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Politica
Giustizia, Renzi difende Lotti e Ferri: "Il CSM interessa a tutti i politici"

"Chi dice che la politica deve rimanere fuori dalle designazioni del CSM vi prende in giro"

Nel suo nuovo libro "Il mostro", Matteo Renzi spiega perché si considera vittima di un gigantesco attacco alla sua reputazione, anche sotto forma di inchieste giudiziarie. Per corroborare le sue tesi, cita un passaggio di "Lobby e logge", di Luca Palamara e Alessandro Sallusti, nel quale l'ex membro del Csm afferma: "Le dico che io in vita mia ne ho viste tante e non mi scandalizzo, né formalizzo davanti a quasi nulla. Ma a una sparatoria come quella sul caso Renzi, glielo giuro, non ho mai assistito. Una sparatoria mai vista!".

Di suo, Renzi aggiunge: “Diciamolo una volta per tutte: la consigliatura CSM che va dal 2018 al 2022 è stata in assoluto la più scandalosa della storia repubblicana. Quando nel 2019 si prova a decapitare due correnti lo si fa con un’inchiesta imbarazzante il cui simbolo è un trojan, vale a dire uno strumento di intercettazione pervasivo perché costante e onnipresente. Aver cercato di dire che il solo Luca Lotti, tra i politici, parlasse coi magistrati è una barzelletta che non fa ridere. Posso fare un elenco di almeno venti nomi di politici di primo piano, attualmente in vista, che hanno cercato di mettere il naso, senza riuscirvi, nella partita CSM 2018”. 

Non è solamente un classico “così fan tutti”, ma una rivendicazione della legittimità di quel genere di operazioni: “Vi sono nelle mosse di molti deputati e senatori gli appetiti per la prossima designazione del nuovo CSM 2022. Chi vi dice che la politica deve restare fuori vi prende in giro. La Costituzione prevede che la politica sia decisiva nella scelta del CSM. E da che Roma è Roma le decisioni si prendono spesso – per me troppo spesso – nelle tavole di commensali dove – parlando di magistratura – giudici e politici dialogano su tutto, da sempre. Questa idea che uno solo fosse il manigoldo che metteva il naso nelle vicende politiche non sta in piedi. E ancora più grave è il tentativo di far passare Luca Palamara e Cosimo Ferri come i soli responsabili di un sistema, che io giudico sbagliato e che volevo cambiare, ma che va avanti da anni: il sistema delle correnti”.

A questo punto, Renzi tira in ballo anche i suoi nemici storici del M5S e gli ambienti a loro vicini: “All’hotel Champagne, luogo degli incontri tra Palamara, Ferri, Lotti e tanti altri, andavano personaggi di ogni colore politico. Non vi stupirà sapere che all’hotel Champagne si era recato anche il professore amico di Conte e indicato dai Cinque Stelle tra i laici del CSM che ambiva al ruolo di vicepresidente CSM e che pertanto – dopo un’autorevole raccomandazione giornalistica – si recava in processione da Cosimo Ferri nelle sale dello Champagne. Ironia della sorte, sarà proprio lui a presiedere il disciplinare contro Ferri. Ah, se il trojan lo avessero messo a quelli delle altre correnti o ai collaboratori dell’allora ministro Bonafede, la storia del CSM sarebbe andata diversamente".

"E del resto quando i magistrati di Brescia chiedono all’ex procuratore di Milano Greco e al procuratore generale della Cassazione Salvi se gentilmente possono consegnare i telefonini per verificare alcuni tabulati del passato – è il gennaio del 2022 – entrambi rispondono all’unisono che purtroppo hanno smarrito i cellulari e dunque non hanno più la memoria telefonica. Dunque il procuratore generale della Cassazione può sostenere credibilmente (si fa per dire) di aver smarrito il telefono, gli amici di Renzi se lo vedono sequestrato per mesi. La differenza è che il trojan lo mettono solo a Palamara, senza alcuna ragione di urgenza, non con l’obiettivo di cristallizzare una presunta corruzione risalente ad anni prima ma con il desiderio di far saltare la candidatura alla procura di Roma di Marcello Viola che Palamara, Ferri e altri sostenevano più o meno apertamente”.

 

 

 

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