Palazzi & potere
Le parole chiave del Mattinale
Ape (anticipo pensionistico) – Pur di provare a vincere il referendum, il governo le sta provando tutte. Così ha tirato fuori dal cilindro l’ennesima illusione imbrogliona. L’esecutivo ha fatto credere agli italiani di aver trovato la formula magica per consentire a coloro ai quali mancano fino a tre anni dall’età per la pensione di vecchiaia di uscire anticipatamente dal mondo del lavoro senza rimetterci nulla. Ma di altro non si tratta se non di un normalissimo prestito che le banche fanno ai pensionati che vogliono andare in pensione anticipata per coprire il periodo di non lavoro fino a quando scatta il diritto alla pensione. Da quel momento in poi tutto deve essere restituito, in venti anni, e ovviamente con interessi. Ne deriva una decurtazione dell’assegno pensionistico totale di importo pari a quanto ricevuto negli anni precedenti a titolo di anticipo/prestito, spalmata su venti anni. Un imbroglio.
#referendum – Ricordiamo all'ambasciatore americano Phillips l'art. 1 della nostra Costituzione: la sovranità appartiene al popolo...italiano.
Ultimi in classifica – Se prendiamo l'ultimo Economic Outlook della Commissione europea (Spring 2016), con riferimento all'anno 2015 (ultimo disponibile) l'Italia colleziona pesantissimi record negativo: quanto alla crescita del Pil, siamo terzultimi. Peggio di noi solo Finlandia e Grecia. E cresciamo meno della metà della media dell'eurozona (Italia 0,8%, eurozona 1,7%). In termini di tasso di disoccupazione, l'Italia è sopra la media dell'eurozona di un punto percentuale (11,9% Italia, 10,9% eurozona). Peggio di noi solo Grecia, Spagna, Cipro e Portogallo. In termini di produttività del lavoro fanno peggio di noi solo Grecia e Estonia. E nel rapporto debito/Pil siamo secondi solo alla Grecia. Nel senso che il nostro debito è il secondo più alto dell'eurozona. E per quanto se ne sa su crescita, debito, disoccupazione, produttività del lavoro, deflazione, il 2016 non potrà altro che peggiorare il posizionamento dell'Italia. C'è poco da essere fieri.
Flop act – “Viviamo nella stagione del ‘diluvio dei dati’, dove i flussi di informazioni tendono a moltiplicarsi, dilatando il rischio di fare confusione. I costi per la produzione di dati diminuiscono e aumentano quelli che li rielaborano, magari con un fine particolare. Il New York Times ha scritto che oggi, se paghi, puoi trovare sempre chi pubblica il dato e la cifra che ti dà ragione”, parola dell'ex ministro del Lavoro ed ex presidente dell'Istat Enrico Giovannini. Per riportare un po' d'ordine, innanzitutto andrebbero armonizzati i tempi di pubblicazione dei dati da parte di Istat, Inps e ministero del lavoro. Ieri per esempio, Renzi esultava per i dati del secondo trimestre 2016, terminato a giugno, quando sono già disponibili i dati di luglio 2016, che vanno in direzione opposta rispetto a quelli "positivi" rilanciati dal governo. Con questi giochetti sui numeri Renzi imbroglia l'opinione pubblica. E', purtroppo, questa la cifra del fiorentino e del suo esecutivo.
Jobs act de che? – Sulla riforma del lavoro continua il balletto dei numeri. Secondo l' Istat nel secondo trimestre 2016 (aprile -giugno) l' occupazione è aumentata. Ma in una precedente rilevazione di luglio era stata già registrata una diminuzione. Aumentano i contratti a termine mentre, al netto delle trasformazioni contrattuali, cala il numero dei nuovi lavoratori a tempo indeterminato che poi a tempo indeterminato non sono perché si tratta di contratti a tutele crescenti! Con la crescita bassa e il Pil quasi immobile, l' occupazione reale non cresce. Per non parlare poi degli altri dati del ministero del Lavoro e, prima ancora dell' Inps...
Balle, balle, balle, sempre balle – Anche stavolta il duo Renzi/Padoan dopo roboanti dichiarazioni è costretto a fare marcia indietro. Il taglio dell' Irpef è rinviato al 2018. Padoan, col capo cosparso di cenere, ammette: non ci sono risorse. E salteranno anche i tagli al cuneo fiscale. Non c'è che dire. Proprio una bella presa in giro. Di chi? Degli italiani!
Se Renzi chiama, la Consulta rinvia! – Come tutti sanno l'Italia è la patria delle scuse, dei rinvii e dei pretesti; una buona scusa per fare o non fare qualcosa, per anticipare o procrastinare un provvedimento si trova sempre. Ora è la volta della consulta. Ma se la decisione di decidere in anticipo rispetto al referendum era dettata proprio dalla volontà di garantire una decisione autonoma e indipendente dell'alta corte perché ora si vorrebbe fare l'esatto contrario di quanto si era detto? A pensar male...
Italicum – Renzi dice di voler cambiare la legge elettorale da lui fortemente voluta? È segno che ha perso, segno che ha definitivamente smarrito la rotta. Adesso l’Italicum è una legge orfana. Renzi e Napolitano (che hanno imposto questo sistema di voto con violenze e con tre fiducie) non fanno alcuna autocritica e propongono modifiche opportunistiche con il solo obiettivo di rabbonire la sinistra dem e spaccare il fronte del centrodestra in previsione del voto al referendum costituzionale. Saranno respinti con perdite.
Ainis su “Repubblica” – Riforma della Costituzione e Italicum, due facce della stessa medaglia. Il costituzionalista Michele Ainis su ‘la Repubblica’ spiega perché se cade una delle due si schiantano entrambe. “Gira e rigira, queste due riforme incontrano un unico destino. Due cuori e una condanna”. Renzi avvisato…
Meli copia e incolla – Anche quest’oggi Maria Teresa Meli ci offre sul “Corriere della Sera” un imperdibile pezzo copia e incolla direttamente dai WhatsApp del fido Filippo Sensi. Roba da Pulitzer e da Scuola di giornalismo. Potrebbe scrivere un saggio: “Renzi ai collaboratori, Renzi ai suoi”. Umana vicinanza…
