Politica
Prodi, e l'insostenibile leggerezza del sonno

di Massimo Puricelli
In questa settimana nel mare magnum dei programmi televisivi di approfondimento riguardanti le stragi di Parigi dello scorso 13 novembre mi suscitava meraviglia e sorpresa l'assenza tra gli ospiti di Romano Prodi. Un' assenza colmata ieri sera dal programma di Rai Tre, lo speciale di Ballarò condotto da Massimo Giannini. In studio a dibattere, e celebrare sette giorni dopo gli attentati, il deputato PD Chaouky, l'onorevole della Lega Nord di origine marocchina Souad Sbai, il giornalista e conduttore Gianni Riotta,la giornalista e attrice maliana Balkissa Maiga oltre i vari collegamenti con i vari inviati nelle città principali del Mondo (New-York, Parigi, ecc.). Ecco dopo un'ora e 20 di programma poco prima delle 23 comparire in collegamento da Bologna l'ex presidente del Consiglio, ex presidente della Commissione Europea, "ex" di numerose altre istituzioni nazionali e internazionali e attualmente presidente del gruppo di lavoro Onu Unione Africana per le missioni di peacekeeping nel continente nero, il Professor Romano Prodi.
Ossequiato dall'adorante conduttore in preda ad un completo stato d'estasi (sembrava che fosse genuflesso sopra una panca di qualche chiesa in atto a recitare il Sacro Rosario della sera), come d'incanto, mi è parso di vivere un "flash back" di oltre 35 anni. Periodo metà/fine anni 70, quando ero un fanciullo che frequentavo le scuole elementari in un periodo caratterizzato dal terrore di un terrorismo di altro genere, quello di stampo politico, con le stragi e gli attentati di matrice nera (i NAR) e di matrice rossa (le Brigate Rosse e gli altri gruppi come Prima Linea, i NAP ,ecc.). I cosiddetti "anni di piombo" che fecero vacillare la nostra Democrazia, la nostra Repubblica.
Potrà sembrare strano, ma in quegli anni, nonostante la giovane età, la politica parlamentare e extraparlamentare, la cronaca degli eventi, i dibattiti che si sviluppavano sui mass-media di allora (le poche trasmissioni televisive o radiofoniche dei due canali di Stato) o gli editoriali dei maggiori quotidiani che si trovavano in edicola, facevano parte integrante delle mie ore di lezione scolastiche. La nostra insegnate, la maestra (c'era la Maestra, con la M maiuscola; una sola insegnante che istruiva i bambini, dalla matematica alla grammatica, dalla scienza al disegno, era il dominus della classe; i "suoi alunni" erano come sue progenie, tanto che, spesso veniva quasi parificata alle figure genitoriali. Uniche eccezioni al suo "insegnamento omnicomprensivo" la lezione di ginnastica e l'ora di religione), giovane donna, attivista politica, sessantottina, femminista convinta, fervida comunista (comunista di quegli anni , dura e pura) organizzava ore e ore di dibattiti sugli avvenimenti di cronaca e di politica, sciorinando le sue idee e le sue ideologie che suscitavano in alcuni di noi approvazione o contrasto a seconda di quale fede politica fosse la famiglia di appartenenza, in altri solo una noia mortale che veniva "uccisa" giocando con le figurine o altri trastulli nascosti nella cartella (no gli zainetti non esistevano ancora non erano ancora "cool").
