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Palazzi & potere

Da Renzi a Parisi, il Referendum e Bollorè: parla Francesco Boccia, deputato PD, Presidente commissione bilancio

Quali sono i veri nodi da sciogliere della politica italiana? Che temi metteresti da subito in agenda?
 

Il nodo principale della politica italiana è il mancato riconoscimento delle idee degli avversari. Quando ci sarà avremo un'Italia diversa. La delegittimazione dell'avversario penso sia la scorciatoia più semplice per chi non ha idee e un'idea di Paese in questo straordinario, difficile e al tempo stesso avvincente mondo aperto. Viviamo l'era della "data economy" una realtà che i nostri nonni non avrebbero mai immaginato e anziché costruire nuovo valore nella società rischiamo di distruggere tutto per mancanza di un'idea collettiva di Paese. I temi prioritari? Bambini e welfare moderno per donne e anziani, giovani e istruzione, tecnologie e i lavori del prossimo decennio. Se consideriamo l'Italia e l'Europa partendo dai loro bisogni avendo come rotta sempre e comunque la redistribuzione, allora al tempo dell'economia reale rivoluzionata dal digitale avremmo un sogno comune da realizzare. Altrimenti vinceranno sempre i populisti della paura. Quelli che detestano libertà e modernità. 
 

Invece perdiamo le giornate a discutere di totem: dal no all'euro della lega, agli scontrini del M5S, alla legge elettorale. Tutti temi da propaganda.  

 

Il mondo bancario sta vivendo un momento di grande difficoltà e incertezza. Come se ne esce? Ma soprattutto cosa fare a livello strutturale e internazionale affinché certi episodi non abbiano più a ripetersi?
 

Intanto dobbiamo considerare le banche aziende con una funzione fondamentale in più: la tutela del risparmio. E se c'è una crisi prolungata come lo è stata la recessione 2008-2014 le banche che sono aziende non sono avulse dagli effetti della crisi. Se le sofferenze dal 2007 al 2015 sono passate da 40 miliardi a 200 qualcuno aveva il dovere di accorgersene per tempo. Invece la cosiddetta classe dirigente ha negato l'evidenza. Tutti, nessuno escluso. Politica compresa. All'inizio del 2015 avevo indicato una strada diversa da quella poi presa da Padoan. Prima lo smaltimento delle sofferenze, poi il consolidamento del sistema bancario e solo dopo le riforme delle popolari e delle bcc. Hanno fatto il contrario e gli effetti si sono visti. Dicevano a febbraio 2015 che la riforma avrebbe determinato meno banchieri e più credito. Forse qualche banchiere in meno c'è, ma perché arrestato dalla magistratura, credito in più non ne vedo e soprattutto non vedo i fantomatici investitori esteri annunciati da Padoan un anno e mezzo fa. Sulle banche confermo la mia critica al ministro dell'economia. Si è trascinato sull'asse Roma-Bruxelles per 30 mesi con risultati mediocri. 
 

Avrebbe ancora senso l'intervento dello Stato? 
 

Ha sempre senso l'intervento dello Stato quando c'è un fallimento del mercato. E sulla tutela del risparmio, sulla funzione storica "della finanza ancella dell'impresa", il sistema bancario europeo non ha funzionato. Intanto perché l'Unione bancaria non è mai nata. E poi la garanzia unica sui depositi che avrebbe dovuto rappresentare un punto fermo della nostra battaglia politica è scomparsa dall'agenda politica perche avversata dalla Germania. E poi francamente basta con chi parla di Stato solo quando e nella misura in cui conviene ai privati. 
 

Domanda: Renzi sulle banche ha detto che si è trovata una soluzione di mercato.
 

Ah sì? Non me ne sono accorto. Se non ci fossero state le Gacs (le garanzie dello stato) e atlante con dentro e dietro la CDP, non ci sarebbe stato questo fantomatico bridge loan organizzato da jp Morgan con le loro ricche commissioni. Alla fine chi presta il denaro lo fa a rischio zero, lo Stato garantisce, ma non decide nulla. Ecco questa non è la mia idea di Stato. Se lo Stato c'è, lo si dice senza ipocrisie, si siede al tavolo e detta le regole. 

 

Su questo spero si possa aprire nel Pd un dibattito serio sul ruolo dello Stato per una sinistra europea moderna. Continuo a pensare nella straordinaria funzione regolatrice e redistributiva di uno Stato moderno. 
 

Dopo Brexit, che fare? Come può ripartire l'Europa, un Europa che deve essere più attenta ai cittadini e meno alle multinazionali.
 

Brexit ha rappresentato il punto più critico per l'Europa degli ultimi cinquant'anni. Cameron ha fatto un errore clamoroso e la storia lo ha già punito. Ma gli effetti rischiano di essere devastanti non solo per il Regno Unito a rischio disgregazione ma per la stessa Europa. A mio avviso non ci sono alternative tra la costruzione degli Stati Uniti d'Europa  e la disgregazione. I primi ministri di Germania, Francia e Italia dovrebbero prendersi per mano e comunicare a reti unificate dei 3 paesi che possono anche perdere le prossime elezioni politiche (si terranno in Francia e Germania nel 2017 e in Italia nel 2018) ma faranno tutto quello che devono per tagliarsi i ponti alle spalle. Ci vuole coraggio. Ma non vedo molti statisti in giro. Vedremo...anche su questo il PD e il PSE devono dire da che parte stanno. 

 

Ti piace l'interventismo francese di Bollorè?
 

