“Rubare la notte” di Romana Petri vola verso il Premio Strega
La biografia romanzata di Antoine de Saint-Exupéry nella cinquina dei finalisti
Sul perché ciò avvenne, così come sulla spiegazione della fama postuma o della caduta nell’oblio di innumerevoli opere letterarie e di altrettanti autori, ci sarebbe da scrivere un intero libro. Intanto, in Rubare la notte, edito da Mondadori e da poco rientrato nella cinquina del Premio Strega 2023, l’autrice Romana Petri tenta di riportarne alla luce la figura ben oltre quel libricino illustrato che tutti noi abbiamo letto almeno una volta. Poiché quando accadono fenomeni editoriali del genere – Il Piccolo Principe è tra i libri più letti al mondo – tutto il resto tende ad essere dimenticato, a disperdersi nell’avanzare del tempo; solo che in questo caso “tutto il resto” è una storia incredibile che vale la pena di essere ricordata, come ha spiegato la Petri in un’intervista ad Affaritaliani.it.
“Ho scritto un romanzo su Saint-Exupéry soprattutto per liberarlo da Il Piccolo Principe (storia bellissima), che dopo la sua morte lo ha praticamente fagocitato. Volevo che chi lo ricorda ormai solo per quello sapesse che da vivo era stato uno degli scrittori francesi più amati nel mondo, che le sue opere erano tradotte ovunque e che soprattutto in America era una vera e propria leggenda. E poi perché come autore l’ho amato e studiato molto. Ha creato un nuovo umanesimo e un nuovo concetto di coraggio, come disse Gide nella prefazione a Volo di notte: un coraggio che non è più né atletismo, né giovanile incoscienza, bensì un coraggio che significa portare a termine un dovere accettato e ritenuto giusto. E perché non era un individualista ma un uomo che lottava per gli uomini, per la giustizia e sempre contro la violenza della guerra che vedeva come una malattia”.
Se è vero che Antoine era un gigante – anche fisicamente parlando – che sprigionava coraggio, voglia di vivere, allegria, mille idee pronte a rincorrersi in una mente vivacissima, ci sembrerà allora strano scoprire, leggendo Rubare la notte, quanta infelicità e insoddisfazione si nascondesse nel cuore di quell’omone sempre pronto a far divertire gli altri, a combattere contro le ingiustizie, ad ammaliare le belle donne, a partire per nuove imprese. A volte, però, nelle braccia di quelle ammiratrici si rifugiava solo per ricevere sostegno, tenerezza, comprensione; dire “amore” sarebbe troppo, perché forse non amò mai davvero neppure sua moglie Consuelo, con la quale ebbe un rapporto travagliato sino alla fine dei propri giorni. Da adulto, il conte bambino continuò in realtà a rincorrere inutilmente la figura perfetta e immensamente amata della madre Marie, a cui rimase legato nonostante la distanza, le divergenze, la morte di due fratelli e un padre. La sua non fu affatto un’infanzia tranquilla e serena, eppure nei suoi ricordi lo divenne, perché – come Petri fa dire a Tonio nel libro – è “un po’ quello che succede a molti bambini. Vivono un’infanzia, ma non è mai una. Ne vivono sempre un’altra parallela che abbelliscono come vogliono e finiscono per credere in quella. Anche quando diventano grandi. Tutti vogliono ricordare un’infanzia felice”.
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