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Politica
Gas dall'Egitto, Palazzotto: "In gioco la nostra credibilità internazionale"
Erasmo Palazzotto

Gas, Erasmo Palazzotto (Pd): “Un accordo con l’Egitto? Non credo che qualche miliardo di metri cubi di gas possa valere in nessun caso la perdita di credibilità internazionale dell’Italia”

Va bene la strategia italiana di diversificare le fonti energetiche e di emanciparsi dal gas russo, ma la notizia di un accordo dell’Eni con l’Egitto per la fornitura dell’equivalente di tre miliardi di metri cubi all’anno sotto forma di Gnl (gas liquefatto) sta suscitando forti polemiche politiche. Con la ferita aperta del caso Regeni era necessario andare a bussare proprio alle porte del Cairo? Affaritaliani.it lo ha chiesto al deputato del Pd Erasmo Palazzotto, che ha guidato la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte del giovane ricercatore italiano. “Me lo chiedo anche io: era necessario dare questo segnale all’Egitto? La risposta è no, continuo a pensare che non si possa agire per compartimenti stagni”.

Un errore, dunque, l’accordo sul gas?
Il punto è quello che abbiamo scritto nero su bianco nella relazione finale dei lavori della Commissione e cioè la necessità che l’Italia assuma nei confronti dell’Egitto una posizione diversa da quella fin qui tenuta. Non è immaginabile ragionare su singoli dossier nei rapporti bilaterali. Dunque, fintanto che permane questo macigno nelle relazioni tra i due Paesi, queste ultime non possono essere normalizzate.

Non c’è emergenza energetica che tenga, insomma. E’ così?
La vicenda del gas è solo l’ultimo tassello. La verità è che si tende ad affrontare la questione come fosse scollegata dal caso Regeni. Io penso invece che non sia così. La chiave per definire i rapporti politici e bilateri con l’Egitto è proprio la vicenda del giovane ricercatore italiano, a maggior ragione dopo gli ultimi risvolti sul processo. Per quanto nel mezzo di una crisi energetica, infatti, non credo che qualche miliardo di metri cubi di gas possa valere in nessun caso la perdita di credibilità internazionale dell’Italia.

Non si rischia di perdere mordente anche sul fronte dello stesso processo?
Siamo di fronte all’ennesima dimostrazione di quanto sia fallimentare la strategia fin qui tenuta dai governi italiani e cioè quella di tendere a normalizzare i rapporti con l’Egitto, sperando che ciò produca dei passi avanti sul caso Regeni.

E invece?
Continuando così, legittimiamo l’idea che il Cairo si è fatto. Vale a dire che alla fine, col passare del tempo, si tenderà a rimuovere la questione Regeni dal tavolo dei rapporti con l’Italia. Al contrario, io penso che il nostro Paese debba mettere in campo tutta la forza politica e diplomatica che è in grado di esercitare, anche nel rapporto con i nostri partner europei. Non dimentichiamo, infatti, che questa vicenda riguarda pure l’Europa perché Giulio Regeni era un cittadino europeo e perché in generale la condizione di degrado dei diritti umani è una questione che ci riguarda tutti.

Come vi muoverete a questo punto?
Quello che avevamo da dire lo abbiamo detto nella nostra relazione, con la richiesta esplicita al Governo di utilizzare tutti gli strumenti, coinvolgendo anche l’Europa, per esercitare pressione sull’Egitto. La Commissione che presiedo ha ultimato il suo lavoro, altrimenti avremmo convocato il ministro degli Esteri. Una cosa è certa.

Quale?
Adesso il Governo deve spiegarci come si coniuga un accordo di questa natura con la richiesta di collaborazione negata da parte egiziana per avere giustizia per Regeni. A distanza di una settimana, infatti, prima riceviamo uno schiaffo, con il rifiuto dell’Egitto ad incontrare il nostro ministro della Giustizia Cartabia, e poi andiamo a bussare alle porte del Cairo per chiedere qualche miliardo di metri cubi di gas che, tra l’altro, non risolvono la crisi energetica. Le due cose non hanno alcun collegamento logico. Ecco perché la mia domanda è: era proprio necessario?

E che cosa risponde?
Dico di no.

Come Partito democratico, invece, cosa avete in animo di fare?
Valuteremo se chiedere un ulteriore chiarimento al Governo. Il segretario Letta ha espresso perplessità sull’accordo. E’ evidente che bisognerà aprire una riflessione. Anche in considerazione del fatto che la relazione della Commissione dovrà essere discussa dal Parlamento. Spero a questo punto nel più breve tempo possibile. La guerra in Ucraina ha inevitabilmente rallentato i tempi, ma un dibattito sulle conclusioni del nostro lavoro sarà anche un’occasione perché il Parlamento dica la sua su come impostare i rapporti con l’Egitto.

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