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Economia
Visco: "Nel biennio frena la crescita, con la guerra meno due punti di Pil"
Ignazio Visco

Visco, il debito  pubblico mette a rischio  l'economia italiana 

Il debito pubblico "elevato" mette a rischio l'economia italiana ed è fonte di "forte vulnerabilità": il percorso di progressiva riduzione richiede quindi di imprimere un'accelerazione alla crescita e di proseguire con il rafforzamento dei conti pubblici: è questo il monito lanciato del governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, nelle Considerazioni finali.    

"L’elevato debito pubblico - ha osservato Visco - espone la nostra economia ad ampi rischi, inclusi quelli connessi con la volatilità dei mercati. In prospettiva, per una sua significativa riduzione saranno necessari ritmi di crescita stabilmente più elevati che in passato. Dovranno inoltre essere conseguiti adeguati avanzi al netto della spesa per interessi, anche per tenere conto dell’aumento attesodegli oneri connessi con l’invecchiamento della popolazione".   

Per il numero uno di Bankitalia, "l’aumento, nelle scorse settimane, del differenziale di rendimento tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi conferma che il debitopubblico resta un elemento di forte vulnerabilità"  poiché "ci rammenta, se mai fosse necessario, la necessità di non abbassare la guardia, mirando, nel mediotermine, a un avanzo al netto della spesa per interessi e puntando a uno stabile incremento della capacità di crescita dell’economia".

"Nonostante il deterioramento del quadro congiunturale - ha osservato Visco - secondo le più recenti valutazioni della Commissione europea il rapporto fra il debito e il Pil continuerà a scendere in Italia sia quest’anno, sia il prossimo. Nelle ultime settimane abbiamo però osservato un aumento del differenziale di rendimento tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi, che ha ripetutamente superato, per i decennali, i 200 punti base".

"Questo brusco incremento - ha proseguito il numero uno di Bankitalia - non riflette improvvisi cambiamenti nelle condizioni di fondo dell’economia: la posizione netta sull’estero è robusta, i produttori italiani competono con successo sui mercati di sbocco, è contenuto nel confronto internazionale l’indebitamento delle famiglie e delle imprese. L’incremento richiama tuttavia l’attenzione sulla fragilità strutturale rappresentata dall’alto livello del debito pubblico; conferma la necessità di proseguire senza incertezze sul sentiero di graduale rafforzamento dei conti pubblici".

Visco, l'impatto della guerra in Ucraina sulla crescita italiana

Il progressivo inasprimento delle tensioni geopolitiche ha notevolmente acuito il rialzo dei corsi dell’energia connesso con la ripresa dell’attività economica dopo la crisi sanitaria. Ne hanno risentito soprattutto le quotazioni del gas in Europa, che dallo scorso settembre si sono portate in media a circa 90 euro per megawattora, con picchi attorno ai 200 euro, da poco più di 10 nei mesi precedenti la pandemia.

L’aumento è stato molto più contenuto negli Stati Uniti, da quasi 10 a circa 20 dollari. Sebbene la Russia pesi solo il 2 per cento nel commercio mondiale, essa è tra i principali esportatori di petrolio e di gas nonché di concimi e, assieme proprio all’Ucraina, di cereali. Secondo le quotazioni di mercato, i prezzi di questi prodotti resterebbero molto elevati nel 2022, diminuendo solo di poco nei prossimi due anni. I rincari dei beni agroalimentari e le difficoltà nel loro approvvigionamento rischiano di colpire soprattutto gli strati più vulnerabili della popolazione mondiale e i paesi più dipendenti dalle loro importazioni.

Un'interruzione delle forniture del gas russo rischia di compromettere ulteriormente le prospettive di crescita dell'economia italiana e di determinare una contrazione del Pil nella media del biennio 2022-2023. E' l'avvertimento lanciato dal governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, nelle Considerazioni finali.  

