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Politica
Fisco, da Lega e Fi parole roboanti sul no alle tasse, ma Draghi tiene duro
Antonio Tajani, Matteo Salvini e Mario Draghi

Salvini: Non voglio far cadere il governo". Sarà vero?


"Non voglio far cadere il governo, anche se su alcuni temi è deludente, e mi riferisco per esempio agli sbarchi", afferma al Corriere della Sera Matteo Salvini, all'indomani dell'incontro del Centrodestra con il premier Draghi sulla delega fiscale. Sarà vero? Leggendo le dichiarazioni del segretario della Lega parlamentari di maggioranza e opposizione sorridono e ricordano due esempi eclatanti: il primo nell'agosto del 2019, quando Salvini dichiarò di non voler far cadere il governo Conte I e il giorno dopo annunciò che il Carroccio toglieva la fiducia all'esecutivo giallo-verde.

Il secondo, più recente, a febbraio di quest'anno, quando Salvini affermò in tutte le lingue che non esisteva l'ipotesi della rielezione di Sergio Mattarella al Quirinale e poi, dopo una settimana di voti andati a vuoto, il Mattarella bis magicamente è diventata la soluzione migliore. "Sono dichiarazioni che lasciano il tempo che trovano, si vive alla giornata", spiega un senatore del Pd.

Tornando all'incontro a Palazzo Chigi con il premier, sarcastico e pungente il commento di Matteo Renzi: "Il Centrodestra e Conte hanno bisogno di fare show e teatrini. Fanno la voce dura per stare sui media, ma alla fine si risolve tutto con una conferenza stampa in cui cedono su tutto e il governo Draghi va avanti". Difficile dar torto all'ex presidente del Consiglio e leader di Italia Viva.

Fonti parlamentari raccontano ad Affaritaliani.it che ieri, prima del faccia a faccia con Draghi, Salvini e Antonio Tajani, hanno fatto il punto promettendo di dare battaglia e di difendere il sacro principio che le tasse non si aumentano. Ben diversa, stando alle cronache di Palazzo, l'esito del summit con il premier. L'unico punto sul quale è stato concretamente ottenuto un risultato è quella dei Bot e dei titoli di Stato, punto sul quale effettivamente - raccontano anche dal Pd - la delega era scritta male ed era quasi scontata una correzione.

Ma il Centrodestra di governo ha dovuto cedere sul principio che il Parlamento possa dare un parere obbligatorio sull'eventuale incremento della tassazione, niente da fare. Draghi ha detto no. E anche sulla riforma del catasto, rimandata a tavoli tecnici e a un altro incontro dopo Pasqua, di fatto viene confermato l'impianto scritto nella relazione che accompagna il Pnrr, ovvero la linea dell'Unione europea difesa a spada tratta dal Pd: in prospettiva la tassazione va spostata dal lavoro alla casa, anche attraverso la riforma del catasto (peccato che l'Italia non sia né la Germania né la Francia e che il numero di proprietari di immobili sia molto più alto rispetto a quello negli altri Paesi europei).

L'impressione è che le roboanti affermazioni di Salvini e di Tajani (ma anche di Silvio Berlusconi sabato scorso a Roma) siano, come dice Renzi, a uso campagna elettorale e per cercare di tenere buona la base interna. Almeno così pare, visto l'esito della riunione a Palazzo Chigi, sbertucciata dagli alleati di governo del Centrodestra, Pd, M5S e renziani. Fratelli d’Italia sembra al contrario tenere la posizione che fino ad oggi era comune alla Lega e al resto del Centrodestra. Se poi sia vero che Salvini non uscirà dal governo lo vedremo nelle prossime settimane. Oggi valgono queste dichiarazioni, precise e chiare, ma la storia insegna che domani è un altro giorno.

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