Bollorè fa business e chi fa business pensa al profitto e ai propri interessi. Questo capitalismo non è più o meno malato di altri di epoche differenti. È capitalismo. E la storia insegna che quando viene riformato resta l'unica forma di produzione del valore possibile. Quello di questa fase storica dimostra però di non avere da contraltare un'idea di Stato forte. È questo consente ai pirati di fare le scorribande che credono. Con la Francia penso ci voglia reciprocità. Ora non ne vedo. È quindi credo che Bollorè debba essere messo nelle stesse condizioni in cui sarebbero gli imprenditori italiani in Francia in una condizione simile. 
 

Non gli si è lasciato troppo campo libero in questo ultimi mesi?

Sì certo, ma quando il campo è libero significa che chi poteva occuparlo non lo ha fatto. Dovremmo piuttosto chiederci che fine hanno fatto i capitalisti italiani e soprattutto se esistono cosa fanno e perché? Personalmente ho molto dubbi su alcune famiglie storiche e blasonate da troppo tempo inebriate da monopoli e business protetti, mentre ho grande fiducia in tanti emergenti. Vedremo. Intanto a Bollorè bisognerebbe banalmente chiedere che idea ha dello sviluppo industriale in Italia e del legame con le sue imprese e non solo di cosa intende acquistare. Insomma se anche Bollorè come per gli altri, ci parlasse di sviluppo in Italia e non di finanza, capiremmo qualcosa in più tutti. 

 

Che ne pensi del referendum e dell'italicum?

Ho ribadito più volte che al referendum è opportuno votare Sì. Io avrei voluto l'abolizione di uno dei due rami del Parlamento per superare definitivamente il bicameralismo perfetto. È uscita fuori una terza via ma è comunque un assetto migliore dell'attuale. Del resto si può pensare che anche una splendida costituzione come quella dei nostri padri costituenti, 70 anni dopo sia ancora perfetta? È evidente che ci sono cose nella società che allora non esistevano nemmeno nell'immaginazione più florida dei nostri avi. Giusto votare sì, sbagliatissimo personalizzare il voto come ha fatto Renzi. Ora mi pare abbia ricalibrato il tiro. Sull'italicum penso sempre la stessa cosa. Ero convinto e lo dichiarai durante l'ultima lettura, che avrebbe avuto senso consentire al leader della coalizione così come avviene per i Sindaci, di costruire una coalizione. Ho trovato incomprensibile il no di quei giorni del mio partito e dei partiti di maggioranza che ora invece chiedono a gran voce quella modifica. Se il premio di maggioranza va alla coalizione può deciderlo il leader del partito o della coalizione. Renzi se dovesse essere candidato premier potrà dire che non fa coalizione, altri potrebbero attuare una decisione opposta. Perché non consentirlo? Oggi in Parlamento i voti per il premio di maggioranza alla coalizione ci sono. Va fatta senza perder tempo e senza ipocrisie. 
 

Un tuo giudizio sul nuovo centrodestra targato Parisi e sulle sue prime mosse.

Premesso che tendo a non entrare mai nelle dinamiche interne di altri partiti, mi sembra chiaro che questo è il primo vero tentativo di riorganizzazione di Forza Italia con il leader storico, Berlusconi, tuttora il principale catalizzatore di consensi nell'elettorato di centrodestra che per la prima volta fa l'allenatore. Vediamo se oltre a un gruppo dirigente nasce un messaggio univoco al Paese che ricompatta l'elettorato conservatore. Se dovesse accadere, la partita politica diventa difficile sia per noi che per il M5S. Sono comunque operazioni che richiedono tempo e il battesimo vero che è il voto popolare. Intanto possiamo solo dirgli buon lavoro! 


 

Dei grillini che ne pensi? Stanno avendo molti problemi passando dalla protesta alla proposta soprattutto nella capitale...
 

La gestione della cosa pubblica mette tutti a nudo di fronte ai risultati. Una cosa è contestare un'altra è governare. Francamente in Parlamento a parte alcuni show non ho visto grandi proposte e quando si avvicinano al voto di cose comuni su cui hanno lavorato per mesi poi si tirano indietro e pur condividendo la ratio votano contro per partito preso. Sono riusciti a votare contro anche la nuova legge di Bilancio che di fatto avevano condiviso in ogni passaggio. Poi al voto finale ti dicono che non possono votare con il PD. Difficile far politica quando sai dire solo No. A Roma e Torino tocca a loro governare e non potranno limitarsi a dire solo No. Vedremo cosa sanno fare. 


 

Il Pd sembra in mezzo al guado; che deve fare per ricominciare a tessera la tela della politica tra la gente e non limitarsi a fare da spalla al governo?
 

Il PD deve fare il PD. Dev'essere il partito del cambiamento, della modernità, delle riforme, dell'Europa unita, ma non con gli slogan, deve farlo con un imperativo che è l'impegno della sinistra al governo: redistribuire. Redistribuire opportunità, risorse, ricchezza. Mai come in questa fase storica il capitalismo ha bisogno di riforme di sinistra, mai come in questo periodo storico il capitalismo globale e digitale concentra ricchezze e serve una visione sociale moderna, mai come in questo momento serve un PD che rappresenti tutta la sinistra italiana, democratica, liberal, socialista. Se il PD ammicca ai principi della destra, governa con le destre e non solo per fare le riforme, alla fine finisce in mezzo al guado e perde la sua ragion d'essere. Dopo il referendum non ha più senso rinviare il congresso. E sarà il prossimo congresso a dirci quale PD e quale leader condurranno l'Italia in queste sfide epocali. 

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