Una "progressista" ante-litteram non credente (oggi si definirebbe agnostica) che nutriva una intolleranza viscerale per tutto quanto era ecclesiastico, tanto che i 45 muniti che doveva "cedere" al parroco per l' ora di religione, le provocavano espressioni di vero acredine che suscitavano in noi alunni un senso di smarrimento. Anche lei , però come il tanti suoi colleghi di "fazione politica", nel mezzo del cammino della vita (forse riflettendo sulla mortalità di noi poveri esseri umani) è stata "folgorata" sulla "via di Damasco" e abbracciò la fede cattolica diventando una fedele praticante, ossequiosa e servente quelle istituzioni clericali che prima considerava come un nemico da combattere. E in quel lontano periodo, quarantanni fa sugli schermi del televisore in bianco e nero dotato di un telecomando a onde radio (emetteva uno stridulo suono ogni volta che si pigiava qualche tasto), ricordo che appariva molto spesso un uomo con sembianze fisiche non facilmente dimenticabili; un uomo rubicondo, con un volto rotondo su cui si stagliavano un grosso paio di occhiali con una vistosa montatura nera, i suoi atteggiamenti, la cantilena della sua voce non passavano inosservati tanto che chiesi a mio padre chi fosse: mi rispose dicendomi che era Romano Prodi ministro dell'industria. Certamente, come tutti sanno, la carriera politica e para politica (presidente IRI per oltre un decennio) di Prodi non terminò in quegli anni, ma continua tuttora sebbene con incarichi meno "appariscenti e di prestigio" , anche se ogni volta che si svolge l'elezione per la Presidenza della Repubblica il suo nome viene "candidato" da vecchi e nuovi suoi sostenitori.
E' un "evergreen", un personaggio che non sfiorisce mai, che è sempre "buono" per ogni incarico, per dare un' opinione, per illustrarci la sua "infallibile" capacità nell' analizzare e risolvere ogni sorta di problema nazionale o internazionale. In ordine cronologico, ecco su cosa si basa la sua competenza. L'allora ministro dell'industria, erigendosi sulle sue conosce scientifiche e universitarie, decise di partecipare alla famosa seduta spiritica con cui si "chiedeva" alle anime dei defunti dove fosse situato covo delle BR in cui veniva tenuto prigioniero il presidente della DC Aldo Moro, e convinto dei "risultati paranormali" informò le autorità (peccato che nei luoghi indicati non stava trascorrendo gli ultimi giorni di vita lo statista democristiano). Fu sotto la sua Presidenza che l'IRI, la più grossa azienda italiana a partecipazione pubblica, vide la dismissione tramite una serie di vendite dei vari rami (meglio definirle svendite -tra tutte l'Alfa Romeo) aziendali con le prime privatizzazioni che di "privato" avevano ben poco. Presidente del Consiglio per due mandati fu uno dei più importanti fautori dell'entrata nell'Euro dell' Italia.
Cosa comportò quella scelta al popolo italiano lo vediamo ancora oggi ed è superfluo fare commenti perchè sarebbero solo turpiloqui. Da Presidente della Commissione Europea non si hanno atti degni di nota, eccetto il tentativo di introdurre la Costituzione Europea, miseramente bocciata dai referendum di Francia e Paesi Bassi (a noi italiani non ci fu chiesto di esprimerci ma quando si tratta di Europa noi siamo solo dei sudditi senza alcun potere democratico) . Secondo mandato come Presidente del Consiglio a metà anni 2000, si ricorda il suo esecutivo per il maggior numero di ministri, vice ministri e sottosegretari (102) di tutta la storia repubblicana, ma nonostante queste "regalie" di cadreghe durò solo un anno e mezzo. Ora, come suddetto, è presidente dei "pacificatori" in capo all'ONU in Africa e tutti sappiamo che il continente nero è un'oasi di pace !!! Una competenza e una capacità enormi, diranno i suoi sostenitori, ma visti i risultati oggettivi mi sorge un dubbio: o Prodi porta sfortuna (Napoleone sceglieva i suoi generali solo se portatori di buona sorte), oppure la sua presunta capacità e competenza sono solo apparenza scaturita dai rapporti politici che le varie fazioni costruite nel corso di mezzo secolo. Non so.
Un pregio, tuttavia, il Professore di Bologna lo possiede. Ha la capacità di provocare una sonnolenza rasentante la narcolessia a chi lo ascolta. Ieri sera dopo solo 5 minuti di intervista sono caduto nelle braccia di "Morfeo" e ridestandomi dopo qualche minuto rivedendo la sua faccia pacioccona, il suoi movimenti lenti e ipnotici, le mani che gesticolavano come quelle di un prete anziano e logorroico durante una prolissa omelia che viene ascoltata solo dal sagrestano, ho deciso di cambiare canale prima che fossi preda di un deliquio mortale.