"In aprile - ha spiegato Visco - valutavamo che il prolungamento del conflitto in Ucraina avrebbe potuto comportare circa due punti percentuali in meno di crescita, complessivamente, per quest’anno e il prossimo. Le stime più recenti delle maggiori organizzazioni internazionali sono simili. Non si possono però escludere sviluppi più avversi. Se la guerra dovesse sfociare in un’interruzione nelle forniture di gas dalla Russia, il prodotto potrebbe ridursi nella media del biennio".

"L’economia italiana - ha osservato ancora Visco - è, con quella tedesca, tra le più colpite dall’aumento del prezzo del gas, per la quota elevata di importazioni dalla Russia e per la rilevanza dell’industria manifatturiera, che ne fa ampio uso. In gennaio ci attendevamo che il prodotto tornasse sul livello precedente lo scoppio della pandemia intorno alla metà di quest’anno e prefiguravamo una solida espansione, superiore in media al 3 per cento, nel biennio 2022-23". Tuttavia, ha sottolineato il numero uno di Bankitalia, "la guerra ha radicalmente accentuato l’incertezza su queste prospettive. L’attività produttiva si è indebolita nel primo trimestre, risentendo anche della ripresa dei contagi; dovrebbe rafforzarsi moderatamente in quello in corso". 

Visco, la  guerra in Ucraina e il possibile rialzo dei tassi 

La Banca centrale europea può iniziare ad aumentare i tassi di interesse dall'estate ma la normalizzazione della politica monetaria dovrà avvenire in modo "graduale" e "ordinato". 

"La politica monetaria - ha osservato Visco - non può contrastare l’aumento dei corsi delle materie prime, ma deve puntare ad assicurare la stabilità dei prezzi nel medio termine. Il quadro congiunturale, cambiato profondamente in pochi mesi, rende opportuno abbandonare la politica di tassi ufficiali negativi".

Tuttavia, ha sottolineato il numero uno di Bankitalia, "data l’incertezza delle prospettive economiche il rialzo dovrà avvenire con gradualità; sarà più agevole se le pressioni per incrementi salariali connesse conla risalita dell’inflazione saranno contenute, anche grazie a misure di bilancio volte a frenare il rincaro dell’energia e sostenere il reddito delle famiglie più colpite. Le condizioni di finanziamento dell’economia resteranno comunque ampiamente favorevoli". 

Visco ha spiegato che "il quadro congiunturale è quindi sostanzialmente mutato negli ultimi mesi". "Scongiurato il rischio di deflazione, che aveva richiesto l’introduzione di misure di politica monetaria non convenzionali - ha rilevato il numero uno di Bankitalia - e superato l’impatto della pandemia sulla domanda finale, non vi sono più preclusioni all’abbandono della politica di tassi ufficiali negativi".

"Il rialzo, che il Consiglio direttivo della Bce potrà decidere di avviare nell’estate, dovrà procedere tenendo conto della incerta evoluzione delle prospettive economiche. Le condizioni di finanziamento per le famiglie e le imprese, oggi eccezionalmente accomodanti, si manterranno favorevoli; secondo le attuali quotazioni di mercato, nell’area dell’euro in termini reali i tassi di interesse a breve termine resteranno negativi ancora per diversi anni".    

Il Consiglio, ha osservato ancora Visco, "è pronto ad adeguare tutti gli strumenti per perseguire il proprio obiettivo d’inflazione di medio termine. Durante la crisi pandemica la flessibilità nel disegno e nella conduzione degli acquisti di titoli è stata cruciale per contrastare le tensioni sui mercati finanziari; essa rimane un elementochiave della nostra strategia nel caso in cui malfunzionamenti nel meccanismo di trasmissione monetaria rischino di compromettere il perseguimento della stabilità dei prezzi. Per far fronte a esigenze in rapida evoluzione - ha concluso - particolare attenzione andrà dedicata ad assicurare che il processo di normalizzazione della politica monetaria avvenga in modo ordinato e a evitare che emergano fenomeni di frammentazione dei mercati non giustificati dai fondamentali economici".

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