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Ucraina, consulenti del lavoro: “500.000 posti a rischio”

Secondo la stima di Susini Group, se il conflitto non termina in breve tempo anche l'Italia ne patirà le conseguenze

Guerra Russia-Ucraina, a rischio 500.000 posti di lavoro

“Il tessuto economico italiano, se il conflitto non termina in breve tempo, patirà le conseguenze dell'aggressione di Putin con circa 500.000 persone a rischio posti di lavoro”, è la drammatica stima di Susini Group, studio di Firenze leader nella Consulenza del lavoro.

Sandro Susini, consulente del lavoro e fondatore del gruppo fiorentino, dichiara a proposito: “La Guerra in Ucraina avrà sicuramente ripercussioni nel mondo del lavoro. Il blocco dell'approvvigionamento delle materie prime e l'export in Russia produrranno degli effetti negativi nell'economia italiana. Secondo gli ultimi indici di riferimento, il PIL nazionale nel settore industriale sta continuando a calare, -0,3% nel mese di febbraio, e il conflitto fra Russia e Ucraina non potrà altro che accentuare tale trend. Se le ostilità continueranno, il futuro nel mondo del lavoro dovrà fare i conti con aziende in crisi, dipendenti in cassa integrazione e licenziamenti”.

Secondo Susini il rincaro di energia e petrolio e la difficoltà nell’approvvigionamento di mais, grano e componenti tecnologici mettono in difficoltà la produzione di alcuni settori economici come quello metalmeccanico, “ composto da oltre 200 mila imprese e 1,5 milioni di dipendenti (nel settore automotive sono circa 166 mila), quello della moda, formato da tantissime micro e piccole imprese con circa 370 mila addetti, quello agroalimentare, con 1 milione di aziende che impiegano in totale oltre 2 milioni di lavoratori, e quello del trasporto e logistica, che vanta circa  15 mila imprese e 250 mila unità”.

Italia, lavoro: gli effetti della guerra in Ucraina

“Il tessuto economico italiano, se il conflitto non termina in breve tempo, patirà le conseguenze dell'aggressione di Putin con circa 500.000 persone a rischio posti di lavoro. Le aziende dovranno ricorrere agli ammortizzatori sociali per attutire il colpo e, purtroppo, quelle già minate finanziariamente dalla pandemia Covid-19 saranno costrette a chiudere e a licenziare il personale. Si tratta evidentemente di uno scenario drammatico, sia sul piano economico che sociale, in buona parte dovuto a decenni di politiche energetiche improntate alla mera esternalizzazione delle fonti di approvvigionamento, fenomeno che di fatto ha reso il nostro Paese completamente dipendente dall'esterno, in particolare al verificarsi di scenari come quello attuale”.

Susini rinnova il suo appello al Governo Draghi: “In tal senso, come addetti ai lavori, consideriamo imprescindibile una tempestiva risposta da parte del Governo italiano, sia per quanto concerne un ricorso straordinario alla misura dello scostamento di bilancio, che attestiamo intorno ai 50 miliardi di euro, sia per quanto riguarda una radicale semplificazione dei sistemi di accesso all'integrazione salariale”.

“In merito a quest'ultimo aspetto, occorre sottolineare la completa inadeguatezza e ridondanza delle attuali misure di integrazione salariale previste dal nostro ordinamento, spesso frutto di una sedimentazione poco coerente di interventi straordinari che ne hanno di fatto reso alquanto farraginoso l'eventuale ricorso. In sintesi, data la situazione critica potenzialmente incombente, il cambio di passo da parte delle istituzioni del nostro Paese è l'unica opzione rimasta”, conclude Sandro Susini.

 

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