La rivincita dei cornuti
E’ capitato ad ognuno di noi: un amico o un’amica ci racconta che la sua “lei” o “lui” torna a casa tardi una sera sì e una sera no; perché in questo periodo il lavoro è tantissimo, perché il martedì sera c’è la partita di calcetto con gli amici; e poi messaggini che arrivano in piena notte, fiere durante il fine settimana, presentazioni, cene di lavoro e chi più ne ha più ne metta.
Alla fine lo sanno tutti; parenti, amici, colleghi di lavoro, i vicini di casa che li vedono entrare e uscire, persino il giornalaio e il barbiere; ma loro niente, due chili di San Daniele per occhio.
Ogni tanto fanno fatica a passare dalle porte, ma pensano che sia lo stipite ad essersi abbassato.
E mentre c’è chi fa fuoco e fiamme, lancia piatti e corre dell’avvocato, c’è anche chi, in fondo, pensa che “comunque, alla fine, torna sempre a casa”.

E allora chi ha ragione e chi ha torto?
Certo da fuori è facile reagire d’istinto: “vaffanculo e basta”, “non mi vedi più e ti rigo pure la macchina”.
Ma la vita è un po’ più complessa di un post su Facebook.
E allora perché certe persone preferiscono non vedere, raccontare a loro stesse che non esiste una verità che invece è sotto gli occhi di tutti; passare oltre.
Paura di rimanere da soli? Soprattutto a una certa età?
E’ possibile; anzi per la verità è la prima spiegazione che viene in mente, quella in qualche modo più facile, più alla portata di tutti. E non è detto che sia del tutto falsa.
Oppure per difendere il valore della famiglia; il progetto di un’intera vita che si vede vacillare sotto gli occhi e che invece si vuole salvare, che si vuole preservare costi quel che costi.
Può essere.
Per i bambini, che nonostante tutto hanno bisogno di un padre e di una madre quanto più vicini possibile; o ancora per esigenze di sopravvivenza economica o di comodo.
Sono tutte ragioni valide, e non di rado infatti la decisione finale è la somma di molte di queste considerazioni.
Ma su tutte queste motivazioni, personalmente, ne preferisco una più rara, meno facilmente comprensibile peraltro, sicuramente non del tutto condivisibile ma, se ci pensiamo un momento con lucidità e il giusto distacco, più alta, più nobile, più pura, a dispetto di qualsiasi considerazione razionale.
Non so se vi è mai capitato di parlare con una persona, una donna specialmente, che sa di aver subìto un tradimento e che sa che voi sapete, e quindi non può far finta di nulla.
Beh, messa di fronte all’evidenza, nell’istante in cui non ha più scuse da raccontare a se stessa e a voi, se la guardate bene, dritta negli occhi e cercate di andare oltre qualsiasi cosa, oltre il risentimento, oltre il dispiacere, oltre la rabbia e la vergogna che traspaiono; se siete così bravi da andare veramente oltre e guardarla dentro, quasi sempre quello che la bocca non dirà mai ma che gli occhi vi riveleranno è che l’unico vero motivo di una scelta così incomprensibile è che quella donna, o quell’uomo, dentro di loro, nel profondo, hanno deciso al di là di qualsiasi avversità, persino della loro stessa volontà, che il loro più grande amore ha ormai una e una sola direzione.
Certo lotteranno, si faranno sentire, sbraiteranno, si vendicheranno in mille modi, e forse non perdoneranno mai fino in fondo; però, dentro di loro, non metteranno mai davvero in discussione un amore talmente grande da superare qualsiasi cosa, persino il dolore del tradimento.
Perché la loro, è la scelta definitiva, quella di tutta una vita.
Io non so se sia giusto o sbagliato; non posso permettermi di giudicare. Ma non è questo il punto.
Il punto è che a volte, quando ci si trova al cospetto di tutta la potenza dell’amore, non si può fare altro che inchinarsi.
Chapeau.
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