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Politica
Berlusconi incorona Salvini. Ed è subito rischio big bang di Forza Italia
Matteo Salvini Silvio Berlusconi 

L’investitura di Salvini da parte di Berlusconi? Montano i malumori tra le fila di FdI, Lega e della stessa Forza Italia

Non c’è ancora nessuna fede nuziale, ma il matrimonio tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini è considerato ormai cosa fatta. Almeno è questa la convinzione che prevale a Palazzo. Dopo l’investitura da parte del leader di Arcore del segretario del Carroccio, infatti, sono in molti ad esserne convinti nel centrodestra. “Era prevedibile ed è una strada obbligata – ragiona con Affari un ex azzurro -. Per Berlusconi è un modo per sgravarsi da FI e da tutti i problemi che comporta, a cominciare dalle future candidature. Un po’ come è accaduto col Milan, prendendo il Monza. Per Salvini invece è l’unico modo per tentare di recuperare quel 4-5% che lo metterebbe nelle condizioni di competere con Giorgia Meloni”.

Un ragionamento simile si fa in queste ore proprio dentro Fratelli d’Italia. Tra le fila meloniane pensano che il partito unico sia “l’unica strada che lasci al numero uno di via Bellerio qualche speranza di potersi posizionare davanti a FdI”. E a far propendere verso una simile convinzione pesa non poco l’emorragia di consensi del Carroccio, testimoniata dai sondaggi. Tirando le somme, da queste parti concludono: “La verità è che nella coalizione c’è un partito come il nostro che, senza ipocrisie, rimane coerente e che è disposto a governare unicamente col centrodestra, mentre Forza Italia e Lega preferiscono lasciarsi aperte altre porte e non escludono di governare di nuovo con Pd ed M5s”.

Che il dato sia ormai tratto o che sia solo un sasso gettato nello stagno, comunque l’asse Fi-Lega ha già generato scompiglio nelle due forze politiche. Nel Carroccio non mancano le perplessità: “Il dubbio – è lo sfogo raccolto dal nostro giornale- è legato soprattutto alla garanzia dei seggi che già  di per sè la riforma sul taglio dei parlamentari mette a rischio”. 

Non va meglio dentro FI perché una parte della formazione politica, a cominciare dai ministri azzurri, non vedrebbe affatto di buon occhio un asse del genere: la paura di rimanere schiacciati dalla Lega è tanta. Il timore maggiore è di perdere la connotazione moderata e liberale, a vantaggio di altre formazioni più o meno strutturate in Parlamento, a cominciare da Italia viva, Azione o Coraggio Italia, un’area di centro che in questa fase è in fermento. A tal proposito, un parlamentare di centrodestra dietro garanzia di anonimato non esclude “un terremoto tra le fila azzurre”. “Per gli esponenti di FI ci sono due ordini di problemi – spiega ad Affari –. Il primo riguarda il numero di candidature che inevitabilmente si ridurrebbe. Il secondo invece è più politico: chi ha sempre creduto che il partito fosse una forza moderata di centro non potrà più sostenerlo”.

E sul fronte elettorale quali risvolti potrebbero esserci? “Una cosa è certa: quell’area che sino a oggi è rimasta ferma - per fedeltà a Forza Italia, ma anche perché FI rappresentava l’area moderata -, alla luce di un simile spostamento, vedrà più in Carlo Calenda (che viaggia intorno al 5%) che in Matteo Renzi (fermo al 2%) un nuovo punto di riferimento”. Meno invece in formazioni quali Coraggio Italia, Italia al centro, Idea o Cambiamo. Il motivo? Perché da queste parti “sono troppi gli slogan intorno a uno 0,3 per cento”.

Non rimane che seguire gli sviluppi politici della sintonia tra il Cav e Salvini. E’ bene tenere a mente, però, che in passato il leader di Arcore ha sempre ‘divorato’ i suoi delfini. E’ successo con Raffaele Fitto, con Angelino Alfano, ma anche con il duo Giovanni Toti-Mara Carfagna. “Non è la stessa cosa – spiegano –. Berlusconi infatti ha fatto fuori personalità all’interno del partito perché non poteva avere in casa sua qualcuno che fosse al di sopra di lui. Difficile possa farlo, invece, in casa d’altri. Anche perché Silvio per primo trarrebbe vantaggio da un ‘matrimonio’ con la Lega”. Quello che rimane agli atti, casomai, “è un altro aspetto: con l’investitura di Salvini sono state di fatto umiliate le risorse interne. Puntare sul segretario del Carroccio, infatti, è un po’ come dire che dentro Forza Italia non c’è nessuno su cui investire”.

Roba da provocare una rivolta anche tra i più filo salviniani dentro FI? Almeno su questo, il Cavaliere ha poco da temere: “A esponenti come Licia Ronzulli, Antonio Tajani o il capogruppo Paolo Barelli - spifferano al nostro giornale - ciò che interessa è in primis salvare se stessi. E l’asse non li metterebbe comunque a rischio”.

 

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