Esteri
Russia, Putin è alla canna del gas. Non basta l'export verso la Cina
Mosca perde svariati miliardi per lo stop alle esportazioni verso l'Europa. Pechino non basta per tenere in piedi Putin. E Xi diversifica l'import energetico
Il gas verso la Cina non basta per salvare Putin
Vladimir Putin si guarda intorno e scopre di essere sempre più solo. Non solo la Cina ha evitato di dare il sostegno che si aspettava il capo del Cremlino sulla guerra in Ucraina, ma anche i favori sul gas non sono abbastanza per salvarlo a livello economico. Eppure con il gasdotto Power of Siberia 2 sembrava che Mosc apotesse riorientare le sue uscite energetiche dall'Europa verso oriente. C'è un problema, però. Il progetto è datato 2019 e viene tirato fuori a ogni incontro probabilmente per mostrare un allineamento che nei fatti non è "senza limiti", nonostante gli annunci.
La Russia ha proposto il percorso anni fa, ma il piano è diventato sempre più urgente, poiché Mosca guarda a Pechino per sostituire l'Europa come principale cliente di gas. I negoziati saranno comunque complessi, anche perché si prevede che la Cina non avrà bisogno di ulteriori forniture di gas fino a dopo il 2030, hanno detto gli esperti del settore. Il gasdotto proposto porterebbe il gas dalle enormi riserve della penisola di Yamal, nella Siberia occidentale - la principale fonte di approvvigionamento di gas per l'Europa - alla Cina, il primo consumatore di energia al mondo e un consumatore di gas in crescita.
L'idea ha preso slancio quando nel 2014 sono stati posati i primi tubi dell'oleodotto Power of Siberia, attualmente operativo, nella regione russa della Yakutia orientale. L'oleodotto si estenderà per 3.000 chilometri attraverso la Siberia e la provincia di Heilongjiang, nella Cina nord-orientale. Il nuovo tracciato taglierebbe la metà orientale della Mongolia, arrivando nella regione della Mongolia interna della Cina settentrionale, non lontano dai principali centri abitati come Pechino, secondo una mappa elaborata dalla russa Gazprom.
La Cina diversifica il suo import di gas per non legarsi a Mosca
Il problema è che Mosca perde circa cento miliardi l'anno di mancato export di petrolio e gas. E appunto le tempistiche per fare nuovi gasdotti verso l'Asia ci vuole diverso tempo. "Fondamentalmente non vediamo grandi possibilità che Power of Siberia 2 si concretizzi prima del 2030, poiché la Cina si è assicurata forniture sufficienti per allora", ha dichiarato nei giorni scorsi a Reuters un esperto del settore con sede a Pechino, che ha rifiutato di essere nominato a causa della politica aziendale.
Non solo. Pechino, che come sempre e come chiunque persegue i propri interessi strategici e commerciali, evita di legarsi troppo a Mosca. E così diversifica il suo approvvigionamento energetico. Il governo cinese sta infatti negoziando un nuovo gasdotto - Central Asia-China Gas Pipeline D - per approvvigionarsi di 25 miliardi di metri cubi di gas all'anno per 30 anni dal Turkmenistan attraverso il Tagikistan e il Kirghizistan.
Se mai Putin dovesse cadere la Cina non si farà trovare impreparata.