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Politica
Guerra, Mulè: "L'Italia (a richiesta) manderà altre armi all'Ucraina"
Giorgio Mulè,

Carri armati italiani a Kiev? "E' molto difficile, a parte che non abbiamo la dotazione dei tedeschi. Il tema comunque non è sul tavolo"


"Si parlerà di un nuovo decreto di aiuti all'Ucraina in modo coordinato con gli altri Paesi al momento opportuno e quando il governo di Kiev manifesterà nuove esigenze. Laddove ci sarà una nuova richiesta, l'Italia dopo essersi coordinata con la Nato invierà altri armamenti". Lo afferma ad Affaritaliani.it il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè sull'ipotesi di un nuovo decreto interministeriale per mandare altre armi all'Ucraina.

Il sottosegretario di Forza Italia, rispondendo al dibattito politico tra armi offensive e difensive, pesanti e leggere, afferma: "Tutte le armi sono offensive, poi esistono equipaggiamenti non letali come gli elmetti e i giubbotti antiproiettile che l'Italia ha già mandato. Ma le armi, per loro natura, sono tutte offensive e l'Italia continuerà a mandarle a Kiev a seconda delle richieste che riceverà e delle disponibilità che abbiamo".

Mulè di fatto poi esclude che il nostro Paese possa mandare in Ucraina carri armati, come deciso dalla Germania. "E' molto difficile, a parte che non abbiamo la dotazione dei tedeschi. Il tema comunque non è sul tavolo".

Quanto all'escalation verbale di Mosca, dove nelle televisioni russe si vedono addirittura simulazioni di attacchi nucleari su New York, il sottosegretario alla Difesa commenta: "Mostrare i muscoli fa parte della narrativa che va nelle televisioni e obbedisce alla necessità del Cremlino di apparire forte, fortissimo e invincibile agli occhi del popolo russo. Non credo e non voglio credere che questa catastrofe possa portare ad un allargamento del conflitto o perfino a una guerra mondiale, che sarebbe la fine di tutto e la fine dello stesso mondo. Penso che l'intelligenza umana vada oltre le dichiarazioni che servono alla narrativa mediatica durante un conflitto come questo".

E infine il gas, con l'ipotesi che Mosca chiuda i rubinetti come ha fatto con Polonia e Bulgaria. "Ci stiamo preparando in caso di stop al gas russo. In aprile la dipendenza dal gas russo si è dimezzata grazie agli accordi stipulati dal governo. Stiamo anche accelerando la capacità estrattiva nazionale e la svolta verso le energie rinnovabili. Non solo, è giunto il momento di guardare senza pregiudizi al nucleare pulito", conclude Mulè.

 

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