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Processo plusvalenze: venerdì la sentenza, ma la Juve gioca in contropiede
Andrea Agnelli
Presidente della Juventus

Ecco cosa rischiano squadre e dirigenti a processo

Sarà una Pasqua di passione per i tifosi della Juventus e in generale per gli amanti del calcio. Già venerdì è atteso il verdetto sulle plusvalenze, ennesimo caso che rischia di minare la credibilità dello sport più amato in Italia e nel mondo, ma in gravissima crisi di identità. Sul banco degli imputati ci sono ben undici squadre tra serie A (c'è la Juve, ma anche il Napoli), serie B e Lega Pro e 61 dirigenti, tra cui Andrea Agnelli e Fabio Paratici. Si tratta – è bene chiarirlo – di un processo sportivo presso il Tribunale Federale Nazionale della Federazione Italiana Gioco Calcio e quindi i tempi sono più snelli rispetto alla giustizia ordinaria.  Il verdetto potrebbe arrivare, appunto, venerdì, con il giudizio di appello tra un mese e la possibilità che l’emersione di nuovi documenti cambi radicalmente il quadro. A quanto si mormora in ambienti federali, la Procura sarebbe intenzionata a punire duramente dirigenti e club, ma senza incidere sulle posizioni consolidate in classifica. Questo per via della mancata lealtà che, nell’ipotesi accusatoria, configurerebbe una violazione dell’articolo 4 delle norme federali.

Quanto vale un calciatore? E' questo il nodo del processo

In pratica, la “mancata lealtà” sarebbe ravvisabile nei trucchi contabili che avrebbero consentito di realizzare plusvalenze fasulle, quindi falsando la concorrenza con le altre società che, al contrario, si attenevano ai corretti principi di bilancio. La Juve però contesta questa ricostruzione da parte dell’accusa ed è intenzionata a dare battaglia nell’udienza di giovedì 14 aprile, che sarà dedicata ai criteri di valutazione dei calciatori. Il nodo è tutto lì, perché secondo la Procura numerosi atleti sarebbero stati ipervalutati in maniera truffaldina, appunto per determinare plusvalenze fasulle al momento dei loro trasferimenti. Ma come si quantifica il valore di un calciatore? Il tema è dibattuto da anni e i bianconeri, che saranno ascoltati da remoto in collegamento video, intendono contestare i parametri adottati dagli inquirenti. Un esempio molto esplicativo è quello dello spagnolo Pablo Moreno, ceduto dalla Juve al Manchester City per 10 milioni (mentre Felix Correia prendeva la strada inversa più o meno per la stessa cifra). Eppure Moreno per la Procura valeva solo due milioni: chi ha ragione? La risposta a questa domanda segnerà la sorte non solo della Juventus, ma di tutte le squadre coinvolte in questa vicenda e, in chiave futura, dell'intero calcio italiano: fare chiarezza sul punto metterebbe fine a una fase di scandali che dura da più di vent'anni, con i primi trasferimenti contestati per sospetto maquillage contabile.

Continua il periodo nero della Juve: Agnelli out?

Età, ruolo, presenze e curriculum dei trasferimenti sono i criteri adottati dagli inquirenti, in pratica gli stessi dei più popolari siti specializzati, ma la Juve proverà a contestarli, sostenendo che non siano applicabili in toto a chiunque, specialmente alle giovani promesse. Se un ragazzino con una manciata di presenze viene considerato il nuovo Lionel Messi, qual è il limite al suo prezzo, se non la legge della domanda e dell’offerta? Inoltre, la Juve si giocherà anche la carta della Covisoc (la Commissione di Vigilanza della Figc) che ha avallato i trasferimenti. Anche se i bianconeri non rischiano penalizzazioni in classifica, c’è in gioco l’immagine della società e quella del suo presidente, reduce da un periodo veramente difficile tra i risultati sul campo delle ultime due stagioni, il caso-Suarez e il flop (per ora) dell’operazione Superlega. Una squalifica per queste ragioni potrebbe accelerare quel processo di cambiamento che, secondo i rumors, viene auspicato anche dall’interno della famiglia, con John Elkann che segue gli sviluppi stando alla finestra, ma con grande attenzione.

 

 

 

 


 

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