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Politica
Palermo celebra Falcone, Lagalla assente. Boccia: "Difende Cuffaro-Dell'Utri"
(Fonte immagine: Imagoeconomica) 

Strage di Capaci trent'anni dopo, Boccia (Pd): "Il costo che  la Sicilia ha pagato per la cultura mafiosa è già stato altissimo" 

A meno di ventiquattro ore dalle celebrazioni avvenute a Palermo in ricordo della Strage di Capaci e dell'impegno giudiziario in chiave  anti mafiosa del magistrato Giovanni Falcone, ucciso dalla mafia il 23 maggio del 1992, non s'arresta il caos politico e mediatico sul candidato sindaco del centrodestra del capoluogo siciliano, Roberto Lagalla, scelto da Cuffaro e Dell'Utri, che ha deciso di disertare la manifestazione. 

Tra i contestatori, presenti a Palermo, spunta anche il nome di Francesco Boccia, deputato del Partito Democratico e responsabile regioni e enti locali della segreteria nazionale. “Le migliaia di persone che sono scese in piazza a Palermo e nel resto d’Italia per commemorare i 30 anni dalla Strage di Capaci rappresentano l’Italia migliore, quella che non si è mai rassegnata e che continua ogni giorno a dire no alla mafia. Questa piazza piena di ragazzi, di palermitani orgogliosi, di cittadini liberi qui davanti l’albero di Falcone è patrimonio collettivo. Qui si viene sempre, ogni anno, in silenzio. Questa piazza non ha colore politico, ciascun rappresentante delle istituzioni dovrebbe sentirsi rappresentato da questa piazza, un inno alla legalità e alla lotta alla mafia. Una piazza che combatte la mafia e non vuole i suoi voti; anzi, li denuncia”, dichiara Boccia. 

“Noi del Partito democratico possiamo urlarlo a testa alta. Quando si è contro la mafia lo si dimostra con le azioni, non con le parole. Essere qui, oggi, è un’azione chiara. Così come il decidere di non esserci. Così come il non farsi sostenere da condannati per mafia”, sottolinea ancora Boccia

“La destra a Palermo, rimarca il deputato del Pd, rappresenta un brutto passato remoto che le nuove generazioni vogliono spazzare via. Il costo che Palermo e la Sicilia hanno pagato per la cultura mafiosa è stato altissimo a causa dei tanti che, come Lagalla, dicevano una cosa e poi chiedevano il sostegno a chi quel mondo lo ha legittimato”.

“Non bisogna per forza essere mafiosi per tradire Palermo e la Sicilia, specifica Boccia, chi legittima gli amici dei mafiosi, così come chi si fa sostenere dai condannati per mafia, sta tradendo l’idea di una Sicilia libera dalla mafia. Ma l’entusiasmo dei giovani e la voglia di futuro sono più forti della miseria di chi non ha il coraggio di prendere le distanze da quel mondo”.

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