dal presidente Acquaroli, sarebbe quello di non spingere troppo sugli scandali giudiziari che hanno coinvolto Ricci, ma evidenziare piuttosto le tante cose fatte in questi primi cinque anni di governo di centrodestra, dopo un interregno del centrosinistra sulla Regione, durato oltre venticinque anni, che ha prodotto un sostanziale immobilismo nelle politiche di sviluppo della Regione.