Pil, l'Italia scivola in negativo. Istat: nel trimestre calo dello 0,2%
Il Pil dell'Italia torna a diminuire nel primo trimestre dell'anno dopo quattro trimestri di crescita. La flessione è però inferiore rispetto alle stime del Def
Pil, il governo aveva stimato un calo del trimestre dello 0,5%
L'economia italiana frena nel primo trimestre. Il Pil, secondo la stima preliminare diffusa dall'Istat, è diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente ed è cresciuto del 5,8% in termini tendenziali. Il Pil torna quindi a diminuire nel primo trimestre dell'anno dopo quattro trimestri di crescita.
La flessione stimata dall'Istat è inferiore alla previsione del governo che nel Def aveva previsto un calo sul trimestre precedente dello 0,5% e una moderata ripresa a partire dal secondo. Il primo trimestre del 2022, ricorda l'istituto di statistica, ha avuto una giornata lavorativa in meno rispetto al trimestre precedente e una giornata lavorativa in più rispetto al primo trimestre del 2021.
La variazione congiunturale è la sintesi di un aumento del valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, di una riduzione in quello dei servizi e di una stazionarietà nell’industria. Dal lato della domanda, vi è un contributo positivo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e un apporto negativo della componente estera netta.
La "lieve" flessione dell'attività registrata dall'economia italiana nel primo trimestre del 2022, pari a -0,2%, e' la prima dopo quattro trimestri di "crescita sostenuta". Lo si evince dalle statistiche dell'Istat. Risalendo di trimestre in trimestre, l'ultimo calo congiunturale è quello degli ultimi tre mesi del 2020, chiusi a -1,6%. Tutto il 2021 è invece stato caratterizzato da trimestri in crescita: +0,3% per il primo, +2,7% per il secondo, +2,5% per il terzo e +0,7% per il quarto. L'Istat parla invece di aumento "molto sostenuto" per l'andamento del Pil tendenziale.
Mentre la variazione acquisita del Pil per il 2022 è pari a +2,2%. Lo rileva l'Istat nella stima preliminare per il primo trimestre. La crescita acquisita, che è la crescita annuale che si otterrebbe in presenza di una variazione congiunturale nulla nei restanti trimestri dell’anno, si riduce quindi rispetto alla variazione acquisita per l'anno in corso indicata a fine 2021 al +2,3%.
Inflazione, ad aprile rallenta il rialzo dei prezzi in Italia
Rallenta l'inflazione in Italia dopo nove mesi di accelerazione, pur rimanendo a un livello che non si registrava da settembre 1991: secondo le stime preliminari Istat, ad aprile l'indice Nic, al lordo dei tabacchi, aumenta dello 0,2% su base mensile e del 6,2% su base annua (da +6,5% del mese precedente).
Il rallentamento si deve prevalentemente ai prezzi dei Beni energetici (+50,9% di marzo a +42,4%) ed è imputabile sia agli Energetici regolamentati (da +94,6% a +71,4%) sia ai non regolamentati (da +36,4% a +31,7%). L'inflazione di fondo, al netto di energetici e alimentari freschi, accelera da +1,9% a +2,5% e quella al netto dei soli beni energetici da +2,5% a +2,9%. L'inflazione acquisita per il 2022 e' pari a +5,3%.
Decelerano anche i prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +3,3% a +2,4%); accelerano i prezzi dei beni alimentari lavorati (da +3,9% a +5,4%), quelli dei beni durevoli (da +1,6% a +2,2%), dei beni non durevoli (da +1,3% a +2,1%) e i prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da +1,0% a +5,1%). Su base annua rallentano i prezzi dei beni (da +9,8% a +9,2%), mentre accelerano quelli dei servizi (da +1,8% a +2,1%); si riduce il differenziale inflazionistico negativo tra questi ultimi e i prezzi dei beni (da -8 punti percentuali di marzo a -7,1).
I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona accelerano (da +5% a +6,0%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d'acquisto rallentano (da +6,5% a +5,9%). L'aumento congiunturale dell'indice generale è dovuto, per lo più, ai prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+2,8%), degli alimentari lavorati (+2%) e degli alimentari non lavorati (+0,8%), la cui crescita è in buona parte compensata dal calo dei prezzi degli Energetici regolamentanti (-8,8%) e non regolamentati (-2,5%).
Secondo le stime preliminari, l'indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) registra un aumento su base mensile dello 0,6% e del 6,6% su base annua (da +6,8% nel mese precedente), a causa della fine dei saldi di cui il Nic non tiene conto.
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