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Economia
Rcs, vacilla la tattica di Sergio Erede. E ora si apre la partita di New York

Sergio Erede, il grande stratega delle operazioni finanziarie più importanti, potrebbe aver perso il tocco magico

Il grande sconfitto della querelle tra Rcs e Blackstone è Sergio Erede, l’avvocato più famoso d’Italia e per decenni infallibile stratega di mille operazioni societarie. Lo stimato professionista, nato a Firenze il 14 agosto 1940, ha improntato la linea di Urbano Cairo su due filoni: il primo è che Blackstone ha condotto la trattativa per l’acquisizione del palazzo di Via Solferino con modalità “usuraia”. Il che non è stato per ora confermato dal Tribunale di Milano ma che, soprattutto, ha contribuito ad alienare le simpatie del fondo americano nei confronti di Erede. Il cui nome era circolato come regista dell’operazione con cui Edizione e la stessa Blackstone avrebbero dovuto rilevare Atlantia ma che, proprio da New York, è stato rispedito al mittente. Il motivo è semplice: Steve Schwarzman, gran capo del fondo che gestisce asset per oltre 41 miliardi di dollari, è ebreo. E dare dell’usuraio a un ebreo significa muovergli forse l’offesa più infamante, visto che fu proprio sulla scorta di questa credenza che in passato vennero perpetrate le persecuzioni.

Non solo. C'è un altro grattacapo non di poco conto. Urbano Cairo ha scelto di non accantonare neanche un euro nel bilancio di Rcs per la possibile soccombenza nella causa intentata da Blackstone contro la Rizzoli. Una scelta che ora potrebbe rivelarsi affrettata. La vicenda è nota: il fondo americano chiede a Rcs 300 milioni di euro e altrettanti a Urbano Cairo per la fallita cessione del palazzo di Via Solferino ad Allianz per circa 250 milioni di euro. Al momento della vendita, infatti, Blackstone riuscì a spuntare, nel 2013, un prezzo di 120 milioni, secondo i periti almeno 33 milioni inferiore ai parametri di mercato dell’epoca. Tra l’altro, Rcs rimane in quella sede pagando un affitto di circa 10 milioni all’anno.

Non fu usura: e ora che succede a New York

Erede sostenne nella sua strategia difensiva che fu un fenomeno di “usura”, poiché Blackstone si sarebbe approfittata dello stato di necessità di Rcs. La quale era prostrata dopo la fallimentare acquisizione di Recoletos in Spagna e per una gestione che aveva portato a oltre 70 milioni il rosso. Dunque, quando Cairo completò la sua scalata alla Rizzoli per prima cosa andò a spulciare i conti e si accorse che qualcosa non tornava. 

Qui però la vicenda si complica. È acclarato che la valutazione data dell’immobile sia stata inferiore ai reali valori di mercato e che Blackstone abbia strappato una migliore condizione proprio per le difficoltà di Rcs. Ma l’automatismo portato avanti dai legali di Cairo per cui si sia trattato di usura non è stato accettato dalla Corte. Ricordiamo, inoltre, che la definizione di un eventuale risarcimento non avverrà a Milano, ma a New York dove la corte competente dovrà decidere come fare. Le premesse però non invitano a un eccesso di ottimismo.

Nel caso in cui il 25 luglio, giorno del nuovo round nella vicenda, il tribunale americano dovesse dare ragione a Blackstone, per Rcs si aprirebbero tempi piuttosto difficili. Il mancato accantonamento di una parte, almeno, del risarcimento richiesto espone l’azienda del gruppo Cairo a un potenziale pericolo. L’imprenditore alessandrino si è sempre detto convinto che non ci sarà alcuna soccombenza. Ma la speranza è che Blakcstone, dopo la vittoria a Milano, decida di rimettere in vendita l’immobile, completi una generosa plusvalenza e si concentri su altre partite, desistendo dall’adire le vie legali anche negli Stati Uniti. Il 25 luglio si saprà di più

 

 

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